Il nocciolo europeo (Corylus avellana L.) è una specie forestale spontanea diffusa in boschi misti di latifoglie. Le piante possono raggiungere 5-7 m di altezza, hanno forma arbustiva con portamento cespuglioso. Il frutto è una nucula che matura tra agosto e settembre. Il nocciolo europeo è oggi coltivato a livello globale per l’uso alimentare del seme. La corilicoltura mondiale è in costante crescita e nel 2021 ha prodotto 1.077.117 t di nocciole. I maggiori produttori sono Turchia (63,5%) e Italia, che oggi conta 95.195 ha di corileti, concentrati in Campania, Lazio, Sicilia e Piemonte. Le superfici piemontesi sono aumentate del 172% in dieci anni (27.516 ha nel 2023). L’Alta Langa è l’areale storico della corilicoltura regionale, che negli anni si è espansa a danno di altre colture e verso areali tradizionalmente meno vocati. L’oidio del nocciolo può essere causato da due funghi ascomiceti appartenenti all’ordine Erysiphales: Phyllactinia guttata Wallr. ed Erysiphe corylacearum Braun & Takamatsu. P. guttata è cosmopolita, colpisce il nocciolo e altre specie botaniche con un’infezione tardiva che non causa danni apprezzabili alle produzioni, determinando sintomi solo sulla pagina inferiore delle foglie. E. corylacearum, originario dell’Asia Orientale, infetta esclusivamente specie di nocciolo causando sintomi su entrambe le pagine fogliari, sulle brattee e sulla nucula; l’infezione è precoce. E. corylacearum è stato osservato al di fuori dell'areale di origine nel 2013, in Turchia, dove ha provocato danni significativi ai corileti. Da allora si è rapidamente diffuso e nel 2020 è stato segnalato in Italia, in Piemonte. Lo zolfo è l'unico principio attivo attualmente ammesso in Italia per il controllo dell’oidio del nocciolo, e raramente si fa ricorso a trattamenti fitosanitari contro P. guttata. La comparsa di E. corylacearum comporterà la necessità per i corilicoltori di aggiornare i propri piani di lotta. Scopo della tesi è stata l’impostazione della difesa contro il patogeno esotico tramite la realizzazione di una prova di lotta condotta in Alta Langa su sette tesi, compreso il testimone non trattato. Sono stati saggiati i principi attivi: acibenzolar-S-methyl, B. pumilus QST2808, A. quisqualis AQ10, ossido di calcio, zolfo e azoxystrobin. L’andamento della malattia è stato monitorato tramite rilievi in campo; con i dati raccolti sono stati calcolati disease severity (DS), disease incidence (DI) e area under the progress curve (AUDPC), poi sottoposti ad analisi statistica. La malattia si è manifestata con scarsa gravità e l’analisi non ha restituito risultati significativi per DS e AUDPC per DS. DI era significativamente inferiore per le tesi trattate con zolfo e azoxystrobin rispetto a quella trattata con CaO, mentre AUDPC per DI è risultato significativamente maggiore per le tesi trattate con CaO e B. pumilus rispetto alla tesi trattata con azoxystrobin. Sebbene nessuna tesi si sia differenziata significativamente dal testimone, azoxystrobin e zolfo sono stati più efficaci, mentre l’ossido di calcio ha mostrato l’efficacia minore. Durante il lavoro sono state ispezionate al microscopio ottico le foglie colpite, per rilevare ed osservare le strutture dei patogeni presenti e confermare la presenza di E. corylacearum, confrontando le caratteristiche con quanto descritto in letteratura. Sarà necessario realizzare ulteriori prove in più di una località e per almeno due anni consecutivi per poter raggiungere risultati significativi.
Erysiphe corylacearum: impostazione della difesa nei confronti di un patogeno esotico del nocciolo
CUSSOTTO, ANDREA
2022/2023
Abstract
Il nocciolo europeo (Corylus avellana L.) è una specie forestale spontanea diffusa in boschi misti di latifoglie. Le piante possono raggiungere 5-7 m di altezza, hanno forma arbustiva con portamento cespuglioso. Il frutto è una nucula che matura tra agosto e settembre. Il nocciolo europeo è oggi coltivato a livello globale per l’uso alimentare del seme. La corilicoltura mondiale è in costante crescita e nel 2021 ha prodotto 1.077.117 t di nocciole. I maggiori produttori sono Turchia (63,5%) e Italia, che oggi conta 95.195 ha di corileti, concentrati in Campania, Lazio, Sicilia e Piemonte. Le superfici piemontesi sono aumentate del 172% in dieci anni (27.516 ha nel 2023). L’Alta Langa è l’areale storico della corilicoltura regionale, che negli anni si è espansa a danno di altre colture e verso areali tradizionalmente meno vocati. L’oidio del nocciolo può essere causato da due funghi ascomiceti appartenenti all’ordine Erysiphales: Phyllactinia guttata Wallr. ed Erysiphe corylacearum Braun & Takamatsu. P. guttata è cosmopolita, colpisce il nocciolo e altre specie botaniche con un’infezione tardiva che non causa danni apprezzabili alle produzioni, determinando sintomi solo sulla pagina inferiore delle foglie. E. corylacearum, originario dell’Asia Orientale, infetta esclusivamente specie di nocciolo causando sintomi su entrambe le pagine fogliari, sulle brattee e sulla nucula; l’infezione è precoce. E. corylacearum è stato osservato al di fuori dell'areale di origine nel 2013, in Turchia, dove ha provocato danni significativi ai corileti. Da allora si è rapidamente diffuso e nel 2020 è stato segnalato in Italia, in Piemonte. Lo zolfo è l'unico principio attivo attualmente ammesso in Italia per il controllo dell’oidio del nocciolo, e raramente si fa ricorso a trattamenti fitosanitari contro P. guttata. La comparsa di E. corylacearum comporterà la necessità per i corilicoltori di aggiornare i propri piani di lotta. Scopo della tesi è stata l’impostazione della difesa contro il patogeno esotico tramite la realizzazione di una prova di lotta condotta in Alta Langa su sette tesi, compreso il testimone non trattato. Sono stati saggiati i principi attivi: acibenzolar-S-methyl, B. pumilus QST2808, A. quisqualis AQ10, ossido di calcio, zolfo e azoxystrobin. L’andamento della malattia è stato monitorato tramite rilievi in campo; con i dati raccolti sono stati calcolati disease severity (DS), disease incidence (DI) e area under the progress curve (AUDPC), poi sottoposti ad analisi statistica. La malattia si è manifestata con scarsa gravità e l’analisi non ha restituito risultati significativi per DS e AUDPC per DS. DI era significativamente inferiore per le tesi trattate con zolfo e azoxystrobin rispetto a quella trattata con CaO, mentre AUDPC per DI è risultato significativamente maggiore per le tesi trattate con CaO e B. pumilus rispetto alla tesi trattata con azoxystrobin. Sebbene nessuna tesi si sia differenziata significativamente dal testimone, azoxystrobin e zolfo sono stati più efficaci, mentre l’ossido di calcio ha mostrato l’efficacia minore. Durante il lavoro sono state ispezionate al microscopio ottico le foglie colpite, per rilevare ed osservare le strutture dei patogeni presenti e confermare la presenza di E. corylacearum, confrontando le caratteristiche con quanto descritto in letteratura. Sarà necessario realizzare ulteriori prove in più di una località e per almeno due anni consecutivi per poter raggiungere risultati significativi.File | Dimensione | Formato | |
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