Questo lavoro si pone l'obbiettivo di ricercare una possibile connessione tra la vita del neonato e la vita del feto supponendo che i processi mentali dell'individuo abbiano inizio ben prima della venuta al mondo del bambino. Freud afferma che ¿tra la vita intrauterina e la prima infanzia vi è molta più continuità di quel che non ci lasci credere l'impressionante cesura dell'atto della nascita¿ (Golse, 2008, p. 225). Questo ci è sembrato un buon punto da cui partire per tentare di scoprire se questa continuità esista davvero, in quale misura e con quali caratteristiche. Abbiamo ritenuto che l'osservazione del bambino potesse essere l'inizio ideale. In particolare il metodo della Bick, che ho descritto nel primo capitolo, ci appariva come un'ottima metodologia per comprendere quali fossero lo sviluppo delle capacità mentali e relazionali di un neonato. Crediamo che conoscere quello che diventerà il feto e descrivere le caratteristiche di un metodo osservativo piuttosto efficace possano essere ritenute ragioni sufficienti per giustificare una ricerca in questo senso. Siamo poi passati ad analizzare nel secondo capitolo il feto, prima considerando le sue qualità biologiche e dopo indagando le sue funzioni mentali. Dal materiale raccolto abbiamo scoperto la complessità del sistema feto. Egli prepara tutti i suoi organi prima della nascita e in particolare sviluppa il suo cervello, che si rivela già attivo prima della nascita. Inoltre lo sviluppo fetale non è solo fisico ma è anche psichico. Autori come Mancia (1989) parlano di un nucleo protomentale. Questo significa che la costruzione di sé inizia già nell'utero sopravvivendo alla nascita per poi continuare la sua crescita nel mondo. Infine abbiamo considerato con particolare attenzione, nel terzo capitolo, gli studi svolti da Romana Negri. L'autrice applica il metodo dell'Infant Observation all'osservazione del feto e, analizzando il materiale offerto dagli esami ecografici, è arrivata a conclusioni sorprendenti. Sembra infatti che i comportamenti tenuti dal feto nel grembo materno, siano predittivi del carattere del neonato. Questo porta la Negri a concludere che il feto abbia una ¿personalità¿ che si costruisce in gran parte grazie al contesto ambientale che lo circonda, ma in una certa misura è già presente come componente innata nel futuro bambino. Concludere dicendo che Freud aveva ragione alla luce di quanto detto sembra quasi superfluo. Il nostro carattere la nostra personalità, la costruzione del nostro sé sembrano proprio affondare le radici nella vita prenatale, allontanando definitivamente quell'idea di taglio netto che solo un osservatore non attento può attribuire alla nascita.
L'osservazione del feto e la vita prenatale
CHIABERTO, SAMUELE
2008/2009
Abstract
Questo lavoro si pone l'obbiettivo di ricercare una possibile connessione tra la vita del neonato e la vita del feto supponendo che i processi mentali dell'individuo abbiano inizio ben prima della venuta al mondo del bambino. Freud afferma che ¿tra la vita intrauterina e la prima infanzia vi è molta più continuità di quel che non ci lasci credere l'impressionante cesura dell'atto della nascita¿ (Golse, 2008, p. 225). Questo ci è sembrato un buon punto da cui partire per tentare di scoprire se questa continuità esista davvero, in quale misura e con quali caratteristiche. Abbiamo ritenuto che l'osservazione del bambino potesse essere l'inizio ideale. In particolare il metodo della Bick, che ho descritto nel primo capitolo, ci appariva come un'ottima metodologia per comprendere quali fossero lo sviluppo delle capacità mentali e relazionali di un neonato. Crediamo che conoscere quello che diventerà il feto e descrivere le caratteristiche di un metodo osservativo piuttosto efficace possano essere ritenute ragioni sufficienti per giustificare una ricerca in questo senso. Siamo poi passati ad analizzare nel secondo capitolo il feto, prima considerando le sue qualità biologiche e dopo indagando le sue funzioni mentali. Dal materiale raccolto abbiamo scoperto la complessità del sistema feto. Egli prepara tutti i suoi organi prima della nascita e in particolare sviluppa il suo cervello, che si rivela già attivo prima della nascita. Inoltre lo sviluppo fetale non è solo fisico ma è anche psichico. Autori come Mancia (1989) parlano di un nucleo protomentale. Questo significa che la costruzione di sé inizia già nell'utero sopravvivendo alla nascita per poi continuare la sua crescita nel mondo. Infine abbiamo considerato con particolare attenzione, nel terzo capitolo, gli studi svolti da Romana Negri. L'autrice applica il metodo dell'Infant Observation all'osservazione del feto e, analizzando il materiale offerto dagli esami ecografici, è arrivata a conclusioni sorprendenti. Sembra infatti che i comportamenti tenuti dal feto nel grembo materno, siano predittivi del carattere del neonato. Questo porta la Negri a concludere che il feto abbia una ¿personalità¿ che si costruisce in gran parte grazie al contesto ambientale che lo circonda, ma in una certa misura è già presente come componente innata nel futuro bambino. Concludere dicendo che Freud aveva ragione alla luce di quanto detto sembra quasi superfluo. Il nostro carattere la nostra personalità, la costruzione del nostro sé sembrano proprio affondare le radici nella vita prenatale, allontanando definitivamente quell'idea di taglio netto che solo un osservatore non attento può attribuire alla nascita.File | Dimensione | Formato | |
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https://hdl.handle.net/20.500.14240/14674