My paper analyzes the theme of prostitution in post-World War II Italy by comparing three important authors: Pier Paolo Pasolini, Alberto Moravia and Dino Buzzati. In the first chapter, a historical and social overview of the phenomenon of prostitution is offered, starting with the regolamentarist policies that announced the opening of brothels in Italy starting in 1860, up to the Merlin law of 1958, which instead provided for the abolition of the regulation of prostitution, with the consequent closure of brothels. The debate for the approval of Senator Merlin's bill highlights what was the view of the figure of the prostitute and sex work in 1950s society; a debate that also expanded within the feminist world, which included abolitionists on one side and the sex workers' movement on the other, which demanded rights and social recognition. Finally, the phenomenon of male sex work is briefly analyzed through some news cases from those years. In the second chapter, however, an attempt is made to understand what was the connection of the three authors taken into analysis with the world of prostitution, tracing their lives and literary production and highlighting the different novels that deal with the theme of sex work. In particular, we can see how Pasolini had a direct and personal contact with sex work, already in Friuli, but even more so after moving to Rome, when he came into contact with boys from the borgate who prostituted themselves to supplement their income. And it is precisely to recount this reality that he wrote first Ragazzi di vita in 1955 and then Una vita violenta in 1958. Instead, Moravia's novel that deals with the theme taken under analysis is La romana (1947), which recounts the life and professional training of Adriana, a 21-year-old girl who, thanks to her work as a prostitute, comes into contact with many different men. The Roman author wants to show how the popular world, represented in this case by a prostitute, is devoid of any moral corruption unlike what happens in bourgeois society. Buzzati, too, has always claimed to have frequented the world of prostitution, and in fact in Un amore (1963) he recounts his own personal experience by playing the role of Antonio Dorigo, an established man who falls in love with a young prostitute girl named Adelaide. Finally, in the last chapter we move on to direct analysis and comparison between the novels, trying to outline the points of encounter and differences. In addition, an attempt is made to understand what is the vision of sex work that transpires in the different texts, dwelling on certain aspects: the popular extraction of sex workers without, however, excluding cases of male prostitution, the bourgeois origin of the client, the young lover, the figure of the pimp, and the meeting places.
Il mio elaborato analizza il tema della prostituzione nell’Italia del secondo dopoguerra ponendo a confronto tre importanti autori: Pier Paolo Pasolini, Alberto Moravia e Dino Buzzati. Nel primo capitolo si propone una panoramica storica e sociale del fenomeno della prostituzione a partire dalle politiche regolamentariste che annunciavano l’apertura in Italia delle case chiuse a partire dal 1860, fino ad arrivare alla legge Merlin del 1958 che prevedeva invece l’abolizione della regolamentazione della prostituzione, con la conseguente chiusura delle case di tolleranza. Il dibattito per l’approvazione del progetto della senatrice Merlin mette in evidenza quella che era la visione della figura della prostituta e del lavoro sessuale nella società degli anni ’50; dibattito che si allargava anche all’interno del mondo femminista, che comprendeva le abolizioniste da una parte e il movimento delle sex workers dall’altra, che chiedeva diritti e riconoscimenti sociali. Infine si analizza brevemente il fenomeno del lavoro sessuale maschile attraverso alcuni casi di cronaca di quegli anni. Nel secondo capitolo si tenta invece di capire qual era il legame dei tre autori presi in analisi con il mondo della prostituzione, ripercorrendo la loro vita e la produzione letteraria si mettono in luce i diversi romanzi che trattano il tema del sex work. In particolare si vede come Pasolini avesse un contatto diretto e personale con il lavoro sessuale, già in Friuli, ma ancora di più dopo il trasferimento a Roma, quando entra in contatto con i ragazzi delle borgate che si prostituiscono per arrotondare. Ed è proprio per raccontare questa realtà che scrive prima Ragazzi di vita nel 1955 e poi Una vita violenta nel 1958. Invece il romanzo di Moravia che tratta la tematica presa in analisi è La romana (1947), che racconta la vita e la formazione professionale di Adriana, una ragazza ventunenne che grazie al suo lavoro di prostituta entra in contatto con molti uomini diversi. L’autore romano vuole mostrare come il mondo popolare, rappresentato in questo caso da una prostituta, sia scevro da ogni corruzione morale a differenza di quello che accade nella società borghese. Anche Buzzati ha sempre affermato di avere frequentato il mondo della prostituzione e infatti in Un amore (1963) racconta proprio la sua personale esperienza vestendo i panni di Antonio Dorigo, un uomo affermato che si innamora di una giovane ragazza che si prostituisce, di nome Adelaide. Infine nell’ultimo capitolo si passa all’analisi diretta e al confronto tra i romanzi, cercando di delineare i punti di incontro e le differenze. Inoltre si tenta di capire qual è la visione del lavoro sessuale che traspare nei diversi testi, soffermandosi su alcuni aspetti: l’estrazione popolare delle sex workers senza però escludere i casi di prostituzione al maschile, l’origine borghese del cliente, il giovane amante, la figura del ruffiano e i luoghi dell’incontro.
