I traumi cranici lievi costituiscono un problema consistente da un punto di vista sanitario e riabilitativo, alla luce dell’elevata incidenza degli stessi, in Europa come in tutto il mondo. Infatti, il 90% dei traumi cranici sono diagnosticati come “lievi”. Nonostante questo, sono numerose le controversie relative sia alla sua definizione, sia ai criteri diagnostici utilizzati più di frequente nella pratica clinica. Questo avviene un po’ perché non si dispone di strumenti valutativi che rappresentino il “gold standard” in questo ambito, sia perché le manifestazioni cliniche possono essere molto eterogenee, anche in base al tipi di incidente che ha causato il trauma cranico, all’età del soggetto e alle sue caratteristiche personali, come età, genere, livello di istruzione, resilienza e storia di vita passata, compresi precedenti traumi cranici di uguale o diversa gravità. Al fine di fare chiarezza su questi aspetti e su quelli più specificatamente riabilitativi, la prima parte dell’elaborato è dedicata all’analisi dei sintomi più frequenti e al loro impatto sulla qualità della vita e su altri aspetti personologici, come il rientro al lavoro e la salute mentale, dei pazienti. Inoltre, verranno descritte le lesioni più frequenti, nel tentativo di ispezionarle non tanto da un punto di vista localizzazionista, limitandosi ad associare i deficit alle aree colpite, ma da quello interazionista. Infatti, il framework cui si farà riferimento è quello della connettività funzionale del cervello e, dunque, l’influenza delle lesioni della sostanza bianca sul funzionamento mentale e cognitivo globale. La stessa prospettiva olistica verrà applicata alle conoscenze ad oggi possedute in ambito riabilitativo, proponendo attività, esercizi e percorsi riabilitativi che tengano in considerazione l’individuo nella sua globalità e che superino i limiti della testistica tradizionale.

Analisi esplicativa dei traumi cranici lievi da una prospettiva interazionista

NUCERA, AURORA
2022/2023

Abstract

I traumi cranici lievi costituiscono un problema consistente da un punto di vista sanitario e riabilitativo, alla luce dell’elevata incidenza degli stessi, in Europa come in tutto il mondo. Infatti, il 90% dei traumi cranici sono diagnosticati come “lievi”. Nonostante questo, sono numerose le controversie relative sia alla sua definizione, sia ai criteri diagnostici utilizzati più di frequente nella pratica clinica. Questo avviene un po’ perché non si dispone di strumenti valutativi che rappresentino il “gold standard” in questo ambito, sia perché le manifestazioni cliniche possono essere molto eterogenee, anche in base al tipi di incidente che ha causato il trauma cranico, all’età del soggetto e alle sue caratteristiche personali, come età, genere, livello di istruzione, resilienza e storia di vita passata, compresi precedenti traumi cranici di uguale o diversa gravità. Al fine di fare chiarezza su questi aspetti e su quelli più specificatamente riabilitativi, la prima parte dell’elaborato è dedicata all’analisi dei sintomi più frequenti e al loro impatto sulla qualità della vita e su altri aspetti personologici, come il rientro al lavoro e la salute mentale, dei pazienti. Inoltre, verranno descritte le lesioni più frequenti, nel tentativo di ispezionarle non tanto da un punto di vista localizzazionista, limitandosi ad associare i deficit alle aree colpite, ma da quello interazionista. Infatti, il framework cui si farà riferimento è quello della connettività funzionale del cervello e, dunque, l’influenza delle lesioni della sostanza bianca sul funzionamento mentale e cognitivo globale. La stessa prospettiva olistica verrà applicata alle conoscenze ad oggi possedute in ambito riabilitativo, proponendo attività, esercizi e percorsi riabilitativi che tengano in considerazione l’individuo nella sua globalità e che superino i limiti della testistica tradizionale.
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