Questo lavoro si propone di seguire e analizzare le trasformazioni che hanno coinvolto la chiesa di San Domenico di Torino tra Seicento e Settecento e di avviare una schedatura degli altari e degli arredi risalenti a questi due secoli attraverso lo studio delle fonti e dei documenti che sono sopravvissuti alle dispersioni causate dal saccheggio dell’archivio a inizio XIX secolo. Lo studio ha inizio dalla panoramica offerta dalla Visita Apostolica del 1584, che testimonia l’aspetto della chiesa prima delle trasformazioni analizzate in questa tesi. Per lo studio degli arredi e degli altari sei e settecenteschi, fondamentale è stata la consultazione del Registro di padre Alberto Torre, che offre fondamentali notizie in merito alla chiesa e al convento di San Domenico dal 1260 al 1780, oltre a fornire una testimonianza diretta dello stato della chiesa e della sua decorazione a fine Settecento. Queste informazioni sono state integrate e confrontate con le descrizioni contenute nelle guide torinesi del XVIII e XIX secolo, con i documenti rinvenuti presso l’Archivio di Stato di Torino e presso l’Archivio dei Padri Domenicani di Torino e con lo studio degli elementi ancora visibili nella chiesa, sopravvissuti ai restauri di inizio Novecento. Dopo un’analisi generale, la ricerca si è concentrata sui singoli altari barocchi che ancora si ammirano nella chiesa di San Domenico. Tra questi spicca la cappella della Beata Vergine del Rosario, prezioso monumento che ospita al suo interno anche una tela di Guercino, di cui siamo in grado di seguire le trasformazioni tra Sei e Settecento grazie a una ricca documentazione; la cappella è l’esempio più chiaro e meglio conservato del fervore artistico che tra Seicento e Settecento aveva coinvolto la chiesa e i suoi altari. Particolare attenzione è stata dedicata anche all’altare maggiore, all’altare del Beato Amedeo e all’altare di San Vincenzo Ferrer, per la loro ricchezza artistica e documentaria. È proprio al restauro novecentesco di Riccardo Brayda che è stato dedicato l’ultimo capitolo in questa tesi, poiché in questa occasione molti elementi barocchi della chiesa sono andati perduti per ripristinare la struttura gotica originaria.
La chiesa di San Domenico a Torino: altari e arredi tra Seicento e Settecento. Avvio di una schedatura.
CONTA CANOVA, MARTA
2021/2022
Abstract
Questo lavoro si propone di seguire e analizzare le trasformazioni che hanno coinvolto la chiesa di San Domenico di Torino tra Seicento e Settecento e di avviare una schedatura degli altari e degli arredi risalenti a questi due secoli attraverso lo studio delle fonti e dei documenti che sono sopravvissuti alle dispersioni causate dal saccheggio dell’archivio a inizio XIX secolo. Lo studio ha inizio dalla panoramica offerta dalla Visita Apostolica del 1584, che testimonia l’aspetto della chiesa prima delle trasformazioni analizzate in questa tesi. Per lo studio degli arredi e degli altari sei e settecenteschi, fondamentale è stata la consultazione del Registro di padre Alberto Torre, che offre fondamentali notizie in merito alla chiesa e al convento di San Domenico dal 1260 al 1780, oltre a fornire una testimonianza diretta dello stato della chiesa e della sua decorazione a fine Settecento. Queste informazioni sono state integrate e confrontate con le descrizioni contenute nelle guide torinesi del XVIII e XIX secolo, con i documenti rinvenuti presso l’Archivio di Stato di Torino e presso l’Archivio dei Padri Domenicani di Torino e con lo studio degli elementi ancora visibili nella chiesa, sopravvissuti ai restauri di inizio Novecento. Dopo un’analisi generale, la ricerca si è concentrata sui singoli altari barocchi che ancora si ammirano nella chiesa di San Domenico. Tra questi spicca la cappella della Beata Vergine del Rosario, prezioso monumento che ospita al suo interno anche una tela di Guercino, di cui siamo in grado di seguire le trasformazioni tra Sei e Settecento grazie a una ricca documentazione; la cappella è l’esempio più chiaro e meglio conservato del fervore artistico che tra Seicento e Settecento aveva coinvolto la chiesa e i suoi altari. Particolare attenzione è stata dedicata anche all’altare maggiore, all’altare del Beato Amedeo e all’altare di San Vincenzo Ferrer, per la loro ricchezza artistica e documentaria. È proprio al restauro novecentesco di Riccardo Brayda che è stato dedicato l’ultimo capitolo in questa tesi, poiché in questa occasione molti elementi barocchi della chiesa sono andati perduti per ripristinare la struttura gotica originaria.File | Dimensione | Formato | |
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https://hdl.handle.net/20.500.14240/146691