Il mutamento del panorama internazionale cui si è assistito negli ultimi anni ha posto l’Unione europea di fronte a nuove sfide, con i temi della sicurezza e della difesa riportati al centro del dibattito. Parlare di difesa comune ed esercito comune significa addentrarsi nel più forte e longevo tabù del processo di integrazione, sul quale tuttavia sono emersi allo stesso tempo l’intenzione e la necessità di cambiare rotta: figura chiave in questo senso è stata Jean-Claude Juncker, che nel 2015 parlò esplicitamente di esercito comune e di politica di difesa comune, una linea a cui la presidenza von der Leyen ha successivamente dato seguito. La European Union Global Strategy del 2016 ha segnato poi un passaggio importante, con cui la ricerca dell’autonomia strategica dell’Unione europea è diventata un definito obiettivo politico. Questo studio si concentra sull’individuazione e la definizione delle prospettive attuali per la costituzione futura di tale esercito comune, delineando un quadro che includa tutti i fattori rilevanti. Il lavoro è strutturato in tre parti: un primo capitolo che costituisce la base della ricerca, con una panoramica storica che dal fallimento della CED conduce al varo della PSDC, una presentazione dell’architettura giuridica di quest’ultima e un’analisi della governance e delle dinamiche di integrazione della difesa europea. Secondo e terzo capitolo, invece, sono orientati ad inquadrare le effettive prospettive di integrazione alla luce degli strumenti e delle iniziative introdotte a partire dal 2016: nello specifico, il secondo capitolo è dedicato in toto alla Global Strategy, all’idea di autonomia strategica e ai suoi sviluppi diretti sulla politica industriale europea, sia per quanto riguarda gli investimenti comunitari nel settore r&s sia per l’azione sul mercato della difesa. Il terzo capitolo, invece, si concentra sulla cooperazione in materia militare, dagli strumenti introdotti dall’Unione europea sia per lo sviluppo di capacità, sia per la dimensione operativa, alla cooperazione e collaborazione nel settore militare tra Stati membri all’esterno del quadro UE. Uno spazio particolare è dato a due programmi (EDF e PESCO) che, seppure siano ancora a uno stato embrionale e per molti versi limitati, portano con sé un potenziale importante.

Prospettive per la creazione di un esercito comune europeo

CURATO, EDOARDO
2022/2023

Abstract

Il mutamento del panorama internazionale cui si è assistito negli ultimi anni ha posto l’Unione europea di fronte a nuove sfide, con i temi della sicurezza e della difesa riportati al centro del dibattito. Parlare di difesa comune ed esercito comune significa addentrarsi nel più forte e longevo tabù del processo di integrazione, sul quale tuttavia sono emersi allo stesso tempo l’intenzione e la necessità di cambiare rotta: figura chiave in questo senso è stata Jean-Claude Juncker, che nel 2015 parlò esplicitamente di esercito comune e di politica di difesa comune, una linea a cui la presidenza von der Leyen ha successivamente dato seguito. La European Union Global Strategy del 2016 ha segnato poi un passaggio importante, con cui la ricerca dell’autonomia strategica dell’Unione europea è diventata un definito obiettivo politico. Questo studio si concentra sull’individuazione e la definizione delle prospettive attuali per la costituzione futura di tale esercito comune, delineando un quadro che includa tutti i fattori rilevanti. Il lavoro è strutturato in tre parti: un primo capitolo che costituisce la base della ricerca, con una panoramica storica che dal fallimento della CED conduce al varo della PSDC, una presentazione dell’architettura giuridica di quest’ultima e un’analisi della governance e delle dinamiche di integrazione della difesa europea. Secondo e terzo capitolo, invece, sono orientati ad inquadrare le effettive prospettive di integrazione alla luce degli strumenti e delle iniziative introdotte a partire dal 2016: nello specifico, il secondo capitolo è dedicato in toto alla Global Strategy, all’idea di autonomia strategica e ai suoi sviluppi diretti sulla politica industriale europea, sia per quanto riguarda gli investimenti comunitari nel settore r&s sia per l’azione sul mercato della difesa. Il terzo capitolo, invece, si concentra sulla cooperazione in materia militare, dagli strumenti introdotti dall’Unione europea sia per lo sviluppo di capacità, sia per la dimensione operativa, alla cooperazione e collaborazione nel settore militare tra Stati membri all’esterno del quadro UE. Uno spazio particolare è dato a due programmi (EDF e PESCO) che, seppure siano ancora a uno stato embrionale e per molti versi limitati, portano con sé un potenziale importante.
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