Il presente elaborato intende approfondire il ruolo del servizio sociale ospedaliero nel contrasto al maltrattamento all’infanzia nel contesto familiare. Il maltrattamento all’infanzia è stato definito dal Consiglio d’Europa, già durante il IV Colloquio di Strasburgo del 1981, come quell’insieme di «atti e carenze che turbano gravemente il bambino, attentando alla sua integrità corporea e al suo sviluppo fisico, affettivo, intellettivo e morale», ma anche di situazioni e/o condizioni violente, aggressive o oppressive o, talvolta, omissive, generalmente non in forma isolata, nell’ambito di una relazione di responsabilità, fiducia o potere. Sebbene dunque non tutte le forme di maltrattamento siano violenza, la violenza può essere intesa come una forma di maltrattamento, sia fisica che psicologica. Nel 1999, la definizione di maltrattamento è stata integrata dalla World Health Organization, ricomprendendovi forme di maltrattamento fisico, di abuso sessuale, affettivo e psicologico (ivi compresa la violenza assistita), di trascuratezza o di negligenza (incuria, discuria e ipercura), di sfruttamento commerciale, che si traducono in un danno reale o potenziale alla salute, alla sopravvivenza, allo sviluppo e alla dignità del minore coinvolto. In questo lavoro intendo, in particolare, esplorare il ruolo del servizio sociale nella rilevazione degli atti sopradescritti, commessi da parte dei genitori, e nella attivazione di interventi amministrativi e/o giudiziari di tutela e di protezione della persona minore di età che ne sia coinvolta. A tal proposito, si indagano i rapporti che intercorrono tra il singolo professionista, dipendente del servizio pubblico ospedaliero, nell’espletamento delle sue funzioni da pubblico ufficiale e dei suoi obblighi istituzionali di denuncia e di referto, e gli organi giudiziari con cui si interfaccia, quali la Procura della Repubblica presso il Tribunale Ordinario, la Procura della Repubblica presso il Tribunale per i Minorenni, il Tribunale Ordinario e il Tribunale per i Minorenni. In ultimo, in ragione dell’insieme delle esperienze effettuate e delle conoscenze acquisite durante l’intero percorso universitario e, in particolar modo, del tirocinio formativo tenutosi presso l’Azienda Ospedaliero-Universitaria Città della Salute e della Scienza di Torino, si esamina la questione del bilanciamento tra le esigenze di protezione del figlio e le esigenze di protezione della donna-madre non solo in situazioni di violenza, ma anche in riferimento a condizioni di estrema fragilità quali la tossicodipendenza e la presenza di disturbi psichiatrici. Può infatti avvenire che in tali situazioni gli interessi dei due soggetti entrino tra loro in conflitto.
MALTRATTAMENTO INTRAFAMILIARE ALL’INFANZIA: DALLA RILEVAZIONE NEL CONTESTO OSPEDALIERO ALL’ATTIVAZIONE DI STRUMENTI DI PROTEZIONE
TAURINO, IRENE
2023/2024
Abstract
Il presente elaborato intende approfondire il ruolo del servizio sociale ospedaliero nel contrasto al maltrattamento all’infanzia nel contesto familiare. Il maltrattamento all’infanzia è stato definito dal Consiglio d’Europa, già durante il IV Colloquio di Strasburgo del 1981, come quell’insieme di «atti e carenze che turbano gravemente il bambino, attentando alla sua integrità corporea e al suo sviluppo fisico, affettivo, intellettivo e morale», ma anche di situazioni e/o condizioni violente, aggressive o oppressive o, talvolta, omissive, generalmente non in forma isolata, nell’ambito di una relazione di responsabilità, fiducia o potere. Sebbene dunque non tutte le forme di maltrattamento siano violenza, la violenza può essere intesa come una forma di maltrattamento, sia fisica che psicologica. Nel 1999, la definizione di maltrattamento è stata integrata dalla World Health Organization, ricomprendendovi forme di maltrattamento fisico, di abuso sessuale, affettivo e psicologico (ivi compresa la violenza assistita), di trascuratezza o di negligenza (incuria, discuria e ipercura), di sfruttamento commerciale, che si traducono in un danno reale o potenziale alla salute, alla sopravvivenza, allo sviluppo e alla dignità del minore coinvolto. In questo lavoro intendo, in particolare, esplorare il ruolo del servizio sociale nella rilevazione degli atti sopradescritti, commessi da parte dei genitori, e nella attivazione di interventi amministrativi e/o giudiziari di tutela e di protezione della persona minore di età che ne sia coinvolta. A tal proposito, si indagano i rapporti che intercorrono tra il singolo professionista, dipendente del servizio pubblico ospedaliero, nell’espletamento delle sue funzioni da pubblico ufficiale e dei suoi obblighi istituzionali di denuncia e di referto, e gli organi giudiziari con cui si interfaccia, quali la Procura della Repubblica presso il Tribunale Ordinario, la Procura della Repubblica presso il Tribunale per i Minorenni, il Tribunale Ordinario e il Tribunale per i Minorenni. In ultimo, in ragione dell’insieme delle esperienze effettuate e delle conoscenze acquisite durante l’intero percorso universitario e, in particolar modo, del tirocinio formativo tenutosi presso l’Azienda Ospedaliero-Universitaria Città della Salute e della Scienza di Torino, si esamina la questione del bilanciamento tra le esigenze di protezione del figlio e le esigenze di protezione della donna-madre non solo in situazioni di violenza, ma anche in riferimento a condizioni di estrema fragilità quali la tossicodipendenza e la presenza di disturbi psichiatrici. Può infatti avvenire che in tali situazioni gli interessi dei due soggetti entrino tra loro in conflitto.File | Dimensione | Formato | |
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