In Italy, the labour market is characterised by inequalities that weigh most heavily on those who are disadvantaged and who find it most difficult to find employment and an adequate income. Immigrant women are among them. Moreover, they find it difficult to break out of occupational segregation by predominantly performing gendered and ethnicised care work as carers or babysitters or domestic helpers. These jobs have been 'socially' attributed to them mainly since the 1970s following the increase in the participation of Italian women in the world of work, which increased the demand for caregivers for children and the elderly and for domestic workers to meet the need to reconcile work and family life: this increased a new private welfare for the care and assistance of children and the elderly where women of foreign origin are almost exclusively in charge of them. Reconciliation thus becomes a transnational issue also affecting immigrant women. They undertook migration to Italy as a family strategy, leaving behind in their country of origin their children, husbands/partners, grandchildren. Therefore, it is important to understand and analyse the experience of these women workers and mothers (also at a distance), as well as their conditions of potential vulnerability of being women, foreigners, inserted in a poorly protected and valued labour sector (Bertagnoni M. 2019; Germano S. and Felicetti M. 2020). Moreover, it is difficult for them to reconcile due to scarce economic resources, reduced social networks to rely on in the country of arrival (Naldini M., Caponio T., and Ricucci R. 2019). Intersectionality (introduced by Crenshaw in 1989) can be a useful analytical tool to understand the experience of these women, shaped by the intertwining of three axes: being women, foreigners, and the type of work performed or sought. It is to this interweaving and these connections that this thesis work looks in an attempt to grasp the complexity and criticality of this migratory presence. The work is structured as follows. The first chapter presents the intersectional approach, focusing on its historical origins and how to carry out an intersectional analysis. The second analyses immigrant women's work and highlights the inequalities present between immigrant women and men and Italian women in employment and work-family reconciliation. The third reports on the objectives, design, data and results of the research carried out during the curricular internship as part of the degree course in Social Policies and Services, attempting to investigate how gender intersects with foreign citizenship, age, motherhood, family model and lack of resources influencing the employability and employment of the women who participated in the research. The empirical material consists of 18 semi-structured interviews with immigrant mothers (mostly from Africa), a focus group and brain storming with the team, and an interview with a privileged witness; these materials are also complemented by a visual analysis of some drawings collected during the focus group.
In Italia il mercato del lavoro è caratterizzato da disuguaglianze che gravano soprattutto su coloro che riversano in condizioni di svantaggio e che trovano maggiori difficoltà nella ricerca di un’occupazione e nel reperire un reddito adeguato. Le donne immigrate sono tra questi. Inoltre, hanno difficoltà ad uscire dalla segregazione occupazionale svolgendo prevalentemente lavori genderizzati ed etnicizzati di cura come badanti o babysitter o domestici come colf. Lavori attribuiti loro “socialmente” a partire soprattutto dagli anni ’70 del XX secolo in seguito all’incremento della partecipazione femminile di donne italiane nel mondo del lavoro che ha aumentato la richiesta di caregiver per minori e anziani e di lavoratrici domestiche per rispondere all’esigenza di conciliazione lavoro-famiglia: ciò ha aumentao un nuovo welfare privato per la cura e l’assistenza di bambini e anziani dove ad occuparsene sono quasi esclusivamente donne di origine straniera. La conciliazione diventa, così, un tema transnazionale interessando anche le donne immigrate. Queste hanno intrapreso la migrazione verso l’Italia come strategia di tipo familiare, lasciando nel Paese d’origine figli/e, mariti/compagni, nipoti. Pertanto, è importante comprendere e analizzare l’esperienza di queste lavoratrici e madri (anche a distanza), nonché le loro condizioni di potenziale vulnerabilità dell’essere donne, straniere, inserite in un settore lavorativo poco tutelato e valorizzato (Bertagnoni M. 2019; Germano S. e Felicetti M. 2020). Inoltre, per loro è difficile conciliare per scarse risorse economiche, ridotte reti sociali su cui contare nel paese d’arrivo (Naldini M., Caponio T., e Ricucci R. 2019). L’intersezionalità (introdotta da Crenshaw nel 1989) può essere un utile strumento analitico per comprendere l’esperienza di queste donne, plasmata dall’intreccio di tre assi: l’essere donne, straniere e la tipologia di lavoro svolto o cercato. È a questo intreccio e a queste connessioni che il presente lavoro di tesi guarda per cercare di cogliere la complessità e le criticità di questa presenza migratoria. Il lavoro è strutturato come segue. Il primo capitolo presenta l’approccio intersezionale, focalizzandosi sulle sue origini storiche e sulle modalità per svolgere un’analisi intersezionale. Il secondo analizza il lavoro femminile immigrato e mette in luce le disuguaglianze presenti tra donne e uomini immigrati e donne italiane nell’ambito dell’occupazione e della conciliazione lavoro-famiglia. Il terzo riporta obiettivi, disegno, dati e risultati della ricerca svolta durante il tirocinio curricolare svolto nell’ambito del corso di laurea in Politiche e servizi sociali, cercando di indagare come il genere si interseca con la cittadinanza straniera, l’età, la maternità, il modello di famiglia e la mancanza di risorse influenzando l’occupabilità e l’occupazione delle donne che hanno partecipato alla ricerca. Il materiale empirico è costituito da 18 interviste semi-strutturate a madri immigrate (provenienti, per lo più, dall’Africa), un focus group e un brain storming con l’équipe, una intervista ad una testimone privilegiata; a questi materiali si aggiunge anche un’analisi visuale di alcuni disegni raccolti durante il focus group.
