Questo lavoro di ricerca si propone di analizzare l’evoluzione storica dei poteri degli stati nello spazio marittimo a partire dalla prima età moderna. Dalla scoperta dell’America, il mondo fu segnato da grandi trasformazioni che ridefinirono radicalmente le relazioni tra i continenti e le dinamiche globali. Il mare acquisì un’importanza strategica, consentendo di mettere in discussione la concezione terrocentrica medievale e di elaborare nuove categorie di pensiero. In particolare l’oceano e il controllo delle sue rotte divennero fondamentali per garantire l’accesso degli stati alle nuove terre e alle risorse. In questo contesto di forte tensione e competizione, si affermò la teoria del dominio marittimo o dottrina monopolistica del mare clausum. Sulla base di questa dottrina, i regni iberici considerarono il mare come un’estensione naturale dei propri stati, negando alle altre potenze il diritto alla libera navigazione e al commercio. Per giustificare e legittimare le loro politiche di chiusura, chiesero il supporto della Chiesa che, attraverso le donazioni papali, fornì loro il riconoscimento formale che conferiva l'esclusività di dominio marittimo e territoriale. Tuttavia, in particolare con la Riforma protestante, le altre potenze europee avviarono una corsa per la conquista dei territori, contrastando il dominio marittimo iberico sulla base del principio del mare liberum, che promuoveva la libertà di navigazione e commercio per tutte le nazioni. In un contesto sempre più internazionale e complesso, urgevano soluzioni giuridiche efficaci che potessero superare i limiti del diritto romano e di quello civile medievale. Servivano interpretazioni nuove per la risoluzione delle dispute sul controllo degli spazi marittimi e terrestri. Questa esigenza pratica stimolò i dibattiti giuridici sul dominio esclusivo dei mari, portando a un’evoluzione importante del diritto marittimo e dei principi che ne regolavano l’uso. I giuristi iniziarono a collaborare sempre di più con le corone e a lavorare nelle ambasciate prestando consulenze ai sovrani in materia di diritto marittimo internazionale. Era il potere politico stesso che cercava il sostegno della dottrina richiedendo pareri legali per legittimare le proprie politiche estere e le rivendicazioni territoriali e marittime. La polarizzazione tra la dottrina del mare liberum e quella del mare clausum, riflettendo le diverse strategie coloniali delle potenze, crebbe e diede inizio alla cosiddetta guerra libresca dei cent’anni. Per l'importanza del ruolo dei giuristi e dei loro lavori, nella seconda sezione della tesi si è scelto di ripartire dai testi e di analizzare le principali teorie giuridiche riguardanti il diritto del mare intrecciato con il tema della legittimità della conquista di terre e mari. Tra gli autori più importanti che hanno segnato il dibattito moderno sulla sovranità del mare abbiamo Francisco de Vitoria, Alberico Gentili, Ugo Grozio e John Selden. Infine si vedrà come questi autori si distanzino o innovino la tradizione antica e medievale e come ancora oggi le loro riflessioni continuino a influenzare la narrazione geopolitica contemporanea.
Mare liberum e Mare clausum nell'età moderna
CARETTO, GRETA
2023/2024
Abstract
Questo lavoro di ricerca si propone di analizzare l’evoluzione storica dei poteri degli stati nello spazio marittimo a partire dalla prima età moderna. Dalla scoperta dell’America, il mondo fu segnato da grandi trasformazioni che ridefinirono radicalmente le relazioni tra i continenti e le dinamiche globali. Il mare acquisì un’importanza strategica, consentendo di mettere in discussione la concezione terrocentrica medievale e di elaborare nuove categorie di pensiero. In particolare l’oceano e il controllo delle sue rotte divennero fondamentali per garantire l’accesso degli stati alle nuove terre e alle risorse. In questo contesto di forte tensione e competizione, si affermò la teoria del dominio marittimo o dottrina monopolistica del mare clausum. Sulla base di questa dottrina, i regni iberici considerarono il mare come un’estensione naturale dei propri stati, negando alle altre potenze il diritto alla libera navigazione e al commercio. Per giustificare e legittimare le loro politiche di chiusura, chiesero il supporto della Chiesa che, attraverso le donazioni papali, fornì loro il riconoscimento formale che conferiva l'esclusività di dominio marittimo e territoriale. Tuttavia, in particolare con la Riforma protestante, le altre potenze europee avviarono una corsa per la conquista dei territori, contrastando il dominio marittimo iberico sulla base del principio del mare liberum, che promuoveva la libertà di navigazione e commercio per tutte le nazioni. In un contesto sempre più internazionale e complesso, urgevano soluzioni giuridiche efficaci che potessero superare i limiti del diritto romano e di quello civile medievale. Servivano interpretazioni nuove per la risoluzione delle dispute sul controllo degli spazi marittimi e terrestri. Questa esigenza pratica stimolò i dibattiti giuridici sul dominio esclusivo dei mari, portando a un’evoluzione importante del diritto marittimo e dei principi che ne regolavano l’uso. I giuristi iniziarono a collaborare sempre di più con le corone e a lavorare nelle ambasciate prestando consulenze ai sovrani in materia di diritto marittimo internazionale. Era il potere politico stesso che cercava il sostegno della dottrina richiedendo pareri legali per legittimare le proprie politiche estere e le rivendicazioni territoriali e marittime. La polarizzazione tra la dottrina del mare liberum e quella del mare clausum, riflettendo le diverse strategie coloniali delle potenze, crebbe e diede inizio alla cosiddetta guerra libresca dei cent’anni. Per l'importanza del ruolo dei giuristi e dei loro lavori, nella seconda sezione della tesi si è scelto di ripartire dai testi e di analizzare le principali teorie giuridiche riguardanti il diritto del mare intrecciato con il tema della legittimità della conquista di terre e mari. Tra gli autori più importanti che hanno segnato il dibattito moderno sulla sovranità del mare abbiamo Francisco de Vitoria, Alberico Gentili, Ugo Grozio e John Selden. Infine si vedrà come questi autori si distanzino o innovino la tradizione antica e medievale e come ancora oggi le loro riflessioni continuino a influenzare la narrazione geopolitica contemporanea.File | Dimensione | Formato | |
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