L'attuale linguaggio politico usato in materia di immigrazione appare incentrato, in Italia e più in generale nei paesi occidentali, sull'associazione tra i concetti di immigrazione e di sicurezza, trasmettendo così l'idea implicita dell'equiparazione tra immigrazione e criminalità. Tale concetto va ad alimentarsi attraverso il disagio e il timore che il non conosciuto e il diverso possono scatenare e va ad incrementare tali sentimenti, che possono portare ad una visione della diversità etnica e culturale come portatrice di minacce e possono favorire atteggiamenti di pregiudizio e discriminazione. Tali atteggiamenti possono concretizzarsi nell'intolleranza verso la presenza dello straniero. Chi è vittima di tali atteggiamenti sia espliciti che mascherati come, nel caso delle microaggressioni, spesso sperimenta un forte stress correlato a rabbia, ipertensione, sentimenti negativi e riduzione dell'autostima. Per contrastare l'impatto di tali aggressioni e riparare i danni dovuti al disconoscimento dell'individuo in quanto persona è necessario che quest'ultimo possa fare esperienza di riconoscimento emotivo e di riconoscimento sociale, per poter ritrovare la propria autostima ed essere riconosciuto socialmente per le proprie abilità. Tali tematiche sono state analizzate sperimentalmente in base alla realtà di Monterosso Grana, piccolo paese della valle Grana che ha ospitato 30 richiedenti asilo, in un clima iniziale di forte intolleranza e pregiudizio. È stata condotta una ricerca qualitativa attraverso l'analisi di articoli di interviste a richiedenti asilo e membri della comunità di Monterosso al fine di analizzare l'evoluzione del clima di iniziale pregiudizio e i fattori che vi hanno contribuito. La comunità si presenta spaccata a metà tra chi è favorevole e chi è contrario all'arrivo dei richiedenti asilo, con una maggioranza di contrari. Dalle interviste emergono esempi di contatti intergruppo positivi, sia diretti che indiretti ed una diminuzione dell'ansia e dell'ostilità iniziale degli abitanti di Monterosso verso l'outgroup, dovute soprattutto alla convivenza pacifica prolungata nel tempo dei due gruppi. Dalla ricerca emerge che gli immigrati inseriti lavorativamente arrivano ad essere riconosciuti socialmente nella comunità e che in ciò ha svolto un ruolo fondamentale l'essere stati riconosciuti emotivamente.
Dal pregiudizio al riconoscimento: la comunità di Monterosso Grana e gli immigrati
BARBERO, LUISA
2019/2020
Abstract
L'attuale linguaggio politico usato in materia di immigrazione appare incentrato, in Italia e più in generale nei paesi occidentali, sull'associazione tra i concetti di immigrazione e di sicurezza, trasmettendo così l'idea implicita dell'equiparazione tra immigrazione e criminalità. Tale concetto va ad alimentarsi attraverso il disagio e il timore che il non conosciuto e il diverso possono scatenare e va ad incrementare tali sentimenti, che possono portare ad una visione della diversità etnica e culturale come portatrice di minacce e possono favorire atteggiamenti di pregiudizio e discriminazione. Tali atteggiamenti possono concretizzarsi nell'intolleranza verso la presenza dello straniero. Chi è vittima di tali atteggiamenti sia espliciti che mascherati come, nel caso delle microaggressioni, spesso sperimenta un forte stress correlato a rabbia, ipertensione, sentimenti negativi e riduzione dell'autostima. Per contrastare l'impatto di tali aggressioni e riparare i danni dovuti al disconoscimento dell'individuo in quanto persona è necessario che quest'ultimo possa fare esperienza di riconoscimento emotivo e di riconoscimento sociale, per poter ritrovare la propria autostima ed essere riconosciuto socialmente per le proprie abilità. Tali tematiche sono state analizzate sperimentalmente in base alla realtà di Monterosso Grana, piccolo paese della valle Grana che ha ospitato 30 richiedenti asilo, in un clima iniziale di forte intolleranza e pregiudizio. È stata condotta una ricerca qualitativa attraverso l'analisi di articoli di interviste a richiedenti asilo e membri della comunità di Monterosso al fine di analizzare l'evoluzione del clima di iniziale pregiudizio e i fattori che vi hanno contribuito. La comunità si presenta spaccata a metà tra chi è favorevole e chi è contrario all'arrivo dei richiedenti asilo, con una maggioranza di contrari. Dalle interviste emergono esempi di contatti intergruppo positivi, sia diretti che indiretti ed una diminuzione dell'ansia e dell'ostilità iniziale degli abitanti di Monterosso verso l'outgroup, dovute soprattutto alla convivenza pacifica prolungata nel tempo dei due gruppi. Dalla ricerca emerge che gli immigrati inseriti lavorativamente arrivano ad essere riconosciuti socialmente nella comunità e che in ciò ha svolto un ruolo fondamentale l'essere stati riconosciuti emotivamente.File | Dimensione | Formato | |
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https://hdl.handle.net/20.500.14240/145929