Le colate detritiche rappresentano uno dei rischi naturali più pericolosi in ambiente montano a causa della loro intensità, rapidità e difficoltà di previsione. Negli ultimi decenni, a causa delle variazioni nei regimi di precipitazione e dell’espansione antropica nelle aree alpine italiane, si è verificato un significativo aumento dei rischi associati a tali processi, rendendo indispensabili valutazioni dettagliate delle aree vulnerabili e delle possibili strategie di mitigazione. Il presente elaborato si propone di analizzare la complessità delle condizioni predisponenti il manifestarsi di colate detritiche e le pericolosità indotte in aree urbanizzate in due bacini alpini. L’approccio metodologico proposto è integrato in ambiente GIS e comprende l’individuazione delle aree sorgenti tramite fotointerpretazione, la ricerca storica e uno studio analitico semplificato per stimare il potenziale detritico mobilizzabile (in termini di magnitudo). Nonostante i margini di errore dovuti alla soggettività nell’interpretazione, alle semplificazioni adottate, ai limiti dei supporti conoscitivi consultati, che esulano dalle componenti reologiche, meteo-climatiche ed idrauliche, questa metodologia si propone di fornire una visione esaustiva delle caratteristiche geo-morfologiche dei bacini e di stimare in modo semi-quantitativo l’instabilità degli stessi in termini di propensione a generare debris flow. I due casi di studio esaminati offrono una panoramica dettagliata delle complessità legate alla gestione del rischio da colate. Il bacino del T. Chalamy (Champdepraz, Valle d’Aosta) è impostato in un contesto geo-litologico complesso a cui è associata un’elevata presenza di condizionamenti tettonico-strutturali. Lungo il tratto terminale del conoide sono ubicate una serie di opere di mitigazione che, in diverse occasioni, hanno dimostrato di rispondere in maniera efficace alla propagazione delle miscele detritiche, mitigando il rischio per la popolazione. Il T. Fréjus (Bardonecchia, Piemonte), anch’esso impostato in un contesto geo-litologico singolare, espone il sottostante abitato di Bardonecchia ad elevato rischio geo-idrologico a causa della sua conformazione e del posizionamento del corso d’acqua rispetto al conoide su cui risiedono 3000 abitanti, che durante la stagione turistica estiva (periodo di maggior frequenza di colate) si attestano a oltre 30.000 persone. I risultati ottenuti dal processo di analisi mostrano l’entità del rischio da colate nelle due località, in termini di frequenza di accadimento, volumetrie detritiche di possibile mobilizzazione e areali detritici sorgente, offrendo l’opportunità di ragionare sulle misure di mitiga-zione. L’applicazione di diversi metodi di calcolo della magnitudo ha consentito di individuare gli approcci che più si adattano ai contesti specifici esaminati. Nelle strategie proposte si suggerisce anche la necessità di aumentare l’attenzione della comunità che abita tali luoghi e dei numerosi turisti che li frequentano, per acquisire una maggior consapevolezza del problema. Ulteriori indagini sugli elementi di rischio potrebbero essere approfondite secondo l’integrazione di analisi climatiche, idrologiche e reologiche, sempre nell’ottica di un approccio integrato che tenga in considerazione i diversi fattori che influenzano l’innesco e le dinamiche di propagazione e sviluppo di colate detritiche.
Individuazione di aree sorgenti, predisposizione e magnitudo di colate detritiche in due bacini alpini
VOGLINO, BIANCA
2022/2023
Abstract
Le colate detritiche rappresentano uno dei rischi naturali più pericolosi in ambiente montano a causa della loro intensità, rapidità e difficoltà di previsione. Negli ultimi decenni, a causa delle variazioni nei regimi di precipitazione e dell’espansione antropica nelle aree alpine italiane, si è verificato un significativo aumento dei rischi associati a tali processi, rendendo indispensabili valutazioni dettagliate delle aree vulnerabili e delle possibili strategie di mitigazione. Il presente elaborato si propone di analizzare la complessità delle condizioni predisponenti il manifestarsi di colate detritiche e le pericolosità indotte in aree urbanizzate in due bacini alpini. L’approccio metodologico proposto è integrato in ambiente GIS e comprende l’individuazione delle aree sorgenti tramite fotointerpretazione, la ricerca storica e uno studio analitico semplificato per stimare il potenziale detritico mobilizzabile (in termini di magnitudo). Nonostante i margini di errore dovuti alla soggettività nell’interpretazione, alle semplificazioni adottate, ai limiti dei supporti conoscitivi consultati, che esulano dalle componenti reologiche, meteo-climatiche ed idrauliche, questa metodologia si propone di fornire una visione esaustiva delle caratteristiche geo-morfologiche dei bacini e di stimare in modo semi-quantitativo l’instabilità degli stessi in termini di propensione a generare debris flow. I due casi di studio esaminati offrono una panoramica dettagliata delle complessità legate alla gestione del rischio da colate. Il bacino del T. Chalamy (Champdepraz, Valle d’Aosta) è impostato in un contesto geo-litologico complesso a cui è associata un’elevata presenza di condizionamenti tettonico-strutturali. Lungo il tratto terminale del conoide sono ubicate una serie di opere di mitigazione che, in diverse occasioni, hanno dimostrato di rispondere in maniera efficace alla propagazione delle miscele detritiche, mitigando il rischio per la popolazione. Il T. Fréjus (Bardonecchia, Piemonte), anch’esso impostato in un contesto geo-litologico singolare, espone il sottostante abitato di Bardonecchia ad elevato rischio geo-idrologico a causa della sua conformazione e del posizionamento del corso d’acqua rispetto al conoide su cui risiedono 3000 abitanti, che durante la stagione turistica estiva (periodo di maggior frequenza di colate) si attestano a oltre 30.000 persone. I risultati ottenuti dal processo di analisi mostrano l’entità del rischio da colate nelle due località, in termini di frequenza di accadimento, volumetrie detritiche di possibile mobilizzazione e areali detritici sorgente, offrendo l’opportunità di ragionare sulle misure di mitiga-zione. L’applicazione di diversi metodi di calcolo della magnitudo ha consentito di individuare gli approcci che più si adattano ai contesti specifici esaminati. Nelle strategie proposte si suggerisce anche la necessità di aumentare l’attenzione della comunità che abita tali luoghi e dei numerosi turisti che li frequentano, per acquisire una maggior consapevolezza del problema. Ulteriori indagini sugli elementi di rischio potrebbero essere approfondite secondo l’integrazione di analisi climatiche, idrologiche e reologiche, sempre nell’ottica di un approccio integrato che tenga in considerazione i diversi fattori che influenzano l’innesco e le dinamiche di propagazione e sviluppo di colate detritiche.File | Dimensione | Formato | |
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