Starting from the ecovegfeminist and anti-speciesist thesis formulated by Carol J. Adams in The Sexual Politics of Meat (1990), which argues for the existence of a link between meat consumption and the patriarchal oppression of women, in this paper I have analyzed some contemporary media and literary expressions of it. In the first chapter, I provided a contextualization of ecovegfeminism, a movement of philosophical, political and cultural thought. I went into the ethical-philosophical debate on speciesism, confronting Peter Singer, one of its major exponents and author of Animal Liberation (1975). Afterwards, I pointed out the debt of ecovegfeminism to the 'second wave of feminism' and ecofeminism, in terms of common goals and issues raised. Noting in the course of the discussion the growing interdependence between the issues, I decided to adopt an intersectional point of view, according to the theorization first provided by African American feminist jurist Kimberlè Crenshaw in 1989. Finally, I considered the relationship between food choices and gender identity, dwelling on stereotypes and discrimination related to meat. In the second chapter, I presented 'the sexual politics of meat' proposed by Adams, i.e., that attitude rooted in a patriarchal society that animalizes women and sexualizes and feminizes animals through the literal or metaphorical consumption of meat. After that, I focused on the three concepts introduced by the author: 'absent referent', 'feminized protein' and 'anthropornography'. To the latter I paid special attention, bringing back the famous image of 'Ursula Hamdress,' published in 1981 in Playboar magazine. In the third chapter, by resorting to the concepts of 'voyeurism' and 'male gaze,' I was concerned with discussing how women's bodies are represented in the media and advertisements. In particular, I focused on the connection between the image of women and the consumption of flesh, highlighting the process of its fragmentation, sexualization, commodification and spectacularization. To explore this question on the representation of women based on meat, I referred to Ruth Ozeki's novel Meat (1998) and the work collected by Lorella Zanardo in The Body of Women (2009). In addition, I also examined this process in some advertisements, comparing it with the material collected by Adams in The Pornography of Meat (2003). Thanks to valuable contributions from scholars, activists and experts, I have shown firstly that eating meat is a cultural habit, a social construct, an economic reality and a personal issue. Second, I have pointed out that, at least from a point of view, this activity can be seen as a tool of gender and interspecies oppression. Finally, through my work, I have also tried to suggest that a vegetarian or vegan diet, in addition to the ethical, environmental, animal welfare, and human health benefits, can be a way to acknowledge and deconstruct a patriarchal, capitalist, and consumerist discourse on the animal and human body.
A partire dalla tesi ecovegfemminista e antispecista formulata da Carol J. Adams in The Sexual Politcs of Meat (1990), che sostiene l’esistenza di un legame tra il consumo della carne e l’oppressione patriarcale delle donne, in questo elaborato ne ho analizzato alcune contemporanee espressioni multimediali e letterarie. Nel primo capitolo, ho fornito una contestualizzazione dell’ecovegfemminismo, un movimento di pensiero filosofico, politico e culturale, e mi sono addentrata nel dibattito etico-filosofico sullo specismo, confrontandomi con Peter Singer, uno dei suoi maggiori esponenti e autore di Animal Liberation (1975). In seguito, ho sottolineato il debito dell’ecovegfemminismo rispetto alla ‘seconda ondata del femminismo’ e all’ecofemminismo, in termini di obiettivi comuni e problematiche sollevate. Riscontrando nel corso della trattazione la crescente interdipendenza tra le questioni, ho deciso di adottare un punto di vista intersezionale, seconda la teorizzazione fornita per la prima volta dalla giurista femminista afroamericana Kimberlè Crenshaw nel 1989. In ultimo, ho considerato il rapporto tra scelte alimentari e identità di genere, soffermandomi sugli stereotipi e sulle discriminazioni legati alla carne. Nel secondo capitolo, ho presentato ‘la politica sessuale della carne’ proposta da Adams, ovvero quell’attitudine radicata nella società patriarcale che animalizza le donne e sessualizza e femminilizza gli animali attraverso il consumo letterale o metaforico della carne. Dopodiché, mi sono concentrata sui tre concetti introdotti dall’autrice: ‘referente assente’, ‘proteine femminizzate’ e ‘antropornografia’. A quest’ultimo ho dedicato particolare attenzione, riportando la famosa immagine di ‘Ursula Hamdress’, pubblicata nel 1981 sulla rivista Playboar. Nel terzo capitolo, ricorrendo ai concetti di ‘voyeurismo’ e di ‘male gaze’, mi sono occupata di discutere i modi in cui il corpo delle donne viene rappresentato dai media e nelle pubblicità. In particolare, mi sono focalizzata sul collegamento tra l’immagine delle donne e il consumo della carne, evidenziandone il processo di frammentazione, sessualizzazione, mercificazione e spettacolarizzazione. Per approfondire questa questione sulla rappresentazione delle donne in base alla carne ho fatto riferimento al romanzo Carne (1998) di Ruth Ozeki e al lavoro raccolto da Lorella Zanardo in Il corpo delle donne (2009). Inoltre, questo processo l’ho esaminato anche in alcune pubblicità, confrontandomi con il materiale raccolto da Adams in The Pornography of Meat (2003). Grazie ai preziosi contributi forniti da studiose, attiviste ed esperte, ho dimostrato in primo luogo che mangiare carne è un’abitudine culturale, un costrutto sociale, una realtà economica e una questione personale. In secondo luogo, ho fatto notare che, almeno sotto un certo punto di vista, quest’attività può essere vista come uno strumento di oppressione di genere e interspecie. Infine, con il mio lavoro ho cercato di suggerire anche che un’alimentazione vegetariana o vegana, oltre alle motivazioni etiche, ambientali, animaliste e ai benefici per la salute umana, può essere un modo per riconoscere e decostruire un discorso patriarcale, capitalistico e consumistico sul corpo animale e umano.