Occupazione femminile immigrata: orientamento e inserimento al lavoro e conciliazione famiglia-lavoro da una prospettiva intersezionale e di genere
BUNICONTRA, DALIA
2022/2023
Abstract
In Italia il mercato del lavoro è caratterizzato da disuguaglianze che gravano soprattutto su coloro che riversano in condizioni di svantaggio e che trovano maggiori difficoltà nella ricerca di un’occupazione e nel reperire un reddito adeguato. Le donne immigrate sono tra questi. Inoltre, hanno difficoltà ad uscire dalla segregazione occupazionale svolgendo prevalentemente lavori genderizzati ed etnicizzati di cura come badanti o babysitter o domestici come colf. Lavori attribuiti loro “socialmente” a partire soprattutto dagli anni ’70 del XX secolo in seguito all’incremento della partecipazione femminile di donne italiane nel mondo del lavoro che ha aumentato la richiesta di caregiver per minori e anziani e di lavoratrici domestiche per rispondere all’esigenza di conciliazione lavoro-famiglia: ciò ha aumentao un nuovo welfare privato per la cura e l’assistenza di bambini e anziani dove ad occuparsene sono quasi esclusivamente donne di origine straniera. La conciliazione diventa, così, un tema transnazionale interessando anche le donne immigrate. Queste hanno intrapreso la migrazione verso l’Italia come strategia di tipo familiare, lasciando nel Paese d’origine figli/e, mariti/compagni, nipoti. Pertanto, è importante comprendere e analizzare l’esperienza di queste lavoratrici e madri (anche a distanza), nonché le loro condizioni di potenziale vulnerabilità dell’essere donne, straniere, inserite in un settore lavorativo poco tutelato e valorizzato (Bertagnoni M. 2019; Germano S. e Felicetti M. 2020). Inoltre, per loro è difficile conciliare per scarse risorse economiche, ridotte reti sociali su cui contare nel paese d’arrivo (Naldini M., Caponio T., e Ricucci R. 2019). L’intersezionalità (introdotta da Crenshaw nel 1989) può essere un utile strumento analitico per comprendere l’esperienza di queste donne, plasmata dall’intreccio di tre assi: l’essere donne, straniere e la tipologia di lavoro svolto o cercato. È a questo intreccio e a queste connessioni che il presente lavoro di tesi guarda per cercare di cogliere la complessità e le criticità di questa presenza migratoria. Il lavoro è strutturato come segue. Il primo capitolo presenta l’approccio intersezionale, focalizzandosi sulle sue origini storiche e sulle modalità per svolgere un’analisi intersezionale. Il secondo analizza il lavoro femminile immigrato e mette in luce le disuguaglianze presenti tra donne e uomini immigrati e donne italiane nell’ambito dell’occupazione e della conciliazione lavoro-famiglia. Il terzo riporta obiettivi, disegno, dati e risultati della ricerca svolta durante il tirocinio curricolare svolto nell’ambito del corso di laurea in Politiche e servizi sociali, cercando di indagare come il genere si interseca con la cittadinanza straniera, l’età, la maternità, il modello di famiglia e la mancanza di risorse influenzando l’occupabilità e l’occupazione delle donne che hanno partecipato alla ricerca. Il materiale empirico è costituito da 18 interviste semi-strutturate a madri immigrate (provenienti, per lo più, dall’Africa), un focus group e un brain storming con l’équipe, una intervista ad una testimone privilegiata; a questi materiali si aggiunge anche un’analisi visuale di alcuni disegni raccolti durante il focus group.I documenti in UNITESI sono protetti da copyright e tutti i diritti sono riservati, salvo diversa indicazione.
https://hdl.handle.net/20.500.14240/144796