Il dibattito sull’uso di un linguaggio privo di discriminazioni affonda le sue radici nelle rivendicazioni dei movimenti femministi affermatisi nella seconda metà del XX secolo. L’argomento attorno al quale si sviluppa il presente elaborato è il progressivo riconoscimento della necessità di utilizzare un linguaggio paritario dal punto di vista del genere in grado di rispecchiare i progressi compiuti dalle donne come soggetti attivi nel mondo professionale e istituzionale. In particolare, si fa riferimento ad uno dei temi che da decenni costituisce il fulcro del dibattito che interessa la comunità scientifica e in generale l’intera società, ovvero l’uso dei nomina agentis al femminile. Il presente elaborato si pone due obiettivi: il primo è quello di comprendere l’incidenza del linguaggio, nello specifico il linguaggio usato dai media, nella promozione di un’immagine delle donne che rifletta la loro effettiva visibilità in posizioni lavorative storicamente ricoperte dagli uomini; il secondo obiettivo è quello di indagare, a livello cognitivo e linguistico, quali siano le modalità con cui la lingua influenza la percezione dei generi. Gli obiettivi prefissati sono stati raggiunti suddividendo il presente elaborato in tre parti, una prima parte di approfondimento teorico e una seconda parte di ricerca empirica. La prima parte ha voluto approfondire, dapprima ripercorrendo le azioni compiute a livello istituzionale, e, successivamente fornendo una panoramica delle iniziative attuate nell’ambito dell’informazione mediatica, il ruolo ricoperto dai media nella promozione di un’immagine equilibrata delle donne. Nella seconda parte è stato indagato il ruolo svolto dagli stereotipi e dalla categoria grammaticale del genere nella percezione e rappresentazione dei generi a livello cognitivo. La prima parte dell’elaborato ha confermato l’importanza del linguaggio utilizzato dai media nell’instillare una nuova visione della realtà in linea con i mutamenti sociali che vedono le donne protagoniste da decenni. Nella seconda parte, grazie all’analisi dei casi studio proposti, è stata confermata la forte influenza della categoria grammaticale del genere e degli stereotipi di genere nella decodifica dell’ambiguità lessicale dovuta all’uso del maschile inclusivo che porta dunque a una rappresentazione mentale spesso risolta a discapito del genere femminile nel momento in cui ci si scontra con un agentivo. In fine, nell’ultima parte, si è voluto indagare a livello pratico l’uso dei nomina agentis al femminile nel discorso giornalistico. Nello specifico, è stata condotta un’analisi linguistica su un corpus di articoli di giornale creato espressamente per la ricerca. I risultati ottenuti nell’analisi linguistica non hanno messo in luce un uso marcatamente sessista del linguaggio usato per parlare della personalità politica su cui ci si è focalizzati. Si ritiene infine che la ricerca abbia dei limiti intrinseci ed in particolare l’uso di un corpus di dimensioni limitate e la focalizzazione su un singolo caso di studio con delle caratteristiche ben specifiche. Per tale ragione si ritiene possa essere interessante per un futuro studio utilizzare, oltre che un campione più ampio di articoli di giornale, lo studio di soggetti meno noti a livello nazionale al fine poter integrare con la presente ricerca altri risultati che portino alla costruzione di una rappresentazione più completa del fenomeno.
Istituzioni, media e nomina agentis: il sessismo linguistico tra stereotipi di genere e grammatica
QEMALI, MARINELA
2022/2023
Abstract
Il dibattito sull’uso di un linguaggio privo di discriminazioni affonda le sue radici nelle rivendicazioni dei movimenti femministi affermatisi nella seconda metà del XX secolo. L’argomento attorno al quale si sviluppa il presente elaborato è il progressivo riconoscimento della necessità di utilizzare un linguaggio paritario dal punto di vista del genere in grado di rispecchiare i progressi compiuti dalle donne come soggetti attivi nel mondo professionale e istituzionale. In particolare, si fa riferimento ad uno dei temi che da decenni costituisce il fulcro del dibattito che interessa la comunità scientifica e in generale l’intera società, ovvero l’uso dei nomina agentis al femminile. Il presente elaborato si pone due obiettivi: il primo è quello di comprendere l’incidenza del linguaggio, nello specifico il linguaggio usato dai media, nella promozione di un’immagine delle donne che rifletta la loro effettiva visibilità in posizioni lavorative storicamente ricoperte dagli uomini; il secondo obiettivo è quello di indagare, a livello cognitivo e linguistico, quali siano le modalità con cui la lingua influenza la percezione dei generi. Gli obiettivi prefissati sono stati raggiunti suddividendo il presente elaborato in tre parti, una prima parte di approfondimento teorico e una seconda parte di ricerca empirica. La prima parte ha voluto approfondire, dapprima ripercorrendo le azioni compiute a livello istituzionale, e, successivamente fornendo una panoramica delle iniziative attuate nell’ambito dell’informazione mediatica, il ruolo ricoperto dai media nella promozione di un’immagine equilibrata delle donne. Nella seconda parte è stato indagato il ruolo svolto dagli stereotipi e dalla categoria grammaticale del genere nella percezione e rappresentazione dei generi a livello cognitivo. La prima parte dell’elaborato ha confermato l’importanza del linguaggio utilizzato dai media nell’instillare una nuova visione della realtà in linea con i mutamenti sociali che vedono le donne protagoniste da decenni. Nella seconda parte, grazie all’analisi dei casi studio proposti, è stata confermata la forte influenza della categoria grammaticale del genere e degli stereotipi di genere nella decodifica dell’ambiguità lessicale dovuta all’uso del maschile inclusivo che porta dunque a una rappresentazione mentale spesso risolta a discapito del genere femminile nel momento in cui ci si scontra con un agentivo. In fine, nell’ultima parte, si è voluto indagare a livello pratico l’uso dei nomina agentis al femminile nel discorso giornalistico. Nello specifico, è stata condotta un’analisi linguistica su un corpus di articoli di giornale creato espressamente per la ricerca. I risultati ottenuti nell’analisi linguistica non hanno messo in luce un uso marcatamente sessista del linguaggio usato per parlare della personalità politica su cui ci si è focalizzati. Si ritiene infine che la ricerca abbia dei limiti intrinseci ed in particolare l’uso di un corpus di dimensioni limitate e la focalizzazione su un singolo caso di studio con delle caratteristiche ben specifiche. Per tale ragione si ritiene possa essere interessante per un futuro studio utilizzare, oltre che un campione più ampio di articoli di giornale, lo studio di soggetti meno noti a livello nazionale al fine poter integrare con la presente ricerca altri risultati che portino alla costruzione di una rappresentazione più completa del fenomeno.File | Dimensione | Formato | |
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