The San Berillo neighborhood of Catania, represents an emblematic application of the misgovernment (or ungovernability) of Sicily and its municipalities. Formed in the eighteenth century within the historic center of Catania, following the 1693 earthquake that struck the Val di Noto, it developed quickly and became a densely populated area, consisting of numerous buildings, factories, businesses and crafts, in which the bourgeois class coexisted with the poorer class. The district extended outside the sixteenth-century walls, following the typical logic of slums, and became, for the "official" city, a red light suburb, populated mainly by the less affluent social classes and by immigrants from the rural areas of the Sicily. It stretched, and stretches in the part that was not "gutted," east of the city's most central street, Via Etnea, and north of the street that, along with it, intersects the Piazza dei Quattro Canti, Via di Sangiuliano, toward the area where the central station was built. The connection between these two parts of the city determined the thoughts of the city elites who, starting in the early twentieth century, aimed at the gutting of the neighborhood and the subsequent construction of a major road axis, between Stesicoro Square, a large area where the Roman amphitheater was unearthed in the eighteenth century, to the west of the city, and the railway infrastructure. The first idea was that of 1913 and consisted of a radical demolition plan, followed by a second in 1927 and a third in 1932 consisting of several projects, which were included in the Municipal Master Plan of 1934. The operation got a decisive boost with Regional Law No. 13 of June 25, 1954, "concerning the approval of the redevelopment plan for the S. Berillo district of Catania," and with the visit to the city of Prime Minister Mario Scelba. Work on the demolition of the neighborhood began in 1957, after a long inertia that had begun ten years earlier, and was never fully completed. The road axis that was supposed to connect the railway station with the city's central streets, today's Corso Sicilia, was truncated in its half by the construction of a building that created a detour to the route, while the gutting and demolition of buildings, created numerous urban voids in the built-up area and consequent numerous legal disputes between the city administration and the old property owners. The inhabitants of San Berillo were "deported" to a new neighborhood, Lower Nesima, which was specially built and could accommodate about 50.000 people. The period between 1946 and 1959 was characterized, both in the politics of Sicily and in the politics of Italy as a whole, by the phase of political centrism and this condition was consolidated, over the years, with the trend of political and regional voting in Sicily, which from 1946 to 1992 determined the hegemony of a Catholic party called Democrazia Cristiana (DC). Among the major sources of urban income, and of speculation, linked to misgovernment, were all aspects concerning land use and urban redevelopment policies, which in the case of Catania saw in the urban reorganization intervention of San Berillo, the concrete application of the idea of government of the new Christian Democrat leadership, which with that design and with the political immobility it initiated in 1964, modified the future and the characteristics of the Etna city.
Il quartiere San Berillo di Catania, rappresenta l’applicazione emblematica del mal governo (o ingovernabilità) della Sicilia e delle sue municipalità. Formatosi nel settecento all’interno del centro storico di Catania, in seguito al terremoto del 1693 che colpì la Val di Noto, si sviluppò velocemente e diventò un’area molto popolata, costituita da numerosi edifici, opifici, attività commerciali e artigianali, in cui la classe borghese conviveva con quella più povera. Il rione si estese al di fuori delle mura cinquecentesche, seguendo le logiche tipiche degli slum, e ne divenne, per la città “ufficiale”, un sobborgo a luci rosse, popolato soprattutto dalle classi sociali meno abbienti e dagli immigrati provenienti dalle zone rurali della Sicilia. Si estendeva, e si estende nella parte non “sventrata”, a est della via più centrale della città, via Etnea, e a nord della strada che, insieme a questa, incrocia la piazza dei Quattro Canti, via di Sangiuliano, verso l’area in cui fu costruita la stazione centrale. Il collegamento tra queste due parti di città determinò i pensieri delle élite cittadine che, a partire da inizio Novecento, mirarono allo sventramento del quartiere e alla successiva realizzazione di un asse viario importante, tra la piazza Stesicoro, un’ampia area in cui fu portato alla luce nel XVIII secolo l’anfiteatro romano, a ovest della città, e l’infrastruttura ferroviaria. La prima idea fu quella del 1913 e consisteva in un piano di demolizione radicale, seguita da una seconda nel 1927 e da una terza del 1932 composta da più progetti, ricompresi nel Piano Regolatore Comunale del 1934. L’operazione ebbe una spinta decisiva con la Legge regionale n. 13 del 25 giugno 1954, “concernente l’approvazione del piano di risanamento del rione S. Berillo di Catania” e con la visita in città del Presidente del Consiglio Mario Scelba. I lavori di abbattimento del quartiere ebbero inizio nel 1957, dopo una lunga inerzia cominciata dieci anni prima, e non furono mai terminati completamente. L’asse stradale che avrebbe dovuto collegare la stazione ferroviaria con le vie centrali della città, l’attuale corso Sicilia, fu troncato nella sua metà, mediante la costruzione di un palazzo che creò una deviazione al percorso, mentre lo sventramento e le demolizioni degli edifici, crearono numerosi vuoti urbani nell’abitato e conseguenti numerose controversie giudiziarie tra l’amministrazione comunale e i vecchi proprietari degli immobili. Gli abitanti di San Berillo furono “deportati” in un nuovo quartiere, Nesima inferiore, appositamente costruito e in grado di ospitare circa 50 000 persone. Il periodo compreso tra il 1946 e il 1959 fu caratterizzato, sia nella politica della Sicilia sia in quella di tutta l’Italia, dalla fase del centrismo politico e questa condizione si consolidò, negli anni, con l'andamento del voto politico e regionale in Sicilia, che dal 1946 al 1992 determinò l'egemonia di un partito cattolico denominato Democrazia Cristiana (DC). Tra le maggiori fonti di rendita urbana, e di speculazione, legate al malgoverno, vi furono tutti gli aspetti riguardanti le politiche del territorio e del riassetto urbanistico, che nel caso di Catania videro nell’intervento di riassetto urbanistico di San Berillo, l’applicazione concreta dell’idea di governo della nuova leadership democristiana, che con tale disegno e con l’immobilismo politico che avviò nel 1964, modificò il futuro e i tratti della città etnea.
