The idea of the end of the world is something that humanity have always lived with, and which found a new expansion and a new meaning in the 20th century, in light of the tragedies that man has witnessed. It is an idea that has forcefully returned to daily discourse in the 2020s, driven by the ecological crisis, the first major global pandemic of modern times, the first war on the European continent since 1945, the return of the nuclear threat and global geopolitical instability. These and other factors have fuelled a reflection on the possibility of the end of humanity which has roots planted above all the cultural system of entertainment. Among the various declinations that this reflection on the post-human has generated, there is one that has become the object of great exploitation by mainstream and popular publications and on which this thesis wants to focus in particular: the post -apocalypse. By post-apocalyptic narrative we mean those products set in a world in which a great cataclysm, natural or artificial, has caused the almost total extinction of human beings, or rather, has caused the breakdown of the social system as it currently exists, and we know. Generally, these stories focus on the events of a group of survivors committed not only to surviving, but also in the attempt to rebuild a semblance of order and society. Within this group of works there is then a specific subcategory, a niche in which the protagonists are usually a parent and a child, generally a father and his son. In these stories the parent faces a hostile and inhospitable world, in which his life and that of his offspring are constantly threatened by external elements, and the only way to safeguard the future (and therefore the safety of the child) is through adult sacrifice. The thesis focuses on the analysis of this type of representations, bringing to light how the presence of the child substantially modifies the apocalyptic discourse, which loses the eschatological vein of religious apocalypses to become a criticism of contemporary society; therefore, linked to the ethos of the society in which we live. The representations of parenthood in the post-apocalypse are built as travel stories in a devastated world, in which the older generations reflect on the need for sacrifice in order to safeguard a future represented by the child. In doing so they bring to light a series of contradictions and critical issues of our time.
L’idea della fine del mondo è qualcosa con cui l’essere umano ha sempre convissuto e che ha trovato una nuova espansione e un nuovo significato nel XX secolo, alla luce delle tragedie di cui l’uomo è stato testimone. È un’idea tornata prepotentemente nei discorsi quotidiani degli anni 2020, sospinta dalla crisi ecologica, dalla prima grande pandemia mondiale dei tempi moderni, la prima guerra nel continente europeo dal 1945, dal ritorno della minaccia nucleare e dall’instabilità geopolitica mondiale. Questi ed altri fattori hanno alimentato una riflessione sulla possibilità della fine dell’umano che ha radici ben piantate soprattutto nel sistema culturale dell’intrattenimento, sia esso cinematografico o di altro tipo. Tra le varie declinazioni che questa riflessione sul post-umano ha generato, ce n’è una in particolare che è diventata oggetto di un grande sfruttamento da parte delle pubblicazioni mainstream e popolari e su cui la mia tesi si vuole soffermare in particolare: la post-apocalisse. Con narrazione post-apocalittica si intendono quei prodotti ambientati in un mondo in cui un grande cataclisma, naturale o artificiale, ha causato la quasi totale estinzione dell’essere umano, o per meglio dire, ha causato il disfacimento del sistema sociale così come attualmente lo conosciamo. Generalmente queste storie si concentrano sulle vicende di un gruppo di superstiti impegnati non soltanto a sopravvivere, ma anche nel tentativo di ricostruire una parvenza di ordine e di società. All’interno di questo gruppo di opere vi è poi una sottocategoria specifica, una nicchia in cui i protagonisti sono solitamente un genitore e un figlio, generalmente un padre e il figlio maschio. In queste storie il genitore affronta un mondo ostile e inospitale, in cui la sua vita e quella della prole sono costantemente minacciate da elementi esterni, e l’unico modo per salvaguardare il futuro (e quindi la salvezza del bambino/a) è attraverso il sacrificio dell’adulto. La tesi si concentra sull’analisi di questo tipo di rappresentazioni, portando alla luce come la presenza del bambino modifichi sostanzialmente il discorso apocalittico, che perde la vena escatologica delle apocalissi religiose per diventare una critica della società contemporanea; pertanto, legata all’ethos della società in cui viviamo. Le rappresentazioni di genitorialità nella post-apocalisse si compongono come dei racconti di viaggio in un mondo devastato, in cui le vecchie generazioni riflettono sulla necessità del sacrificio in virtù della salvaguardia di un futuro rappresentato dal bambino. Nel fare ciò portano in luce una serie di contraddizioni e criticità dell’attualità.
Parenting in the post-apocalypse: Immagini e rappresentazioni della genitorialità nelle narrazioni post-apocalittiche
TANA, GIANLUCA
2023/2024
Abstract
L’idea della fine del mondo è qualcosa con cui l’essere umano ha sempre convissuto e che ha trovato una nuova espansione e un nuovo significato nel XX secolo, alla luce delle tragedie di cui l’uomo è stato testimone. È un’idea tornata prepotentemente nei discorsi quotidiani degli anni 2020, sospinta dalla crisi ecologica, dalla prima grande pandemia mondiale dei tempi moderni, la prima guerra nel continente europeo dal 1945, dal ritorno della minaccia nucleare e dall’instabilità geopolitica mondiale. Questi ed altri fattori hanno alimentato una riflessione sulla possibilità della fine dell’umano che ha radici ben piantate soprattutto nel sistema culturale dell’intrattenimento, sia esso cinematografico o di altro tipo. Tra le varie declinazioni che questa riflessione sul post-umano ha generato, ce n’è una in particolare che è diventata oggetto di un grande sfruttamento da parte delle pubblicazioni mainstream e popolari e su cui la mia tesi si vuole soffermare in particolare: la post-apocalisse. Con narrazione post-apocalittica si intendono quei prodotti ambientati in un mondo in cui un grande cataclisma, naturale o artificiale, ha causato la quasi totale estinzione dell’essere umano, o per meglio dire, ha causato il disfacimento del sistema sociale così come attualmente lo conosciamo. Generalmente queste storie si concentrano sulle vicende di un gruppo di superstiti impegnati non soltanto a sopravvivere, ma anche nel tentativo di ricostruire una parvenza di ordine e di società. All’interno di questo gruppo di opere vi è poi una sottocategoria specifica, una nicchia in cui i protagonisti sono solitamente un genitore e un figlio, generalmente un padre e il figlio maschio. In queste storie il genitore affronta un mondo ostile e inospitale, in cui la sua vita e quella della prole sono costantemente minacciate da elementi esterni, e l’unico modo per salvaguardare il futuro (e quindi la salvezza del bambino/a) è attraverso il sacrificio dell’adulto. La tesi si concentra sull’analisi di questo tipo di rappresentazioni, portando alla luce come la presenza del bambino modifichi sostanzialmente il discorso apocalittico, che perde la vena escatologica delle apocalissi religiose per diventare una critica della società contemporanea; pertanto, legata all’ethos della società in cui viviamo. Le rappresentazioni di genitorialità nella post-apocalisse si compongono come dei racconti di viaggio in un mondo devastato, in cui le vecchie generazioni riflettono sulla necessità del sacrificio in virtù della salvaguardia di un futuro rappresentato dal bambino. Nel fare ciò portano in luce una serie di contraddizioni e criticità dell’attualità.File | Dimensione | Formato | |
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