Il punto di vista maschile ha costituito una costante all'interno dei primi studi scientifici e sociali. Tuttavia, il tema della maschilità è stato trattato spesso in modo implicito, arrivando solo con il tempo a costituirsi come oggetto di studi focalizzati e sistematici. L'interesse per la materia ha progressivamente portato molti autori a interrogarsi su cosa, all'interno del consueto ordinamento dei generi, fosse fissato per natura e cosa, invece, dipendesse dal contesto sociale. La maschilità, infatti, non è sempre uguale a se stessa, come un'essenza o una categoria, ma i suoi confini sfumano man mano che ci si sposta nel tempo e nello spazio. Il presente lavoro, dopo aver esposto brevemente il contributo dei principali autori che, in ambito psicodinamico, si sono occupati di maschilità, si propone di mostrare come questo costrutto si sia trasformato negli ultimi decenni e come esso muti radicalmente in ambienti culturali diversi. A questo scopo, vengono descritti alcuni settori in cui, nel mondo occidentale, il cambiamento si è mostrato con maggiore evidenza, quali la sfera amorosa e familiare, il legame con i figli, la divisione del lavoro domestico, la violenza sulle donne e il rapporto con l'immagine corporea. Vengono presentati, poi, alcuni esempi tratti dall'antropologia culturale di come popoli differenti possano divergere nelle proprie concezioni di virilità. Si va dai Tahitiani, che non sembrano curarsene, ai Sambia, per i quali essa è un traguardo da conquistare attraverso un rito di iniziazione e mantenere mediante l'adesione a un rigido codice comportamentale. Nel porre in rilievo la mutevolezza della maschilità non si intende, comunque, arrivare alla conclusione che essa non esista. L'obiettivo, piuttosto è mettere in discussione gli stereotipi che guidano la tradizionale concezione dei generi, dimostrando la possibilità di un più paritario rapporto fra maschile e femminile.

Le trasformazioni della figura maschile. Una prospettiva psicodinamica.

FALCO, GEMMA
2008/2009

Abstract

Il punto di vista maschile ha costituito una costante all'interno dei primi studi scientifici e sociali. Tuttavia, il tema della maschilità è stato trattato spesso in modo implicito, arrivando solo con il tempo a costituirsi come oggetto di studi focalizzati e sistematici. L'interesse per la materia ha progressivamente portato molti autori a interrogarsi su cosa, all'interno del consueto ordinamento dei generi, fosse fissato per natura e cosa, invece, dipendesse dal contesto sociale. La maschilità, infatti, non è sempre uguale a se stessa, come un'essenza o una categoria, ma i suoi confini sfumano man mano che ci si sposta nel tempo e nello spazio. Il presente lavoro, dopo aver esposto brevemente il contributo dei principali autori che, in ambito psicodinamico, si sono occupati di maschilità, si propone di mostrare come questo costrutto si sia trasformato negli ultimi decenni e come esso muti radicalmente in ambienti culturali diversi. A questo scopo, vengono descritti alcuni settori in cui, nel mondo occidentale, il cambiamento si è mostrato con maggiore evidenza, quali la sfera amorosa e familiare, il legame con i figli, la divisione del lavoro domestico, la violenza sulle donne e il rapporto con l'immagine corporea. Vengono presentati, poi, alcuni esempi tratti dall'antropologia culturale di come popoli differenti possano divergere nelle proprie concezioni di virilità. Si va dai Tahitiani, che non sembrano curarsene, ai Sambia, per i quali essa è un traguardo da conquistare attraverso un rito di iniziazione e mantenere mediante l'adesione a un rigido codice comportamentale. Nel porre in rilievo la mutevolezza della maschilità non si intende, comunque, arrivare alla conclusione che essa non esista. L'obiettivo, piuttosto è mettere in discussione gli stereotipi che guidano la tradizionale concezione dei generi, dimostrando la possibilità di un più paritario rapporto fra maschile e femminile.
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