La mia tesi analizza il gioco di finzione, l'imitazione e l'apprendimento da parte dei bambini attraverso un protocollo sperimentale studiato appositamente per valutare tali capacità. Il progetto si ispira alla teoria dell'apprendimento culturale di Tomasello (1995) secondo cui gli esseri umani sono predisposti biologicamente ad entrare in contatto con i propri simili. Secondo Tomasello, nessun altro essere vivente oltre agli esseri umani è in grado di capire le intenzioni degli altri. Elementi precursori di tale comprensione sembrano essere la capacità di imitazione e di attenzione condivisa, che permette di stabilire un contatto con l'altro. I nostri antenati più prossimi, le scimmie pur essendo molto abili nell'interagire con i conspecifici e con gli esseri umani, non sono capaci di sintonizzarsi sugli stati mentali degli altri. Una cosa molto simile è stata osservata nei soggetti affetti da autismo. Sembra che alle scimmie e ai bambini autistici manchi la motivazione a condividere anche gli stati mentali più semplici con gli altri e tutto ciò, ostacola il loro ingresso nel mondo culturale. Nel nostro caso, per valutare se i deficit manifestati dai bambini autistici nella condivisione e nella comprensione di stati mentali, fossero specifici, il protocollo sperimentale qui utilizzato, è stato proposto a tre diversi gruppi: bambini normodotati, bambini con sindrome di Down e bambini con autismo dai 3 ai 6 anni di età. Per costruire il protocollo ci siamo ispirati ai lavori di Meltzoff (1995) sull'imitazione di gesti incompiuti da parte di adulti e ai lavori del già citato Tomasello. Durante la somministrazione del test i bambini venivano videofilmati per osservare al meglio il loro comportamento e l'interazione con lo sperimentatore. E'stato anche osservato gioco di finzione e come i bambini fossero capaci, una volta interrotta l'interazione da parte dello sperimentatore, di richiamare la sua attenzione attraverso attività di tipo cooperativo. La mia tesi si è occupata di valutare le abilità ludiche e la condivisione in bambini con Sindrome di Down di età prescolare (3-6 anni) reclutati in uno studio privato e nelle varie associazioni presenti in Torino. Purtroppo a differenza della altre due popolazioni prese in esame, il mio campione è limitato in quanto, pur rassicurando i genitori sulla questione della privacy, non ho ricevuto molti consensi. L'ipotesi iniziale del lavoro è che, i bambini con sviluppo normale non presentassero nessun problema nell'esecuzione dei compiti presentati dal protocollo sperimentale. I bambini con sindrome di Down sono stati invece appaiati per età cronologica con i bambini autistici, per valutare nelle due popolazioni in questione, se il ritardo mentale potesse provocare deficit nell'ambito della condivisione e della comprensione degli stati mentali degli altri. Si pensava che i bambini con sindrome di Down non presentassero particolari problemi nell'esecuzione dei giochi proposti dal protocollo. Rispetto al gruppo di bambini autistici (ad alto funzionamento cognitivo) invece, si supponeva che avrebbero avuto notevoli problemi nello svolgimento del test, soprattutto in alcuni compiti tra cui, il gioco di finzione.
IL GIOCO DI FINZIONE E LA CONDIVISIONE NEI BAMBINI DI ETA' PRESCOLARE CON SINDROME DI DOWN E AUTISMO
MAGNIFICO, DANIELA
2008/2009
Abstract
La mia tesi analizza il gioco di finzione, l'imitazione e l'apprendimento da parte dei bambini attraverso un protocollo sperimentale studiato appositamente per valutare tali capacità. Il progetto si ispira alla teoria dell'apprendimento culturale di Tomasello (1995) secondo cui gli esseri umani sono predisposti biologicamente ad entrare in contatto con i propri simili. Secondo Tomasello, nessun altro essere vivente oltre agli esseri umani è in grado di capire le intenzioni degli altri. Elementi precursori di tale comprensione sembrano essere la capacità di imitazione e di attenzione condivisa, che permette di stabilire un contatto con l'altro. I nostri antenati più prossimi, le scimmie pur essendo molto abili nell'interagire con i conspecifici e con gli esseri umani, non sono capaci di sintonizzarsi sugli stati mentali degli altri. Una cosa molto simile è stata osservata nei soggetti affetti da autismo. Sembra che alle scimmie e ai bambini autistici manchi la motivazione a condividere anche gli stati mentali più semplici con gli altri e tutto ciò, ostacola il loro ingresso nel mondo culturale. Nel nostro caso, per valutare se i deficit manifestati dai bambini autistici nella condivisione e nella comprensione di stati mentali, fossero specifici, il protocollo sperimentale qui utilizzato, è stato proposto a tre diversi gruppi: bambini normodotati, bambini con sindrome di Down e bambini con autismo dai 3 ai 6 anni di età. Per costruire il protocollo ci siamo ispirati ai lavori di Meltzoff (1995) sull'imitazione di gesti incompiuti da parte di adulti e ai lavori del già citato Tomasello. Durante la somministrazione del test i bambini venivano videofilmati per osservare al meglio il loro comportamento e l'interazione con lo sperimentatore. E'stato anche osservato gioco di finzione e come i bambini fossero capaci, una volta interrotta l'interazione da parte dello sperimentatore, di richiamare la sua attenzione attraverso attività di tipo cooperativo. La mia tesi si è occupata di valutare le abilità ludiche e la condivisione in bambini con Sindrome di Down di età prescolare (3-6 anni) reclutati in uno studio privato e nelle varie associazioni presenti in Torino. Purtroppo a differenza della altre due popolazioni prese in esame, il mio campione è limitato in quanto, pur rassicurando i genitori sulla questione della privacy, non ho ricevuto molti consensi. L'ipotesi iniziale del lavoro è che, i bambini con sviluppo normale non presentassero nessun problema nell'esecuzione dei compiti presentati dal protocollo sperimentale. I bambini con sindrome di Down sono stati invece appaiati per età cronologica con i bambini autistici, per valutare nelle due popolazioni in questione, se il ritardo mentale potesse provocare deficit nell'ambito della condivisione e della comprensione degli stati mentali degli altri. Si pensava che i bambini con sindrome di Down non presentassero particolari problemi nell'esecuzione dei giochi proposti dal protocollo. Rispetto al gruppo di bambini autistici (ad alto funzionamento cognitivo) invece, si supponeva che avrebbero avuto notevoli problemi nello svolgimento del test, soprattutto in alcuni compiti tra cui, il gioco di finzione.File | Dimensione | Formato | |
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https://hdl.handle.net/20.500.14240/14677