La tesi vuole approfondire la figura di Carlo Giuseppe Bolina e la sua attività di stuccatore nel Piemonte della seconda metà del Settecento. L'analisi viene condotta attraverso osservazioni stilistiche, la valutazione del ruolo degli architetti sotto cui opera e la presenza di eventuali altri stuccatori, nonché l'individuazione dei modelli figurativi di cui si è avvalso in alcuni cantieri. In particolar modo verrà approfondito il suo intervento nel castello di Racconigi per conto del principe Luigi Vittorio di Savoia Carignano. Ad apertura una serie di schede si prefigge l'obiettivo di delineare la fortuna negli studi di Bolina e stabilire quali sono le conoscenze allo stato attuale, a partire da una ricognizione delle fonti primarie coeve all'artista e della letteratura storico-artistica. Il secondo capitolo si concentra sulla figura dello stuccatore e architetto Carlo Giuseppe Bolina, attivo in Olanda nel XVIII secolo. L'approfondimento della sua figura risulta funzionale ai fini di chiarire la formazione del Carlo Giuseppe attivo in Piemonte, il quale mostra una familiarità con la tecnica dello stiacciato, spiegabile con un legame con il paese nordeuropeo, testimoniato anche a livello documentario,e dove dovette avvenire parte della sua formazione. Si prendono brevemente in considerazione anche le figure di Giacomo Bolina, attivo ad Amsterdam, e di un altro Carlo Giuseppe Bolina attivo nel nord Italia nel secondo quarto del XVIII secolo.Nel secondo capitolo si passano in rassegna i cantieri che scandiscono la carriera di Bolina in Piemonte, con particolare attenzione agli architetti e agli stuccatori con cui collabora. A partire dagli studi precedenti, si integrano nuove informazioni emerse dalla ricerca archivistica, avanzando nuove osservazioni e confronti stilistici con altre sue opere. Il capitolo terzo si concentra sul cantiere del castello di Racconigi, rinnovato dalla nuova veste progettata da Giovanni Battista Borra dal 1757. In particolare Bolina è chiamato a decorare il Salone di Ercole, dove esegue le sei statue delle Fatiche e la Sala di Diana con altrettandi tondi istoriati dedicati alla dea. Oltre che ad un vaglio della documentazione archivistica, la ricerca si è concentrata sull'individuazione dei modelli figurativi utilizzati da Bolina, rivelatisi fruttuosa per i tondi della Sala di Diana, rilevando analogie e differenze intervenute nel processo di creazione artistica. Si darà in conclusione uno sguardo alla fortuna avuta dai tondi nei decenni successiv nella decorazione di alcune ville noniliari.Il quarto e ultimo capitolo è dedicato al confronto tra Bolina e Giovanni Battista Sanbartolomeo, lo stuccatore con cui collabora più assiduamente, di cui si richiamano e si approfondiscono brevemente carriera e opere più significative. Successivamente si individuano i rispettivi repertori ornamentali, tentandi di distinguere la ripartizione dei ruoli all'interno dei cantieri in cui lavorano in équipe, riconoscendo di volta in volta chi ricopre un ruolo maggiore e le reciproche influenze, tramite l'ausilio di documenti d'archivio e l'analisi diretta delle opere eseguite dai due luganesi.

Carlo Giuseppe Bolina (1737 circa-1782). Itinerario di uno stuccatore luganese nei cantieri decorativi nel Piemonte della seconda metà del Settecento.

CIOCCHETTI, SIMONE
2023/2024

Abstract

La tesi vuole approfondire la figura di Carlo Giuseppe Bolina e la sua attività di stuccatore nel Piemonte della seconda metà del Settecento. L'analisi viene condotta attraverso osservazioni stilistiche, la valutazione del ruolo degli architetti sotto cui opera e la presenza di eventuali altri stuccatori, nonché l'individuazione dei modelli figurativi di cui si è avvalso in alcuni cantieri. In particolar modo verrà approfondito il suo intervento nel castello di Racconigi per conto del principe Luigi Vittorio di Savoia Carignano. Ad apertura una serie di schede si prefigge l'obiettivo di delineare la fortuna negli studi di Bolina e stabilire quali sono le conoscenze allo stato attuale, a partire da una ricognizione delle fonti primarie coeve all'artista e della letteratura storico-artistica. Il secondo capitolo si concentra sulla figura dello stuccatore e architetto Carlo Giuseppe Bolina, attivo in Olanda nel XVIII secolo. L'approfondimento della sua figura risulta funzionale ai fini di chiarire la formazione del Carlo Giuseppe attivo in Piemonte, il quale mostra una familiarità con la tecnica dello stiacciato, spiegabile con un legame con il paese nordeuropeo, testimoniato anche a livello documentario,e dove dovette avvenire parte della sua formazione. Si prendono brevemente in considerazione anche le figure di Giacomo Bolina, attivo ad Amsterdam, e di un altro Carlo Giuseppe Bolina attivo nel nord Italia nel secondo quarto del XVIII secolo.Nel secondo capitolo si passano in rassegna i cantieri che scandiscono la carriera di Bolina in Piemonte, con particolare attenzione agli architetti e agli stuccatori con cui collabora. A partire dagli studi precedenti, si integrano nuove informazioni emerse dalla ricerca archivistica, avanzando nuove osservazioni e confronti stilistici con altre sue opere. Il capitolo terzo si concentra sul cantiere del castello di Racconigi, rinnovato dalla nuova veste progettata da Giovanni Battista Borra dal 1757. In particolare Bolina è chiamato a decorare il Salone di Ercole, dove esegue le sei statue delle Fatiche e la Sala di Diana con altrettandi tondi istoriati dedicati alla dea. Oltre che ad un vaglio della documentazione archivistica, la ricerca si è concentrata sull'individuazione dei modelli figurativi utilizzati da Bolina, rivelatisi fruttuosa per i tondi della Sala di Diana, rilevando analogie e differenze intervenute nel processo di creazione artistica. Si darà in conclusione uno sguardo alla fortuna avuta dai tondi nei decenni successiv nella decorazione di alcune ville noniliari.Il quarto e ultimo capitolo è dedicato al confronto tra Bolina e Giovanni Battista Sanbartolomeo, lo stuccatore con cui collabora più assiduamente, di cui si richiamano e si approfondiscono brevemente carriera e opere più significative. Successivamente si individuano i rispettivi repertori ornamentali, tentandi di distinguere la ripartizione dei ruoli all'interno dei cantieri in cui lavorano in équipe, riconoscendo di volta in volta chi ricopre un ruolo maggiore e le reciproche influenze, tramite l'ausilio di documenti d'archivio e l'analisi diretta delle opere eseguite dai due luganesi.
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