Starting from the controversial notion of "culture of poverty", the study aims to analyze some aspects related to phenomena of indigence, marginality and social vulnerability, through the Georg Simmel's constructivist perspective and the distinction of "elementary forms of poverty" formulated by Serge Paugam. The frame in which the theme develops is the post-Fordist transition in the world of work, that affect individual paths until it harms social coesion. In this sense, critical discourse is aimed at the homo oeconomicus model, that naturalizes the concept of risk pushing to the economicistic rationalism, whose affirmation causes, for the most disadvantaged people, a process of reverse antropopoiesis. An idea suggested by many authors is that the responses of social policies are positioned in this same horizon, rather than contrast with it. Even where there is not a dehumanization in a strict sense at the expense of the "assisted", the implements put in place by welfare - progressively similar to a workfare - provide for the responsability and the activation of individuals whose agency is compromised, disregarding their specific needs and the structural causes of their condition. As well as investigating the weight of the main factors of impoverishment, the interviews conducted in nine anti-poverty associations of Turin territory show how the paradigms from which the research moves are more nuaced in the daily care practice, that however suffers for the deficiency of resources, the lack of long-term planning, the insufficiency of the measures related to the emergency.
Partendo dalla controversa nozione di “cultura della povertà”, lo studio si propone di analizzare alcuni aspetti relativi ai fenomeni dell'indigenza, della marginalità e della vulnerabilità sociale, attraverso la prospettiva costruttivista di Georg Simmel e la distinzione di "forme elementari della povertà" formulata da Serge Paugam. La cornice in cui il tema si sviluppa è quella della transizione post-fordista nel mondo del lavoro, che si riflette sui percorsi di vita individuali fino a ledere la coesione sociale. In questo senso, il discorso critico si rivolge al modello dell'homo oeconomicus, che naturalizza il concetto di rischio spingendo al razionalismo economicistico, e la cui affermazione comporta, per i più svantaggiati, un processo di antropo-poiesi inversa. Un'idea suggerita da molti autori è che le risposte delle politiche sociali ai bisogni di chi è in difficoltà si collochino in questo stesso orizzonte, anziché contrapporvisi: anche dove non si verifica una disumanizzazione in senso proprio- a danno degli "assistiti", gli strumenti messi in atto dal welfare – progressivamente assimilabile a un workfare – prevedono la responsabilizzazione e l'attivazione di individui la cui agency è spesso compromessa, non tenendo in conto le loro specifiche esigenze, né le cause strutturali della loro condizione. Oltre a indagare il peso dei principali fattori di impoverimento, le interviste condotte in nove associazioni attive nel contrasto alla povertà sul territorio torinese mostrano come i paradigmi da cui muove la ricerca siano più sfumati nella pratica assistenziale quotidiana, che sconta comunque la carenza di risorse, la mancanza di pianificazione a lungo termine, l'insufficienza dei provvedimenti strettamente legati all'emergenza.
Cadere in povertà. Percorsi di impoverimento e scenari del sostegno a Torino
DO, ALBERTO
2022/2023
Abstract
Partendo dalla controversa nozione di “cultura della povertà”, lo studio si propone di analizzare alcuni aspetti relativi ai fenomeni dell'indigenza, della marginalità e della vulnerabilità sociale, attraverso la prospettiva costruttivista di Georg Simmel e la distinzione di "forme elementari della povertà" formulata da Serge Paugam. La cornice in cui il tema si sviluppa è quella della transizione post-fordista nel mondo del lavoro, che si riflette sui percorsi di vita individuali fino a ledere la coesione sociale. In questo senso, il discorso critico si rivolge al modello dell'homo oeconomicus, che naturalizza il concetto di rischio spingendo al razionalismo economicistico, e la cui affermazione comporta, per i più svantaggiati, un processo di antropo-poiesi inversa. Un'idea suggerita da molti autori è che le risposte delle politiche sociali ai bisogni di chi è in difficoltà si collochino in questo stesso orizzonte, anziché contrapporvisi: anche dove non si verifica una disumanizzazione in senso proprio- a danno degli "assistiti", gli strumenti messi in atto dal welfare – progressivamente assimilabile a un workfare – prevedono la responsabilizzazione e l'attivazione di individui la cui agency è spesso compromessa, non tenendo in conto le loro specifiche esigenze, né le cause strutturali della loro condizione. Oltre a indagare il peso dei principali fattori di impoverimento, le interviste condotte in nove associazioni attive nel contrasto alla povertà sul territorio torinese mostrano come i paradigmi da cui muove la ricerca siano più sfumati nella pratica assistenziale quotidiana, che sconta comunque la carenza di risorse, la mancanza di pianificazione a lungo termine, l'insufficienza dei provvedimenti strettamente legati all'emergenza.I documenti in UNITESI sono protetti da copyright e tutti i diritti sono riservati, salvo diversa indicazione.
https://hdl.handle.net/20.500.14240/145271