Carne e oppressione: un'analisi ecovegfemminista contemporanea
PIPPA, VERONICA
2023/2024
Abstract
A partire dalla tesi ecovegfemminista e antispecista formulata da Carol J. Adams in The Sexual Politcs of Meat (1990), che sostiene l’esistenza di un legame tra il consumo della carne e l’oppressione patriarcale delle donne, in questo elaborato ne ho analizzato alcune contemporanee espressioni multimediali e letterarie. Nel primo capitolo, ho fornito una contestualizzazione dell’ecovegfemminismo, un movimento di pensiero filosofico, politico e culturale, e mi sono addentrata nel dibattito etico-filosofico sullo specismo, confrontandomi con Peter Singer, uno dei suoi maggiori esponenti e autore di Animal Liberation (1975). In seguito, ho sottolineato il debito dell’ecovegfemminismo rispetto alla ‘seconda ondata del femminismo’ e all’ecofemminismo, in termini di obiettivi comuni e problematiche sollevate. Riscontrando nel corso della trattazione la crescente interdipendenza tra le questioni, ho deciso di adottare un punto di vista intersezionale, seconda la teorizzazione fornita per la prima volta dalla giurista femminista afroamericana Kimberlè Crenshaw nel 1989. In ultimo, ho considerato il rapporto tra scelte alimentari e identità di genere, soffermandomi sugli stereotipi e sulle discriminazioni legati alla carne. Nel secondo capitolo, ho presentato ‘la politica sessuale della carne’ proposta da Adams, ovvero quell’attitudine radicata nella società patriarcale che animalizza le donne e sessualizza e femminilizza gli animali attraverso il consumo letterale o metaforico della carne. Dopodiché, mi sono concentrata sui tre concetti introdotti dall’autrice: ‘referente assente’, ‘proteine femminizzate’ e ‘antropornografia’. A quest’ultimo ho dedicato particolare attenzione, riportando la famosa immagine di ‘Ursula Hamdress’, pubblicata nel 1981 sulla rivista Playboar. Nel terzo capitolo, ricorrendo ai concetti di ‘voyeurismo’ e di ‘male gaze’, mi sono occupata di discutere i modi in cui il corpo delle donne viene rappresentato dai media e nelle pubblicità. In particolare, mi sono focalizzata sul collegamento tra l’immagine delle donne e il consumo della carne, evidenziandone il processo di frammentazione, sessualizzazione, mercificazione e spettacolarizzazione. Per approfondire questa questione sulla rappresentazione delle donne in base alla carne ho fatto riferimento al romanzo Carne (1998) di Ruth Ozeki e al lavoro raccolto da Lorella Zanardo in Il corpo delle donne (2009). Inoltre, questo processo l’ho esaminato anche in alcune pubblicità, confrontandomi con il materiale raccolto da Adams in The Pornography of Meat (2003). Grazie ai preziosi contributi forniti da studiose, attiviste ed esperte, ho dimostrato in primo luogo che mangiare carne è un’abitudine culturale, un costrutto sociale, una realtà economica e una questione personale. In secondo luogo, ho fatto notare che, almeno sotto un certo punto di vista, quest’attività può essere vista come uno strumento di oppressione di genere e interspecie. Infine, con il mio lavoro ho cercato di suggerire anche che un’alimentazione vegetariana o vegana, oltre alle motivazioni etiche, ambientali, animaliste e ai benefici per la salute umana, può essere un modo per riconoscere e decostruire un discorso patriarcale, capitalistico e consumistico sul corpo animale e umano.File | Dimensione | Formato | |
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