The journey that this research outlines starts from the deeply felt conviction that, in specific cases, the most adequate description of the world is the one that can deal with paradox, embracing an apparently unacceptable form of coincidence between opposites. Two philosophical and cultural currents have fruitfully frequented the multifaceted prism of paradox: Renaissance and second-order cybernetics, both crucial moments on the scene of thought, whose essence is embodied by Niccolò Cusano and Niklas Luhmann. In this broad field of exploration, the study proposed here will focus on the conceptions of mind that emerged from the cultural and interdisciplinary ferment of the two periods, a parallelism that reveals crucial similarities: mind as the image of the divine totality, the form of the world, the drilled centre of the Renaissance universe and the new idea of consciousness as an autopoietic system proposed by Luhmann, both share the problem of managing the difference between identity and difference, as well as the paradox of a totality that contains itself.The two theories are, however, differentiated by one difference: the hinge of all Cusanian thought is represented by the admission of a form of intuitive intuition called vision, freed from the linear operativity in the temporal succession of thoughts. According to Luhmann, to observe consists in indicating by distinguishing (the logical inheritance of George Spencer-Brown), on the contrary, the Cusanian vision represents the operation that abandons differences in order to gain access to an undifferentiated cognition, which dissolves the distinction with its object into the divine totality. The incommensurability between vision and observation represents the cornerstone of our research from which we can establish that in certain borderline-cases something that is logically impossible stands as an operational necessity. This central core will be approached by analysing the creative power of pictorial perspective and the crucial concept of "viva imago" outlined by Cusano. In the three chapters of this thesis, we will focus on authors who are notable for their conceptual affinity to the issue discussed: Hegel, Von Foerster, Turing, Maturana, Leonardo da Vinci, Pico and Charles de Bovelles are just some of the names that come up, leading the research towards apparently more distant fields of knowledge, such as Lacanian psychoanalysis analysed by Alenka Zupančič and the thought of the mathematician Richard Dedekind. In the third chapter, relying on Elena Esposito's argument on the operation of modalisation, it will become evident that Cusano's work and Luhmann's are connected by the aspiration towards the maintenance of a difference that is transcendent precisely because it is immanent to every identity. The research culminates with the metaphor of the circular vision, introduced by Cusanus in "De visione Dei", an image that explicates the value of cooperation between observers, who approach the paradox of "sapientia" by including their own angular perspectives into the others.
Il percorso che questa ricerca delinea prende le mosse dalla profonda convinzione che, in certi casi, la descrizione più adeguata del mondo sia quella capace di confrontarsi con il paradosso, accogliendo una qualche forma di coincidenza tra gli opposti, apparentemente inaccettabile. Due correnti filosofiche e culturali hanno frequentato in maniera fruttuosa lo sfaccettato prisma del paradosso: il Rinascimento e la cibernetica di secondo ordine, momenti cruciali della scena del pensiero, il cui spirito è incarnato da Niccolò Cusano e Niklas Luhmann. In questo ampio terreno d’indagine, l’analisi qui proposta si focalizzerà sulle concezioni della mente emerse dal fermento culturale e interdisciplinare delle due epoche, il cui accostamento svela similitudini cruciali: la mente come immagine della totalità divina, forma del mondo, centro forato dell’universo rinascimentale, condivide con la nuova idea della coscienza come sistema autopoietico proposta da Luhmann il problema della gestione della differenza tra identità e differenza, nonché il paradosso della totalità che contiene sé stessa. Le due teorie sono tuttavia divise da una differenza: il perno di tutto il pensiero cusaniano è rappresentato dall’ammissibilità di una forma di intellezione intuitiva, svincolata dall’operatività lineare della successione temporale del pensiero, che prende il nome di visione. Se per Luhmann osservare è indicare distinguendo (eredità logica di George Spencer-Brown), la visione cusaniana rappresenta l’operazione che lascia andare la differenza per accedere alla cognizione indifferenziata, che annulla la distinzione col proprio oggetto nella totalità divina. L’incommensurabilità tra visione e osservazione rappresenta la pietra angolare della nostra ricerca da cui poter constatare che in determinati casi-limite ciò che è logicamente impossibile vale come necessità operativa. Questo snodo centrale sarà affrontato analizzando la portata creativa della prospettiva pittorica e il concetto cruciale di “viva imago” delineato da Cusano. Nei tre capitoli in cui è suddivisa la tesi, saranno toccati autori che spiccano per la loro affinità concettuale al problema trattato: Hegel, Von Foerster, Turing, Maturana, Leonardo da Vinci, Pico e Charles de Bovelles sono solo alcuni dei nomi che entrano in circolo, orientando la ricerca verso campi del sapere apparentemente più distanti, come la psicanalisi lacaniana analizzata da Alenka Zupančič e il pensiero del matematico Richard Dedekind. Come risulterà evidente nel terzo capitolo, appoggiandoci alla tesi di Elena Esposito sull’operazione di modalizzazione, l’opera di Cusano e quella di Luhmann sono accomunate dall’anelito verso il mantenimento di una differenza trascendente proprio perché immanente ad ogni identità. La ricerca si chiude proprio sulla metafora della visione circolare, introdotta da Cusano nel “De visione Dei”, immagine che esplica valore della co-operazione tra osservatori, che includendo le proprie prospettive angolari l’una nell’altra si approssimano al paradosso della “sapientia”.
