The dominant discourse on sex work is trapped in a series of myths that constitute its mythology. According to this mythology, sex work would be a prerogative of deceived and coerced women: a sex worker would necessarily be a victim, a poor innocent woman forced into prostitution against her will. The purpose of the research is to deconstruct this mythology and to offer alternative narratives. The research took place in Kolkata, specifically in Sonagachi, the largest red-light area of India and the protagonists are female, brothel-based sex workers. In India, sex work is legal, but illegal are many of the activities required to practice it. The research aims at exploring the misunderstandings generated by this ambivalent condition and at constructing a critique of nationalism and of the feminist abolitionist movement. Firstly, attention has been paid to legislation and judicial productions, and the critical aspects of these have been highlighted. Then, a trajectory of Indian nationalism has been traced to show how, from its relation with colonialism, it has influenced law and contributed to shape the conception of women in Indian society. Likewise, it has been considered how abolitionist feminist rhetoric nurtures the stigma and the marginalisation of sex workers. The heart of this study is the field research and the encounter with some sex workers of Sonagachi, through which I attempted to demonstrate how sex work can be an ordinary work and the result of conscious choices and processes. The research tried to highlight the wounds inflicted by a politics devoted to the ideologies of neoliberalism, steeped in the nationalism that has been decisive in the establishment of a specific notion of womanhood, of which sex workers embody the antithesis. The sex workers protagonists of this research have agency and practice daily resistance through their choices and collectivisation. Their demands – the end of stigma, decriminalization and redistribution – do not take the form of a celebration of sex work per se. On the contrary, they are the result of awareness and reflection, of the will to assert the right to exist, according to sex workers' needs and desires.
Il discorso dominante sul sex work è intrappolato in una serie di miti che ne costituiscono la sua mitologia. Secondo questa mitologia, il lavoro sessuale sarebbe una prerogativa di donne ingannate e costrette nell’industria sessuale. Dunque, una sex worker sarebbe necessariamente una vittima, una povera donna innocente costretta a prostituirsi contro la sua volontà. L’obiettivo della ricerca è decostruire questa mitologia e proporre narrazioni alternative. La ricerca si è svolta a Kolkata, precisamente a Sonagachi, il più grande quartiere a luci rosse dell’India. Le protagoniste sono donne sex workers, che praticano la professione nei bordelli. In India, il sex work è legale, ma illegali sono molte delle attività necessarie per praticarlo. La ricerca mira ad esplorare gli equivoci generati da questa condizione ambivalente e a costruire una critica del nazionalismo e del movimento femminista abolizionista. L’attenzione è stata rivolta, innanzitutto, alla legislazione e alle produzioni giudiziali e le criticità che le caratterizzano sono state messe in luce. Si è tracciata, poi, una traiettoria del nazionalismo indiano, per mostrare come, già a partire dai suoi viluppi con il colonialismo, abbia influito sul diritto e contribuito a forgiare la concezione delle donne nella società indiana. Parimenti, è stato considerato come la retorica femminista abolizionista nutra lo stigma e l’emarginazione delle sex workers. Il cuore di questo studio è la ricerca sul campo e l’incontro con alcune sex workers di Sonagachi, mediante cui si è provato a dimostrare come il sex work possa essere un lavoro ordinario, risultato di scelte e processi consapevoli. La ricerca ha provato a rendere manifeste le ferite inflitte da una politica votata alle ideologie del neoliberismo, intrisa di quel nazionalismo che è stato decisivo per l'affermazione di una nozione di womanhood di cui le sex workers incarnano l’antitesi. Le sex workers protagoniste di questa ricerca hanno agency e praticano una resistenza quotidiana, attraverso le loro scelte e la collettivizzazione. Le loro istanze – la fine dello stigma, la decriminalizzazione e la redistribuzione – non si configurano come una celebrazione del sex work in quanto sex work. Al contrario, esse sono il risultato di consapevolezza e riflessione, della volontà di affermare il proprio diritto di esistere, secondo le proprie necessità e desideri.
Dalla mitologia alla realtà. Le sex workers di Sonagachi tra diritto, nazionalismo e resistenza
ROMEO, JOLANDA
2022/2023
Abstract
Il discorso dominante sul sex work è intrappolato in una serie di miti che ne costituiscono la sua mitologia. Secondo questa mitologia, il lavoro sessuale sarebbe una prerogativa di donne ingannate e costrette nell’industria sessuale. Dunque, una sex worker sarebbe necessariamente una vittima, una povera donna innocente costretta a prostituirsi contro la sua volontà. L’obiettivo della ricerca è decostruire questa mitologia e proporre narrazioni alternative. La ricerca si è svolta a Kolkata, precisamente a Sonagachi, il più grande quartiere a luci rosse dell’India. Le protagoniste sono donne sex workers, che praticano la professione nei bordelli. In India, il sex work è legale, ma illegali sono molte delle attività necessarie per praticarlo. La ricerca mira ad esplorare gli equivoci generati da questa condizione ambivalente e a costruire una critica del nazionalismo e del movimento femminista abolizionista. L’attenzione è stata rivolta, innanzitutto, alla legislazione e alle produzioni giudiziali e le criticità che le caratterizzano sono state messe in luce. Si è tracciata, poi, una traiettoria del nazionalismo indiano, per mostrare come, già a partire dai suoi viluppi con il colonialismo, abbia influito sul diritto e contribuito a forgiare la concezione delle donne nella società indiana. Parimenti, è stato considerato come la retorica femminista abolizionista nutra lo stigma e l’emarginazione delle sex workers. Il cuore di questo studio è la ricerca sul campo e l’incontro con alcune sex workers di Sonagachi, mediante cui si è provato a dimostrare come il sex work possa essere un lavoro ordinario, risultato di scelte e processi consapevoli. La ricerca ha provato a rendere manifeste le ferite inflitte da una politica votata alle ideologie del neoliberismo, intrisa di quel nazionalismo che è stato decisivo per l'affermazione di una nozione di womanhood di cui le sex workers incarnano l’antitesi. Le sex workers protagoniste di questa ricerca hanno agency e praticano una resistenza quotidiana, attraverso le loro scelte e la collettivizzazione. Le loro istanze – la fine dello stigma, la decriminalizzazione e la redistribuzione – non si configurano come una celebrazione del sex work in quanto sex work. Al contrario, esse sono il risultato di consapevolezza e riflessione, della volontà di affermare il proprio diritto di esistere, secondo le proprie necessità e desideri.I documenti in UNITESI sono protetti da copyright e tutti i diritti sono riservati, salvo diversa indicazione.
https://hdl.handle.net/20.500.14240/147014