mobili di ebanisti e intagliatori negli studi sul barocco piemontese. pratiche professionali e artisti

The aim of this research was to retrace the studies on the processing of carved wood furnishings in Piedmont between the seventeenth and eighteenth centuries to understand the different dynamics of method and classification that have shaped research on furniture since the early decades of the twentieth century and that the specific qualities of Piedmontese experiences and tastes have been gradually defined. The first chapter dealt with the technical and professional training aspects of the figures involved in woodworking, starting from the history of the minusieri University, as a fundamental organ for starting the profession of wood craftsmen and guaranteeing the quality of the products produced. . The peculiarities of the different trade categories that belonged to them, minusieri and cabinet makers have been studied in detail, distinguishing which skills were specific to each individual worker. The different methods of woodworking were highlighted in relation to the various specializations, which also included the figure of the 'wood sculptor', who instead belonged to the Academy of San Luca. In the second chapter, to decode the close relationship between the wooden decoration of the rooms and the mobile furnishings, one wondered what function the instrument of drawing had; how important was the circulation of prints and decorative repertoires elaborated in France between the seventeenth and eighteenth centuries, and whether these could have influenced the wooden artistic production in Piedmont. It was intended to underline what impact the design intervention of the court architects, Filippo Juvarra and Benedetto Alfieri, had in directing the work of the different professionals in the Royal Palace in Turin; we wanted to point out what role the models of ornaments played for the elaboration of the taste of carvers and cabinet makers; Finally, the cases in which the design contribution of the latter entered into dialogue with the architects or by presenting project proposals independently were evaluated. In the third chapter, the individual categories of profession, the carver and the cabinetmaker were studied in depth and two of the most authoritative professional figures in the development of the Piedmontese style were taken into consideration: Giovanni Luigi Bosso and Pietro Piffetti. For both, the production of the works carried out for the Royal House was analyzed, selecting a range of significant examples of their work, tracing them back to the artistic personality and the terms of the collaboration with the court architects. Regarding the boxwood, the research underlined the different working methodology adopted by the carver first employed by Juvarra and then with Alfieri. With regard to Piffetti, the very high technical quality of its artefacts was noted, which was examined by taking into consideration certain types of models created by the cabinetmaker for the Savoyard court, noting in particular the executive complexity of these works, real expressions of a complex and sophisticated work, articulated in the design of the furniture lines, in the decorative elaboration of the inlays and in the figurative contributions derived from the prints. The fourth and final chapter has returned to consider the most significant contributions to the study of Piedmont furniture in the seventeenth and eighteenth centuries, attempting to decipher and describe the classification classification criteria used by each individual author. Through this reading by categories and careful observation of the images, the stylistic characteristics of the wooden artistic production between the seventeenth and eighteenth centuries were emphasized, bringing out the specificity of Piedmontese taste, able to compete with the highest results at European level.

L'obiettivo di questa ricerca è stato quello di ripercorrere gli studi sulla lavorazione degli arredi in legno intagliato nel Piemonte tra Sei e Settecento per capire le differenti dinamiche di metodo e di classificazione che hanno improntato la ricerca sul mobile a partire dai primi decenni del Novecento e che siano state via via definite le specifiche qualità delle esperienze e del gusto piemontese. Il primo capitolo si è occupato degli aspetti tecnici e di formazione professionale delle figure coinvolte nella lavorazione del legno a partire dalla storia dell'Università dei minusieri, quale organo fondamentale per l'avviamento alla professione degli artigiani del legno e garante della qualità dei manufatti prodotti. Sono state approfondite le peculiarità delle diverse categorie di mestiere che vi afferivano, minusieri ed ebanisti, distinguendo quali competenze fossero proprie di ogni singola maestranza. Sono state messe in evidenza le differenti modalità della lavorazione del legno in relazione alle diverse specializzazioni, che includevano anche la figura dello 'scultore in legno', che afferiva invece all'Accademia di San Luca. Nel secondo capitolo, per decodificare lo stretto rapporto tra la decorazione lignea degli ambienti e gli arredi mobili, ci si è domandati quale funzione abbia avuto lo strumento del disegno; quanto sia stata importante la circolazione delle stampe e dei repertori decorativi elaborati in Francia tra Seicento e Settecento, e se questi abbiano potuto influenzare la produzione artistica lignea in Piemonte. Si è inteso sottolineare quale incidenza avesse l'intervento progettuale degli architetti di corte, Filippo Juvarra e Benedetto Alfieri, nell'indirizzare il lavoro delle differenti professionalità in Palazzo Reale a Torino; si è voluto rilevare quale ruolo abbiano rivestito i modelli d'ornato per l'elaborazione del gusto di intagliatori ed ebanisti; si sono valutati infine i casi in cui il contributo progettuale di questi ultimi sia entrato in dialogo con gli architetti o presentando proposte progettuali in autonomia. Nel terzo capitolo sono state approfondite le singole categorie di mestiere, l'intagliatore e l'ebanista e sono state prese in considerazione due tra le figure professionali più autorevoli dell'elaborazione dello stile piemontese: Giovanni Luigi Bosso e Pietro Piffetti. Per entrambi se ne è analizzata la produzione dei lavori eseguiti per la Casa Reale, selezionando una gamma di esempi significativi della loro opera, riconducendoli alla personalità artistica e ai termini della collaborazione con gli architetti di corte. Riguardo al Bosso la ricerca ha sottolineato la differente metodologia di lavoro adottata dall'intagliatore prima alle dipendenze di Juvarra e poi con Alfieri. In merito al Piffetti si è rilevata l'altissima qualità tecnica dei suoi manufatti, che è stata esaminata prendendo in considerazione determinate tipologie di modelli realizzati dall'ebanista per la corte sabauda, rilevando in particolar modo la complessità esecutiva di tali opere, vere e proprie espressioni di un lavoro complesso e sofisticato, articolato nel disegno delle linee del mobile, nell'elaborazione decorativa degli intarsi e nei contributi figurativi desunti dalle stampe. Il quarto ed ultimo capitolo è tornato a considerare i contributi più significativi allo studio del mobile del Piemonte nel Sei e Settecento, tentando di decifrare e descrivere i criteri ordinatori di classificazione utilizzati da ogni singolo autore. Mediante tale lettura per categorie e un'accurata osservazione delle immagini sono state sottolineate le caratteristiche stilistiche della produzione artistica lignea tra Seicento e Settecento, facendone emergere la specificità del gusto piemontese, in grado di competere con i risultati più alti a livello europeo.