Gli studi numismatici hanno da sempre fatto ricorso a un approccio multidisciplinare, che integrasse ricerca storica e documentaria, indagine archeologica e applicazione di metodologie scientifiche. Soprattutto a partire dalla seconda metà del XX secolo si è assistita a una sempre maggiore collaborazione tra scienze "dure" e numismatica, indirizzata a illuminare gli aspetti salienti della monetazione antica: le variazioni di titolo e peso e le rispettive cause; la determinazione e l'evoluzione degli standard monetali e il loro eventuale legame con provvedimenti fiscali e finanziari; la composizione delle leghe e i siti minerari di provenienza. Ognuno di questi temi ha tratto benefici dall'incremento di uso e precisione delle tecniche di analisi elementare (PIXE, XRF, PNAA, LA-ICP-MS etc.), le quali hanno affinato nel corso del tempo la propria affidabilità e accuratezza, smentendo in molti casi i risultati ottenuti da precedenti studiosi (tra cui l'insigne David Walker) e rinnovando completamente il quadro ricostruttivo dell'economia monetaria antica. In particolar modo, si sono evidenziate l'inefficienza e l'inadeguatezza di metodi "tradizionali" grazie a una maggiore comprensione della natura delle monete e dei fenomici fisici e chimici che ne caratterizzano la vita, sia durante l'utilizzo che al termine di esso. La monetazione romana è stata frequentemente al centro dell'attenzione dei numismatici per via della sua consistenza materiale e del suo valore economico, ideologico e politico. Anche per essa le metodologie di analisi chimica ed elementare hanno consentito di indagare e approfondire le emissioni di Roma antica, tra cui le fonti di approvvigionamento e il processo di coniazione. Il panorama delle valute battute in età imperiale, dall'introduzione di un nuovo standard e di un rapporto fisso tra aureo e denario sotto Cesare fino alla riforma di Traiano, risulta tanto complesso e variegato che sussitono tuttora teorie contrastanti sull'effettiva consapevolezza dell'autorità pubblica dei problemi e degli effetti connessi alla svalutazione e all'introduzione di nuovi nominali. Certamente, gli imperatori e gli amministratori finanziari dell'Urbe non avevano contezza dei principi economici moderni e i loro interventi di politica fiscale, monetaria e finanziaria furono volti a mantenere la stabilità del denario, al centro di un complesso sistema di nominali, e a ritirare dal circuito economico i pezzi repubblicani e della prima età augustea, il cui valore intrinseco era molto superiore a quello delle monete più recenti, in modo tale da correggere i costi di produzione e i livelli di produzione e di far fronte all'avversione dell'opinione pubblica. Si tratta di una ricostruzione inedita della storia economica di Roma, che contraddice l'immagine dominante di un impero che collassò sotto il peso del deficit fiscale e delle crisi inasprite dalle continue svalutazioni.
AL CUORE DELLA DISCIPLINA: L’APPLICAZIONE DELLE TECNICHE SCIENTIFICHE DI ANALISI ELEMENTARE ALLO STUDIO DELLE MONETE ROMANE
BAROSO, SIMONE
2022/2023
Abstract
Gli studi numismatici hanno da sempre fatto ricorso a un approccio multidisciplinare, che integrasse ricerca storica e documentaria, indagine archeologica e applicazione di metodologie scientifiche. Soprattutto a partire dalla seconda metà del XX secolo si è assistita a una sempre maggiore collaborazione tra scienze "dure" e numismatica, indirizzata a illuminare gli aspetti salienti della monetazione antica: le variazioni di titolo e peso e le rispettive cause; la determinazione e l'evoluzione degli standard monetali e il loro eventuale legame con provvedimenti fiscali e finanziari; la composizione delle leghe e i siti minerari di provenienza. Ognuno di questi temi ha tratto benefici dall'incremento di uso e precisione delle tecniche di analisi elementare (PIXE, XRF, PNAA, LA-ICP-MS etc.), le quali hanno affinato nel corso del tempo la propria affidabilità e accuratezza, smentendo in molti casi i risultati ottenuti da precedenti studiosi (tra cui l'insigne David Walker) e rinnovando completamente il quadro ricostruttivo dell'economia monetaria antica. In particolar modo, si sono evidenziate l'inefficienza e l'inadeguatezza di metodi "tradizionali" grazie a una maggiore comprensione della natura delle monete e dei fenomici fisici e chimici che ne caratterizzano la vita, sia durante l'utilizzo che al termine di esso. La monetazione romana è stata frequentemente al centro dell'attenzione dei numismatici per via della sua consistenza materiale e del suo valore economico, ideologico e politico. Anche per essa le metodologie di analisi chimica ed elementare hanno consentito di indagare e approfondire le emissioni di Roma antica, tra cui le fonti di approvvigionamento e il processo di coniazione. Il panorama delle valute battute in età imperiale, dall'introduzione di un nuovo standard e di un rapporto fisso tra aureo e denario sotto Cesare fino alla riforma di Traiano, risulta tanto complesso e variegato che sussitono tuttora teorie contrastanti sull'effettiva consapevolezza dell'autorità pubblica dei problemi e degli effetti connessi alla svalutazione e all'introduzione di nuovi nominali. Certamente, gli imperatori e gli amministratori finanziari dell'Urbe non avevano contezza dei principi economici moderni e i loro interventi di politica fiscale, monetaria e finanziaria furono volti a mantenere la stabilità del denario, al centro di un complesso sistema di nominali, e a ritirare dal circuito economico i pezzi repubblicani e della prima età augustea, il cui valore intrinseco era molto superiore a quello delle monete più recenti, in modo tale da correggere i costi di produzione e i livelli di produzione e di far fronte all'avversione dell'opinione pubblica. Si tratta di una ricostruzione inedita della storia economica di Roma, che contraddice l'immagine dominante di un impero che collassò sotto il peso del deficit fiscale e delle crisi inasprite dalle continue svalutazioni.File | Dimensione | Formato | |
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