La presente tesi ha lo scopo di presentare e approfondire il tema dei rapporti collaborativi tra il Terzo settore e le istituzioni pubbliche nelle politiche sociali. Il Terzo settore sta generando un crescente interesse grazie al suo potenziale in termini di innovazione sociale, creazione di valore per la collettività, diffusione dei principi di inclusione e riduzione delle disuguaglianze. In Italia da anni sono in corso profonde trasformazioni sociali e demografiche che influenzano il funzionamento del welfare state, a cominciare dall’invecchiamento della popolazione, da cui deriva uno sbilanciamento della spesa pubblica a favore del settore previdenziale. Rilevano, inoltre, i cambiamenti nelle strutture familiari. Questo perché la famiglia rappresenta, insieme ai settori pubblico e privato, il terzo degli attori del welfare, a cui viene tradizionalmente attribuito il ruolo di “ammortizzatore sociale”, ovvero quell’entità deputata a far fronte a quei bisogni che diversamente non troverebbero risposta, come la conciliazione degli ambiti famiglia e lavoro e la cura dei componenti più fragili. Questi elementi hanno fatto sì che nel tempo si creassero squilibri del sistema di protezione sociale in termini di ripartizione della spesa tra settori e che si accentuassero le disuguaglianze. È in questo scenario che nel 2019 si inserisce anche la pandemia Covid-19, che ha reso ancora più evidenti le fragilità del modello di welfare retto, in gran parte, sul ruolo della famiglia nell’erogazione dei servizi di cura e ha esacerbato la situazione critica in cui già si trovava il Sistema Sanitario Nazionale, a causa del progressivo sottofinanziamento. A dimostrazione del riconoscimento dell’elevato potenziale degli enti del Terzo settore nella gestione dei servizi per la collettività, vi è il Piano d’azione europeo per l’economia sociale, pubblicato dalla Commissione europea con l’obiettivo di sviluppare «quadri politici e giuridici adeguati a far prosperare l’economia sociale», potenziando gli investimenti in questo settore. Si cercherà di comprendere in che modo il modello di relazione tra settore pubblico e Terzo settore può influenzare efficacia ed efficienza degli interventi. Verranno descritte le potenzialità che il nuovo modello offre, in termini di miglioramento della qualità complessiva dei progetti e di benefici per la collettività connessi alla creazione di reti territoriali. Saranno trattate le principali perplessità connesse al passaggio da un modello all’altro, che si sommano alle difficoltà di abbandonare logiche competitive radicate. A questo proposito, si tenterà di comprendere in che modo è possibile evitare un’applicazione meramente formale dell’istituto della coprogettazione, a vantaggio di politiche sociali che siano realmente frutto di una condivisione di intenti e risorse. L’analisi sarà condotta attraverso una revisione della letteratura disponibile, seguita dalla presentazione di un caso studio relativo all’esperienza collaborativa condotta dalla Città di Torino con gli enti del Terzo settore per il ripensamento del Centro Informagiovani. In particolare, verrà analizzata l’esperienza soggettiva di uno degli Enti partecipanti: la Fondazione della Comunità di Mirafiori Onlus. Tale focus è stato possibile grazie al contributo di Elena Carli, Segretaria Generale della Fondazione, che ho avuto l’opportunità di intervistare.

Un nuovo paradigma per i rapporti tra settore pubblico e privato sociale: la co-creazione dei servizi

BARONE, IRENE
2023/2024

Abstract

La presente tesi ha lo scopo di presentare e approfondire il tema dei rapporti collaborativi tra il Terzo settore e le istituzioni pubbliche nelle politiche sociali. Il Terzo settore sta generando un crescente interesse grazie al suo potenziale in termini di innovazione sociale, creazione di valore per la collettività, diffusione dei principi di inclusione e riduzione delle disuguaglianze. In Italia da anni sono in corso profonde trasformazioni sociali e demografiche che influenzano il funzionamento del welfare state, a cominciare dall’invecchiamento della popolazione, da cui deriva uno sbilanciamento della spesa pubblica a favore del settore previdenziale. Rilevano, inoltre, i cambiamenti nelle strutture familiari. Questo perché la famiglia rappresenta, insieme ai settori pubblico e privato, il terzo degli attori del welfare, a cui viene tradizionalmente attribuito il ruolo di “ammortizzatore sociale”, ovvero quell’entità deputata a far fronte a quei bisogni che diversamente non troverebbero risposta, come la conciliazione degli ambiti famiglia e lavoro e la cura dei componenti più fragili. Questi elementi hanno fatto sì che nel tempo si creassero squilibri del sistema di protezione sociale in termini di ripartizione della spesa tra settori e che si accentuassero le disuguaglianze. È in questo scenario che nel 2019 si inserisce anche la pandemia Covid-19, che ha reso ancora più evidenti le fragilità del modello di welfare retto, in gran parte, sul ruolo della famiglia nell’erogazione dei servizi di cura e ha esacerbato la situazione critica in cui già si trovava il Sistema Sanitario Nazionale, a causa del progressivo sottofinanziamento. A dimostrazione del riconoscimento dell’elevato potenziale degli enti del Terzo settore nella gestione dei servizi per la collettività, vi è il Piano d’azione europeo per l’economia sociale, pubblicato dalla Commissione europea con l’obiettivo di sviluppare «quadri politici e giuridici adeguati a far prosperare l’economia sociale», potenziando gli investimenti in questo settore. Si cercherà di comprendere in che modo il modello di relazione tra settore pubblico e Terzo settore può influenzare efficacia ed efficienza degli interventi. Verranno descritte le potenzialità che il nuovo modello offre, in termini di miglioramento della qualità complessiva dei progetti e di benefici per la collettività connessi alla creazione di reti territoriali. Saranno trattate le principali perplessità connesse al passaggio da un modello all’altro, che si sommano alle difficoltà di abbandonare logiche competitive radicate. A questo proposito, si tenterà di comprendere in che modo è possibile evitare un’applicazione meramente formale dell’istituto della coprogettazione, a vantaggio di politiche sociali che siano realmente frutto di una condivisione di intenti e risorse. L’analisi sarà condotta attraverso una revisione della letteratura disponibile, seguita dalla presentazione di un caso studio relativo all’esperienza collaborativa condotta dalla Città di Torino con gli enti del Terzo settore per il ripensamento del Centro Informagiovani. In particolare, verrà analizzata l’esperienza soggettiva di uno degli Enti partecipanti: la Fondazione della Comunità di Mirafiori Onlus. Tale focus è stato possibile grazie al contributo di Elena Carli, Segretaria Generale della Fondazione, che ho avuto l’opportunità di intervistare.
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Utilizza questo identificativo per citare o creare un link a questo documento: https://hdl.handle.net/20.500.14240/146361