Cattle farming in the Aosta Valley, as in most mountain areas, is characterized by small and medium-sized family-run businesses. There are over 1,000 farms that raise 35,000 animals belonging to the dual-purpose Valdostana breeds (milk and meat) with an average farm size of 32 animals, of which approximately half are represented by lactating cows. In an attempt to enhance the meat supply chain, the Association Régionale Eleveurs Valdôtains (AREV) created an experimental center for valorizing Valdostana meat to promote the breeding of calves. Most of the cattle farms in Aosta Valley directly transform the milk at the farm to produce the PDO Fontina cheese. Relevant quantities of whey remain from the cheesemaking process. The whey is a by-product that must be disposed of as particular waste. However, fresh whey, still having a high nutritional value (proteins and carbohydrates), has already been the object of numerous studies in the past regarding its use in livestock feeding, especially for pigs. Still, only some work exists for the beef cattle, if not some carried out on calves in the weaning phase. Starting from these considerations, an experiment was carried out at the Institut Agricole Régional (IAR) of Aosta on using fresh whey to feed red pied Valdostana beef calves. Subsequently, the production results were compared with those of the AREV testing centre, whose calves had been fed a traditional growing diet. From the analysis of the results, it emerged that replacing a portion of feed in the diet of Valdostana calves with fresh whey did not negatively impact the productive performance of the animals. A slight decline in average daily increments (IMG) was observed, but this was largely compensated by a higher yield at slaughter because the quantity of meat sold was more remarkable in calves that used whey in their diet. Furthermore, considering the sustainability of this type of diet, with its economic and environmental variables, the introduction of whey into the animal ration has significantly improved these two aspects. For the economic aspect, there was a 20% to 25% reduction in daily feed consumption, allowing the farmer to save money on the cost of feeding, which was added to the more significant revenue due to the sale of a higher quantity of meat. Regarding environmental sustainability, there was, on the one hand, the valorisation of waste from dairy production, which would otherwise have to be disposed of as special waste. On the other hand, the possibility of using a fresh and "zero km" by-product significantly reduces the livestock farm's impact on the environment. From this study, it therefore emerges that fresh whey is an interesting zootechnical food that can be profitably used in the feeding of Valdostana calves. Therefore, it would be desirable to foresee further investigations on other cattle breeds to better understand this by-product's potential and be able to valorise it from a circular economy perspective.
L’allevamento bovino in Valle d’Aosta, come nella maggior parte delle zone di montagna, è caratterizzato da aziende di piccola e media dimensione a conduzione familiare. Sono oltre 1.000 aziende zootecniche che allevano 35.000 capi appartenenti alle razze Valdostane a duplice attitudine (latte e carne) con una consistenza media aziendale di 32 animali, di cui circa la metà sono rappresentati da bovine in lattazione. Per valorizzare la filiera della carne, l’Association Régionale Eleveurs Valdôtains (AREV), aveva realizzato un centro sperimentale per la valorizzazione della carne valdostana al fine di promuovere l’allevamento del vitellone da ingrasso. La maggior parte degli allevamenti bovini presenti in Valle d’Aosta trasforma direttamente il latte in azienda per la produzione della Fontina DOP, processo da cui residuano elevate quantità di siero, un sottoprodotto che deve essere smaltito come rifiuto speciale. Il siero fresco di latte però, avendo ancora un elevato valore nutritivo (proteine e zuccheri), in passato era già stato oggetto di numerosi studi circa il suo utilizzo nell’alimentazione del bestiame, in particolare per la specie suina, ma quasi nessun lavoro esiste per quella bovina, se non alcuni effettuati su vitelli in fase di svezzamento. Partendo da queste considerazioni è stata avviata una sperimentazione, presso l’Institut Agricole Régional (IAR) di Aosta, sull’utilizzo del siero fresco di latte nell’alimentazione di vitelloni da carne di razza Valdostana pezzata rossa e, successivamente, i risultati produttivi ottenuti sono stati comparati con quelli del Centro di sperimentazione dell’AREV, i cui vitelli erano stati alimentati con una dieta tradizionale per l’ingrasso. Dall’analisi dei risultati è emerso che la sostituzione di una quota di mangime nella dieta dei vitelloni valdostani con del siero fresco di latte non ha inciso negativamente sulle performance produttive degli animali. Si è osservato un lieve calo degli incrementi medi giornalieri (IMG) che però è stato ampiamente compensato da una resa più elevata alla macellazione, per cui la quantità di carne venduta è risultata maggiore nei vitelloni che utilizzavano il siero di latte nella loro alimentazione. Inoltre, prendendo in considerazione la sostenibilità di questo tipo di dieta, con le sue variabili economica e ambientale, l’introduzione del siero nella razione degli animali ha migliorato notevolmente questi due aspetti. Dal punto di vista economico si è avuta una riduzione tra il 20 e il 25% del consumo di mangime giornaliero, consentendo un importante risparmio all’allevatore sul costo di alimentazione, che è andato a sommarsi al maggior ricavo dovuto alla vendita di un quantitativo superiore di carne. Relativamente alla sostenibilità ambientale vi è stata da un lato, la valorizzazione di uno scarto della produzione casearia che altrimenti dovrebbe essere smaltito come rifiuto speciale, dall’altro, la possibilità di utilizzare un sottoprodotto fresco e a “km zero”, con una riduzione significativa dell’impatto sull’ambiente dell’azienda zootecnica. Da questo studio emerge dunque come il siero fresco di latte risulti un interessante alimento zootecnico che può essere proficuamente utilizzato nell’alimentazione del vitellone di razza Valdostana. Sarebbe quindi auspicabile prevedere ulteriori indagini su altre razze bovine per comprendere meglio le potenzialità di questo sottoprodotto e per poterlo adeguatamente valorizzare in un’ottica di economia circolare.
