Automazione, lavoro e umano Come l’automazione porterà alla fine del lavoro e come ridefinire il concetto di umanità senza lavoro

This work begins with the observation of the ever-increasing drive towards automation. Philosophers and other scholars have called this new era a fourth revolution that will lead to the replacement of the human being by machines in many aspects of today's life; in particular, we will analyze the theories that see automation as a future disappearance of work. As doubtful as it is that all jobs will be automated, there seems to be a consensus and also a hope for the disappearance of most of the jobs. This would not imply a change in the duties of workers, as happened with the industrial revolution, but a real suppression of many jobs. Although this is the scenario so desired by Marxism, in which man would finally find himself free from alienating work, it seems that on the other hand problems of fundamental importance are generated and contrary to the well-being created by automation. Already in the 1950s Kurt Vonnegut wrote about a world based on the work of machines in which few jobs had survived, to the detriment of the more numerous age who, abandoned to themselves and excluded from progress, would have turned against the machines themselves. How to avoid this scenario? The fundamental problems to be confronted are mainly two: the question of redistribution, which becomes central when the main source of income is lacking; and the question of the recognition of the individual in society which today in many ways is based on the role of worker. We will then present the state of the art on the proposals relating to the resolution of problems arising from technological unemployment, highlighting its advantages and criticalities. However, the issue will be reviewed in function of a redefinition of the role and value of the individual not dependent on work. In order to be able to design a post-work society it is necessary to rethink in a historical perspective the claim of co-extensivity of the human being with the worker, showing how in the future man will no longer be faber.

Questo lavoro prende avvio dalla constatazione della sempre più crescente spinta verso l’automazione. Filosofi e altri studiosi hanno definito questa nuova epoca una quarta rivoluzione che porterà alla sostituzione dell’essere umano da parte delle macchine in molti aspetti della vita odierna; in particolare andremo ad analizzare le teorie che vedono nell’automazione una futura scomparsa del lavoro. Per quanto sia dubbio che tutti i lavori saranno automatizzati, sembra esserci un consenso e anche una speranza verso la scomparsa della gran parte dei lavori. Ciò non implicherebbe un cambiamento delle mansioni dei lavoratori, come successe con la rivoluzione industriale, ma una vera e propria soppressione molti posti di lavoro. Sebbene questo sia lo scenario tanto desiderato dal marxismo, in cui l’uomo si troverebbe finalmente libero dal lavoro alienante, sembra che d’altro canto si generino problemi di importanza fondamentale e in controtendenza con il benessere creato dall’automazione. Già negli anni ’50 Kurt Vonnegut scriveva di un mondo basato sul lavoro delle macchine in cui pochi impieghi erano sopravvissuti, a scapito del ceto più numeroso che, abbandonato a sé stesso ed escluso dal progresso, si sarebbe rivoltato contro le macchine stesse. Come evitare questo scenario? I problemi fondamentali con cui confrontarsi sono principalmente due: la questione della ridistribuzione, che diventa centrale nel momento in cui viene a mancare la fonte principale di reddito; e la questione riguardante il riconoscimento dell’individuo nella società che oggi per molti versi si basa sul ruolo di lavoratore. Verrà quindi presento lo stato dell’arte sulle proposte relative alla risoluzione dei problemi derivati dalla disoccupazione tecnologica, evidenziandone i vantaggi e le criticità. La questione però verrà rivista in funzione di una ridefinizione del ruolo e del valore dell’individuo non dipendente dal lavoro. Per poter progettare una società post-lavoro è necessario ripensare in una prospettiva storica la pretesa di coestensività dell’essere umano con il lavoratore, mostrando come in futuro l’uomo non sarà più faber.