During the reign of Queen Victoria in Great Britain, there were no aspects of urban and rural life which could avoid the exploitation of animals, from construction and commercial activities, to mining, to the transport of materials and people, to agriculture and livestock…the streets constantly resounded with the crack of the whip and the blow of the cane. Horses, donkeys and dogs were used as beasts of burden; parrots and other exotic animals were bought and sold, exhibited in zoos; their capture and taming were erected as a symbol of the conquering British power. Bulls, roosters, rats and dogs were forced to fight inside dark and stinky pubs, to their death; goats and sheep were dismembered in the streets, while blood flowed fluidly in the gutters and the insides of the animals were poured everywhere. It is precisely in this society that Anna Sewell wrote her masterpiece Black Beauty: his groom and companions. The autobiography of a horse. Its incredible success can be attributed in part to the Christian message it refers to: people might be judged before the eyes of God if they fail to treat animals with the respect and consideration they deserve as living creatures, having emotions and feelings just like humans. The novel was seen as a text full of moral considerations, for those animals without a voice of their own and ways to defend themselves.

Nella Gran Bretagna vittoriana, nessun aspetto della vita cittadina e rurale poteva fare a meno degli animali, dalle attività edilizie e commerciali, alle miniere, ai trasporti di materiali e persone, all’agricoltura e l’allevamento, le strade risuonavano costantemente dello schioccare della frusta e dei colpi del bastone. Cavalli, asini e cani erano utilizzati come bestie da soma o da traino; pappagalli e altri animali esotici erano comprati, venduti ed esposti negli zoo; la loro cattura e doma erano erette a simbolo della potenza conquistatrice britannica. Tori, galli, ratti e cani erano costretti ai combattimenti all’interno di locali bui e maleodoranti, fino alla morte, al suono assordante degli scommettitori, mentre gruppi di capre e pecore venivano smembrate in strada, dove il sangue scorreva fluido nei canali di drenaggio e le interiora degli animali erano riversate in ogni angolo. E’ proprio in questa società che Anna Sewell crea il suo capolavoro, Black Beauty: his groom and companions. The autobiography of a horse. Il suo incredibile successo è attribuito in parte al messaggio cristiano a cui rimanda: le persone saranno giudicate negativamente davanti agli occhi di Dio, se non trattano gli animali con il rispetto e la considerazione che meritano in quanto creature viventi, provviste di emozioni e sentimenti. Il romanzo fu visto come un testo intriso di considerazioni morali per quegli animali sprovvisti di voce propria e di modi per difendersi. Un libro innovativo per l’epoca, nel quale il narratore è il cavallo protagonista della storia; tutt’oggi considerato un “evergreen”. La strategia di far parlare in prima persona l’animale, fu sicuramente utile per coinvolgere e motivare il lettore a umanizzare il cavallo al pari dei suoi simili. Quello che potrebbe sembrare un libro per bambini, fu in realtà un libro che volle denunciare le condizioni spesso crudeli in cui i cavalli erano costretti a lavorare nella Gran Bretagna di fine 1800. Negli Stati Uniti D’America, Black Beauty fu considerato “Uncle Tom’s Cabin of the Horse”, in quanto fu il libro che portò al miglioramento delle condizioni animali nel paese, alla stesura di nuove leggi per la loro difesa e alla nascita di numerose organizzazioni per la salvaguardia e protezione animale; proprio come il romanzo di Harriet Beecher Stowe, Uncle Tom’s Cabin, condusse all’abolizione della schiavitù delle persone di colore. Black Beauty fu scritto nel 1877, e nell’arco di cinque anni vendette più di 280.000 copie sia negli Stati Uniti, sia in Gran Bretagna.

BLACK BEAUTY: A NOVEL AGAINST ANIMAL ABUSE

BUSANO, MARTINA
2022/2023

Abstract

Nella Gran Bretagna vittoriana, nessun aspetto della vita cittadina e rurale poteva fare a meno degli animali, dalle attività edilizie e commerciali, alle miniere, ai trasporti di materiali e persone, all’agricoltura e l’allevamento, le strade risuonavano costantemente dello schioccare della frusta e dei colpi del bastone. Cavalli, asini e cani erano utilizzati come bestie da soma o da traino; pappagalli e altri animali esotici erano comprati, venduti ed esposti negli zoo; la loro cattura e doma erano erette a simbolo della potenza conquistatrice britannica. Tori, galli, ratti e cani erano costretti ai combattimenti all’interno di locali bui e maleodoranti, fino alla morte, al suono assordante degli scommettitori, mentre gruppi di capre e pecore venivano smembrate in strada, dove il sangue scorreva fluido nei canali di drenaggio e le interiora degli animali erano riversate in ogni angolo. E’ proprio in questa società che Anna Sewell crea il suo capolavoro, Black Beauty: his groom and companions. The autobiography of a horse. Il suo incredibile successo è attribuito in parte al messaggio cristiano a cui rimanda: le persone saranno giudicate negativamente davanti agli occhi di Dio, se non trattano gli animali con il rispetto e la considerazione che meritano in quanto creature viventi, provviste di emozioni e sentimenti. Il romanzo fu visto come un testo intriso di considerazioni morali per quegli animali sprovvisti di voce propria e di modi per difendersi. Un libro innovativo per l’epoca, nel quale il narratore è il cavallo protagonista della storia; tutt’oggi considerato un “evergreen”. La strategia di far parlare in prima persona l’animale, fu sicuramente utile per coinvolgere e motivare il lettore a umanizzare il cavallo al pari dei suoi simili. Quello che potrebbe sembrare un libro per bambini, fu in realtà un libro che volle denunciare le condizioni spesso crudeli in cui i cavalli erano costretti a lavorare nella Gran Bretagna di fine 1800. Negli Stati Uniti D’America, Black Beauty fu considerato “Uncle Tom’s Cabin of the Horse”, in quanto fu il libro che portò al miglioramento delle condizioni animali nel paese, alla stesura di nuove leggi per la loro difesa e alla nascita di numerose organizzazioni per la salvaguardia e protezione animale; proprio come il romanzo di Harriet Beecher Stowe, Uncle Tom’s Cabin, condusse all’abolizione della schiavitù delle persone di colore. Black Beauty fu scritto nel 1877, e nell’arco di cinque anni vendette più di 280.000 copie sia negli Stati Uniti, sia in Gran Bretagna.
ENG
During the reign of Queen Victoria in Great Britain, there were no aspects of urban and rural life which could avoid the exploitation of animals, from construction and commercial activities, to mining, to the transport of materials and people, to agriculture and livestock…the streets constantly resounded with the crack of the whip and the blow of the cane. Horses, donkeys and dogs were used as beasts of burden; parrots and other exotic animals were bought and sold, exhibited in zoos; their capture and taming were erected as a symbol of the conquering British power. Bulls, roosters, rats and dogs were forced to fight inside dark and stinky pubs, to their death; goats and sheep were dismembered in the streets, while blood flowed fluidly in the gutters and the insides of the animals were poured everywhere. It is precisely in this society that Anna Sewell wrote her masterpiece Black Beauty: his groom and companions. The autobiography of a horse. Its incredible success can be attributed in part to the Christian message it refers to: people might be judged before the eyes of God if they fail to treat animals with the respect and consideration they deserve as living creatures, having emotions and feelings just like humans. The novel was seen as a text full of moral considerations, for those animals without a voice of their own and ways to defend themselves.
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Utilizza questo identificativo per citare o creare un link a questo documento: https://hdl.handle.net/20.500.14240/144466