Valorizzazione del siero fresco di latte nell'alimentazione del vitellone di razza Valdostana
BOETTO, GIULIO
2022/2023
Abstract
L’allevamento bovino in Valle d’Aosta, come nella maggior parte delle zone di montagna, è caratterizzato da aziende di piccola e media dimensione a conduzione familiare. Sono oltre 1.000 aziende zootecniche che allevano 35.000 capi appartenenti alle razze Valdostane a duplice attitudine (latte e carne) con una consistenza media aziendale di 32 animali, di cui circa la metà sono rappresentati da bovine in lattazione. Per valorizzare la filiera della carne, l’Association Régionale Eleveurs Valdôtains (AREV), aveva realizzato un centro sperimentale per la valorizzazione della carne valdostana al fine di promuovere l’allevamento del vitellone da ingrasso. La maggior parte degli allevamenti bovini presenti in Valle d’Aosta trasforma direttamente il latte in azienda per la produzione della Fontina DOP, processo da cui residuano elevate quantità di siero, un sottoprodotto che deve essere smaltito come rifiuto speciale. Il siero fresco di latte però, avendo ancora un elevato valore nutritivo (proteine e zuccheri), in passato era già stato oggetto di numerosi studi circa il suo utilizzo nell’alimentazione del bestiame, in particolare per la specie suina, ma quasi nessun lavoro esiste per quella bovina, se non alcuni effettuati su vitelli in fase di svezzamento. Partendo da queste considerazioni è stata avviata una sperimentazione, presso l’Institut Agricole Régional (IAR) di Aosta, sull’utilizzo del siero fresco di latte nell’alimentazione di vitelloni da carne di razza Valdostana pezzata rossa e, successivamente, i risultati produttivi ottenuti sono stati comparati con quelli del Centro di sperimentazione dell’AREV, i cui vitelli erano stati alimentati con una dieta tradizionale per l’ingrasso. Dall’analisi dei risultati è emerso che la sostituzione di una quota di mangime nella dieta dei vitelloni valdostani con del siero fresco di latte non ha inciso negativamente sulle performance produttive degli animali. Si è osservato un lieve calo degli incrementi medi giornalieri (IMG) che però è stato ampiamente compensato da una resa più elevata alla macellazione, per cui la quantità di carne venduta è risultata maggiore nei vitelloni che utilizzavano il siero di latte nella loro alimentazione. Inoltre, prendendo in considerazione la sostenibilità di questo tipo di dieta, con le sue variabili economica e ambientale, l’introduzione del siero nella razione degli animali ha migliorato notevolmente questi due aspetti. Dal punto di vista economico si è avuta una riduzione tra il 20 e il 25% del consumo di mangime giornaliero, consentendo un importante risparmio all’allevatore sul costo di alimentazione, che è andato a sommarsi al maggior ricavo dovuto alla vendita di un quantitativo superiore di carne. Relativamente alla sostenibilità ambientale vi è stata da un lato, la valorizzazione di uno scarto della produzione casearia che altrimenti dovrebbe essere smaltito come rifiuto speciale, dall’altro, la possibilità di utilizzare un sottoprodotto fresco e a “km zero”, con una riduzione significativa dell’impatto sull’ambiente dell’azienda zootecnica. Da questo studio emerge dunque come il siero fresco di latte risulti un interessante alimento zootecnico che può essere proficuamente utilizzato nell’alimentazione del vitellone di razza Valdostana. Sarebbe quindi auspicabile prevedere ulteriori indagini su altre razze bovine per comprendere meglio le potenzialità di questo sottoprodotto e per poterlo adeguatamente valorizzare in un’ottica di economia circolare.File | Dimensione | Formato | |
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