Within the framework of research in Bioarchaeology, teeth are a relevant source of study to provide interpretations and reconstructions of the health status and lifestyle of past human populations. Specifically, the mineralised deposit of bacterial plaque (dental calculus), which gradually stratifies on the surface of the teeth during an individual's lifetime, constitutes a 'micro-archive' of data on human experiences and the natural and cultural environment of life. My thesis work is part of this field of research with the aim of continuing the micromorphological investigations carried out on dental tartar in ancient human artefacts, recently started at the DBIOS Archaeobiomics laboratory, with the aim of identifying micro-detritus of animal, plant and mineral origin, indicators of environment and/or lifestyle. The study was carried out on dental tartar taken from 8 adult individuals, chronologically placed between the 11th and 15th centuries and found during the archaeological excavations conducted in 2007-2009 at the Cathedral of San Lorenzo in Alba (CN). The analysis involved the application of a protocol that is currently being defined, for which there is still no standard reference procedure; for my research I relied on some literature articles and a master's thesis. For each subject, 1 to 4 dental calculus samples were taken for a total of 13 samples with an average weight of approx. 5-7 mg each. Dental calculus fragments, decontaminated and decalcified, were mounted on slides and observed under a polarised light microscope at 10x to 40x magnification, without further histological preparation. The analysis of tartar was accompanied by a second laboratory activity aimed at increasing the collection of micro-detrites from modern material of plant origin, to be used as a comparison for the identification of micro-detrites embedded in tartar. The identification was carried out by consulting databases such as ICSN, ArcheoScience Phtycore DB, PalDat. The work steps were documented with photographs and detailed descriptions of the laboratory procedures in order to create a guided tour that can be used in the future for teaching and exercise activities on this topic. As confirmed by the reference collection, the diagnostic micro-detritus useful for taxonomic recognition are above all starch granules and phytoliths: the identification of these two morphotypes in the tartar made it possible to recognise the presence of cereals and legumes, which may be associated with the diet of the individuals analysed. Although most of the morphotypes embedded in the inorganic matrix of tartar (e.g. plant fibres, pollens, minerals) do not present diagnostic characteristics, they nevertheless contain important information for lifestyle reconstruction. A finding of particular interest is the contamination in many of the samples analysed. This result led us to reflect on the need for more procedural care in certain steps of the analysis protocol. We hope to further refine this method of study by eliminating modern contaminations, improving the identification of micro-detrites through larger reference collections and integrating the range of methodologies (e.g. molecular and geochemical) to optimise the identification of micro-detrites.
Nell’ambito delle ricerche in Bioarcheologia, i denti sono una rilevante fonte di studio per fornire interpretazioni e ricostruzioni dello stato di salute e dello stile di vita delle popolazioni umane passate. In specifico, il deposito mineralizzato della placca batterica (tartaro), che gradualmente si stratifica sulla superficie dei denti durante la vita dell’individuo, costituisce un “micro-archivio” di dati sulle esperienze umane e sull’ambiente naturale e culturale di vita. Il mio lavoro di tesi si inserisce in quest’ambito di ricerca con l’obiettivo di proseguire le indagini micromorfologiche condotte sul tartaro dentale in reperti umani antichi, recentemente avviate presso il laboratorio Archaeobiomics del DBIOS, con lo scopo di identificare micro-detriti di origine animale, vegetale e minerale, indicatori di ambiente e/o stili di vita. Lo studio è stato effettuato sul tartaro dentale prelevato da 8 individui adulti, cronologicamente collocati tra l’XI e il XV secolo e rinvenuti durante gli scavi archeologici condotti nel 2007-2009 presso la Cattedrale di San Lorenzo in Alba (CN). L’analisi ha previsto l’applicazione di un protocollo attualmente in fase di definizione, per il quale non esiste ancora un procedimento standard di riferimento; per la mia ricerca mi sono basato su alcuni articoli di letteratura e su una tesi di laurea magistrale. Per ciascun soggetto sono stati prelevati da 1 a 4 campioni di tartaro per un totale di 13 campioni dal peso medio di ca. 5-7 mg ciascuno. I frammenti di tartaro, decontaminati e decalcificati, sono stati montati su vetrini e osservati al microscopio ottico a luce polarizzata con ingrandimenti da 10x a 40x, senza ulteriore preparazione istologica. All’analisi del tartaro è stata affiancata una seconda attività di laboratorio volta a incrementare la collezione di micro-detriti da materiale moderno di origine vegetale, da utilizzare come confronto per il riconoscimento dei micro-detriti inglobati nel tartaro. L’identificazione è stata effettuata consultando banche dati come ICSN, ArcheoScience Phtycore DB, PalDat. Le fasi del lavoro sono state documentate con fotografie e descrizioni dettagliate delle procedure laboratoriali al fine di realizzare un percorso guidato che possa essere utilizzato in futuro per attività didattiche ed esercitative su questo tema. Come confermato dalla collezione di riferimento, i micro-detriti diagnostici utili al riconoscimento tassonomico sono soprattutto i granuli di amido e i fitoliti: l’individuazione di questi due morfotipi nel tartaro ha permesso di riconoscere la presenza di cereali e legumi, che possono essere associati alla dieta degli individui analizzati. Nonostante la maggioranza dei morfotipi inglobati nella matrice inorganica del tartaro (es. fibre vegetali, pollini, minerali) non presentino caratteristiche diagnostiche, racchiudono comunque informazioni importanti per la ricostruzione dello stile di vita. Un dato di particolare interesse è rappresentato dalle contaminazioni in molti campioni analizzati. Questo risultato ha portato a riflettere sulla necessità di maggiore attenzione procedurale in alcune fasi del protocollo di analisi. Auspichiamo di affinare ulteriormente questo metodo di studio, eliminando le contaminazioni moderne, migliorando l’identificazione dei micro-detriti grazie a collezioni di riferimento più ampie ed integrando il ventaglio di metodologie (es. molecolari e geochimiche) per ottimizzare l’identificazione dei micro-detriti.