San Berillo, il quartiere centrale di Catania sventrato e non riorganizzato: politiche passate, scenari presenti e potenzialità.
NICOLOSI, VINCENZO
2022/2023
Abstract
Il quartiere San Berillo di Catania, rappresenta l’applicazione emblematica del mal governo (o ingovernabilità) della Sicilia e delle sue municipalità. Formatosi nel settecento all’interno del centro storico di Catania, in seguito al terremoto del 1693 che colpì la Val di Noto, si sviluppò velocemente e diventò un’area molto popolata, costituita da numerosi edifici, opifici, attività commerciali e artigianali, in cui la classe borghese conviveva con quella più povera. Il rione si estese al di fuori delle mura cinquecentesche, seguendo le logiche tipiche degli slum, e ne divenne, per la città “ufficiale”, un sobborgo a luci rosse, popolato soprattutto dalle classi sociali meno abbienti e dagli immigrati provenienti dalle zone rurali della Sicilia. Si estendeva, e si estende nella parte non “sventrata”, a est della via più centrale della città, via Etnea, e a nord della strada che, insieme a questa, incrocia la piazza dei Quattro Canti, via di Sangiuliano, verso l’area in cui fu costruita la stazione centrale. Il collegamento tra queste due parti di città determinò i pensieri delle élite cittadine che, a partire da inizio Novecento, mirarono allo sventramento del quartiere e alla successiva realizzazione di un asse viario importante, tra la piazza Stesicoro, un’ampia area in cui fu portato alla luce nel XVIII secolo l’anfiteatro romano, a ovest della città, e l’infrastruttura ferroviaria. La prima idea fu quella del 1913 e consisteva in un piano di demolizione radicale, seguita da una seconda nel 1927 e da una terza del 1932 composta da più progetti, ricompresi nel Piano Regolatore Comunale del 1934. L’operazione ebbe una spinta decisiva con la Legge regionale n. 13 del 25 giugno 1954, “concernente l’approvazione del piano di risanamento del rione S. Berillo di Catania” e con la visita in città del Presidente del Consiglio Mario Scelba. I lavori di abbattimento del quartiere ebbero inizio nel 1957, dopo una lunga inerzia cominciata dieci anni prima, e non furono mai terminati completamente. L’asse stradale che avrebbe dovuto collegare la stazione ferroviaria con le vie centrali della città, l’attuale corso Sicilia, fu troncato nella sua metà, mediante la costruzione di un palazzo che creò una deviazione al percorso, mentre lo sventramento e le demolizioni degli edifici, crearono numerosi vuoti urbani nell’abitato e conseguenti numerose controversie giudiziarie tra l’amministrazione comunale e i vecchi proprietari degli immobili. Gli abitanti di San Berillo furono “deportati” in un nuovo quartiere, Nesima inferiore, appositamente costruito e in grado di ospitare circa 50 000 persone. Il periodo compreso tra il 1946 e il 1959 fu caratterizzato, sia nella politica della Sicilia sia in quella di tutta l’Italia, dalla fase del centrismo politico e questa condizione si consolidò, negli anni, con l'andamento del voto politico e regionale in Sicilia, che dal 1946 al 1992 determinò l'egemonia di un partito cattolico denominato Democrazia Cristiana (DC). Tra le maggiori fonti di rendita urbana, e di speculazione, legate al malgoverno, vi furono tutti gli aspetti riguardanti le politiche del territorio e del riassetto urbanistico, che nel caso di Catania videro nell’intervento di riassetto urbanistico di San Berillo, l’applicazione concreta dell’idea di governo della nuova leadership democristiana, che con tale disegno e con l’immobilismo politico che avviò nel 1964, modificò il futuro e i tratti della città etnea.File | Dimensione | Formato | |
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https://hdl.handle.net/20.500.14240/146794