Il presente elaborato si divide in due parti. Nella prima parte, viene affrontata la nascita del concetto di utopia e della sua definizione. La riflessione filosofica, la ricerca storica e l’analisi sociologica hanno studiato la complessità del fenomeno e ammesso che i suoi confini si estendono al di là del dominio letterario. Verrà presentata l'Utopia di Thomas More, che da una parte segna la nascita del romanzo utopico diventando il canone per lo sviluppo del genere, e d'altra parte inaugura un modo di pensare, il cui significato e la cui validità sono tuttora al centro di ampi dibattiti e controversie. Il lavoro, in quanto forza oggettiva base dei rapporti sociali, è riconosciuto importante perché è in grado di condizionare, insieme alle società che prevedono il diritto al lavoro, le relazioni e la qualità di vita umana. Dopo aver analizzato il mondo ideale e l'organizzazione del lavoro in Amauroto, emerge un concetto di utopia come libero gioco dell’immaginazione, che porta a una espansione/evasione dei pensieri basata sul desiderio di felicità. Al giorno d'oggi, tale percezione è stata rimpiazzata da una sensazione fatalistica che non si possa fare molto per cambiare davvero la realtà delle cose. Questo fatalismo riguardo le prospettive di cambiamento riduce sensibilmente queste stesse prospettive, e assieme al cinismo, pone un serio problema per le persone impegnate a sfidare le ingiustizie e i mali del mondo attuale. Emerge qui, un importante concetto coniato da Giovanni Mari, il lavoro della conoscenza. Secondo l'autore portare il lavoro a divenire sempre più conoscenza determina una maggiore capacità di scelta e, quindi, di creatività e libertà. Le trasformazioni del lavoro e l’approdo di quest’ultimo a quello della conoscenza determinano un tipo di rapporto col tempo disponibile diverso dal rapporto messo in atto col lavoro privo di autorealizzazione personale. La conoscenza dunque libera, abilita, e rende creativi: capaci di produrre valore in modo intelligente e autonomo. Nel seconda parte vengono presi in esame New Atlantis di Francis Bacon, L'anno 2240 di Louis-Sèbastien Mercier, e Looking backward di Edward Bellamy. Grazie all’utopia si può immaginare un nuovo modello di agire democratico, così come un differente rapporto tra persona, ruolo sociale e partecipazione attiva alla vita pubblica. Analizzare queste opere, serve a vedere come il concetto del lavoro prende forme diverse a seconda dei secoli in cui viene sviluppato. Il dibattito sociale e politico odierno, soprattutto per la complessità e le trasformazioni sociali in corso, ha estremamente bisogno di idee per uscire dai paradigmi della società industriale novecentesca.
Il lavoro in utopia
ZOGU, VJONA
2022/2023
Abstract
Il presente elaborato si divide in due parti. Nella prima parte, viene affrontata la nascita del concetto di utopia e della sua definizione. La riflessione filosofica, la ricerca storica e l’analisi sociologica hanno studiato la complessità del fenomeno e ammesso che i suoi confini si estendono al di là del dominio letterario. Verrà presentata l'Utopia di Thomas More, che da una parte segna la nascita del romanzo utopico diventando il canone per lo sviluppo del genere, e d'altra parte inaugura un modo di pensare, il cui significato e la cui validità sono tuttora al centro di ampi dibattiti e controversie. Il lavoro, in quanto forza oggettiva base dei rapporti sociali, è riconosciuto importante perché è in grado di condizionare, insieme alle società che prevedono il diritto al lavoro, le relazioni e la qualità di vita umana. Dopo aver analizzato il mondo ideale e l'organizzazione del lavoro in Amauroto, emerge un concetto di utopia come libero gioco dell’immaginazione, che porta a una espansione/evasione dei pensieri basata sul desiderio di felicità. Al giorno d'oggi, tale percezione è stata rimpiazzata da una sensazione fatalistica che non si possa fare molto per cambiare davvero la realtà delle cose. Questo fatalismo riguardo le prospettive di cambiamento riduce sensibilmente queste stesse prospettive, e assieme al cinismo, pone un serio problema per le persone impegnate a sfidare le ingiustizie e i mali del mondo attuale. Emerge qui, un importante concetto coniato da Giovanni Mari, il lavoro della conoscenza. Secondo l'autore portare il lavoro a divenire sempre più conoscenza determina una maggiore capacità di scelta e, quindi, di creatività e libertà. Le trasformazioni del lavoro e l’approdo di quest’ultimo a quello della conoscenza determinano un tipo di rapporto col tempo disponibile diverso dal rapporto messo in atto col lavoro privo di autorealizzazione personale. La conoscenza dunque libera, abilita, e rende creativi: capaci di produrre valore in modo intelligente e autonomo. Nel seconda parte vengono presi in esame New Atlantis di Francis Bacon, L'anno 2240 di Louis-Sèbastien Mercier, e Looking backward di Edward Bellamy. Grazie all’utopia si può immaginare un nuovo modello di agire democratico, così come un differente rapporto tra persona, ruolo sociale e partecipazione attiva alla vita pubblica. Analizzare queste opere, serve a vedere come il concetto del lavoro prende forme diverse a seconda dei secoli in cui viene sviluppato. Il dibattito sociale e politico odierno, soprattutto per la complessità e le trasformazioni sociali in corso, ha estremamente bisogno di idee per uscire dai paradigmi della società industriale novecentesca.I documenti in UNITESI sono protetti da copyright e tutti i diritti sono riservati, salvo diversa indicazione.
https://hdl.handle.net/20.500.14240/146990