La prostituzione nell’Italia del secondo dopoguerra. Tre autori a confronto: Pier Paolo Pasolini, Alberto Moravia e Dino Buzzati
GRACEFFA, GIULIA
2023/2024
Abstract
Il mio elaborato analizza il tema della prostituzione nell’Italia del secondo dopoguerra ponendo a confronto tre importanti autori: Pier Paolo Pasolini, Alberto Moravia e Dino Buzzati. Nel primo capitolo si propone una panoramica storica e sociale del fenomeno della prostituzione a partire dalle politiche regolamentariste che annunciavano l’apertura in Italia delle case chiuse a partire dal 1860, fino ad arrivare alla legge Merlin del 1958 che prevedeva invece l’abolizione della regolamentazione della prostituzione, con la conseguente chiusura delle case di tolleranza. Il dibattito per l’approvazione del progetto della senatrice Merlin mette in evidenza quella che era la visione della figura della prostituta e del lavoro sessuale nella società degli anni ’50; dibattito che si allargava anche all’interno del mondo femminista, che comprendeva le abolizioniste da una parte e il movimento delle sex workers dall’altra, che chiedeva diritti e riconoscimenti sociali. Infine si analizza brevemente il fenomeno del lavoro sessuale maschile attraverso alcuni casi di cronaca di quegli anni. Nel secondo capitolo si tenta invece di capire qual era il legame dei tre autori presi in analisi con il mondo della prostituzione, ripercorrendo la loro vita e la produzione letteraria si mettono in luce i diversi romanzi che trattano il tema del sex work. In particolare si vede come Pasolini avesse un contatto diretto e personale con il lavoro sessuale, già in Friuli, ma ancora di più dopo il trasferimento a Roma, quando entra in contatto con i ragazzi delle borgate che si prostituiscono per arrotondare. Ed è proprio per raccontare questa realtà che scrive prima Ragazzi di vita nel 1955 e poi Una vita violenta nel 1958. Invece il romanzo di Moravia che tratta la tematica presa in analisi è La romana (1947), che racconta la vita e la formazione professionale di Adriana, una ragazza ventunenne che grazie al suo lavoro di prostituta entra in contatto con molti uomini diversi. L’autore romano vuole mostrare come il mondo popolare, rappresentato in questo caso da una prostituta, sia scevro da ogni corruzione morale a differenza di quello che accade nella società borghese. Anche Buzzati ha sempre affermato di avere frequentato il mondo della prostituzione e infatti in Un amore (1963) racconta proprio la sua personale esperienza vestendo i panni di Antonio Dorigo, un uomo affermato che si innamora di una giovane ragazza che si prostituisce, di nome Adelaide. Infine nell’ultimo capitolo si passa all’analisi diretta e al confronto tra i romanzi, cercando di delineare i punti di incontro e le differenze. Inoltre si tenta di capire qual è la visione del lavoro sessuale che traspare nei diversi testi, soffermandosi su alcuni aspetti: l’estrazione popolare delle sex workers senza però escludere i casi di prostituzione al maschile, l’origine borghese del cliente, il giovane amante, la figura del ruffiano e i luoghi dell’incontro.File | Dimensione | Formato | |
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