La vita della mente, il ritorno nel paradosso. Osservare il pensiero di Niccolò Cusano attraverso la teoria dei sistemi di Niklas Luhmann
CIABATTI, TOMMASO
2022/2023
Abstract
Il percorso che questa ricerca delinea prende le mosse dalla profonda convinzione che, in certi casi, la descrizione più adeguata del mondo sia quella capace di confrontarsi con il paradosso, accogliendo una qualche forma di coincidenza tra gli opposti, apparentemente inaccettabile. Due correnti filosofiche e culturali hanno frequentato in maniera fruttuosa lo sfaccettato prisma del paradosso: il Rinascimento e la cibernetica di secondo ordine, momenti cruciali della scena del pensiero, il cui spirito è incarnato da Niccolò Cusano e Niklas Luhmann. In questo ampio terreno d’indagine, l’analisi qui proposta si focalizzerà sulle concezioni della mente emerse dal fermento culturale e interdisciplinare delle due epoche, il cui accostamento svela similitudini cruciali: la mente come immagine della totalità divina, forma del mondo, centro forato dell’universo rinascimentale, condivide con la nuova idea della coscienza come sistema autopoietico proposta da Luhmann il problema della gestione della differenza tra identità e differenza, nonché il paradosso della totalità che contiene sé stessa. Le due teorie sono tuttavia divise da una differenza: il perno di tutto il pensiero cusaniano è rappresentato dall’ammissibilità di una forma di intellezione intuitiva, svincolata dall’operatività lineare della successione temporale del pensiero, che prende il nome di visione. Se per Luhmann osservare è indicare distinguendo (eredità logica di George Spencer-Brown), la visione cusaniana rappresenta l’operazione che lascia andare la differenza per accedere alla cognizione indifferenziata, che annulla la distinzione col proprio oggetto nella totalità divina. L’incommensurabilità tra visione e osservazione rappresenta la pietra angolare della nostra ricerca da cui poter constatare che in determinati casi-limite ciò che è logicamente impossibile vale come necessità operativa. Questo snodo centrale sarà affrontato analizzando la portata creativa della prospettiva pittorica e il concetto cruciale di “viva imago” delineato da Cusano. Nei tre capitoli in cui è suddivisa la tesi, saranno toccati autori che spiccano per la loro affinità concettuale al problema trattato: Hegel, Von Foerster, Turing, Maturana, Leonardo da Vinci, Pico e Charles de Bovelles sono solo alcuni dei nomi che entrano in circolo, orientando la ricerca verso campi del sapere apparentemente più distanti, come la psicanalisi lacaniana analizzata da Alenka Zupančič e il pensiero del matematico Richard Dedekind. Come risulterà evidente nel terzo capitolo, appoggiandoci alla tesi di Elena Esposito sull’operazione di modalizzazione, l’opera di Cusano e quella di Luhmann sono accomunate dall’anelito verso il mantenimento di una differenza trascendente proprio perché immanente ad ogni identità. La ricerca si chiude proprio sulla metafora della visione circolare, introdotta da Cusano nel “De visione Dei”, immagine che esplica valore della co-operazione tra osservatori, che includendo le proprie prospettive angolari l’una nell’altra si approssimano al paradosso della “sapientia”. File | Dimensione | Formato | |
---|---|---|---|
968976_ciabattit._la_vitadella_menteil_ritorno_nel_paradosso.pdf
non disponibili
Tipologia:
Altro materiale allegato
Dimensione
1.85 MB
Formato
Adobe PDF
|
1.85 MB | Adobe PDF |
I documenti in UNITESI sono protetti da copyright e tutti i diritti sono riservati, salvo diversa indicazione.
https://hdl.handle.net/20.500.14240/144855