Studio micromorfologico del tartaro dentale su reperti umani dell'XI-XV secolo provenienti da un contesto archeologico piemontese.
GIACOSA, LUCA
2021/2022
Abstract
Nell’ambito delle ricerche in Bioarcheologia, i denti sono una rilevante fonte di studio per fornire interpretazioni e ricostruzioni dello stato di salute e dello stile di vita delle popolazioni umane passate. In specifico, il deposito mineralizzato della placca batterica (tartaro), che gradualmente si stratifica sulla superficie dei denti durante la vita dell’individuo, costituisce un “micro-archivio” di dati sulle esperienze umane e sull’ambiente naturale e culturale di vita. Il mio lavoro di tesi si inserisce in quest’ambito di ricerca con l’obiettivo di proseguire le indagini micromorfologiche condotte sul tartaro dentale in reperti umani antichi, recentemente avviate presso il laboratorio Archaeobiomics del DBIOS, con lo scopo di identificare micro-detriti di origine animale, vegetale e minerale, indicatori di ambiente e/o stili di vita. Lo studio è stato effettuato sul tartaro dentale prelevato da 8 individui adulti, cronologicamente collocati tra l’XI e il XV secolo e rinvenuti durante gli scavi archeologici condotti nel 2007-2009 presso la Cattedrale di San Lorenzo in Alba (CN). L’analisi ha previsto l’applicazione di un protocollo attualmente in fase di definizione, per il quale non esiste ancora un procedimento standard di riferimento; per la mia ricerca mi sono basato su alcuni articoli di letteratura e su una tesi di laurea magistrale. Per ciascun soggetto sono stati prelevati da 1 a 4 campioni di tartaro per un totale di 13 campioni dal peso medio di ca. 5-7 mg ciascuno. I frammenti di tartaro, decontaminati e decalcificati, sono stati montati su vetrini e osservati al microscopio ottico a luce polarizzata con ingrandimenti da 10x a 40x, senza ulteriore preparazione istologica. All’analisi del tartaro è stata affiancata una seconda attività di laboratorio volta a incrementare la collezione di micro-detriti da materiale moderno di origine vegetale, da utilizzare come confronto per il riconoscimento dei micro-detriti inglobati nel tartaro. L’identificazione è stata effettuata consultando banche dati come ICSN, ArcheoScience Phtycore DB, PalDat. Le fasi del lavoro sono state documentate con fotografie e descrizioni dettagliate delle procedure laboratoriali al fine di realizzare un percorso guidato che possa essere utilizzato in futuro per attività didattiche ed esercitative su questo tema. Come confermato dalla collezione di riferimento, i micro-detriti diagnostici utili al riconoscimento tassonomico sono soprattutto i granuli di amido e i fitoliti: l’individuazione di questi due morfotipi nel tartaro ha permesso di riconoscere la presenza di cereali e legumi, che possono essere associati alla dieta degli individui analizzati. Nonostante la maggioranza dei morfotipi inglobati nella matrice inorganica del tartaro (es. fibre vegetali, pollini, minerali) non presentino caratteristiche diagnostiche, racchiudono comunque informazioni importanti per la ricostruzione dello stile di vita. Un dato di particolare interesse è rappresentato dalle contaminazioni in molti campioni analizzati. Questo risultato ha portato a riflettere sulla necessità di maggiore attenzione procedurale in alcune fasi del protocollo di analisi. Auspichiamo di affinare ulteriormente questo metodo di studio, eliminando le contaminazioni moderne, migliorando l’identificazione dei micro-detriti grazie a collezioni di riferimento più ampie ed integrando il ventaglio di metodologie (es. molecolari e geochimiche) per ottimizzare l’identificazione dei micro-detriti.File | Dimensione | Formato | |
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