Il presente elaborato esamina la misura nella quale la divisione del mondo in due blocchi abbia potuto influenzare le posizioni della Sede Apostolica nei confronti di una Guerra fredda che divideva in due il continente europeo. Cerca di evidenziare, in particolare, le evoluzioni e svolte fondamentali nell'atteggiamento dell'istituzione cattolica e dei suoi rappresentanti supremi. Il primo capitolo presenta la prima fase dell'atteggiamento vaticano e pontificale : quello di una febbre anticomunista sia religiosa che politica. Si intravede così l'inscindibilità tra le dimensioni della dignità pontificia, il potere spirituale ed il potere temporale. Sono sottolineate le considerazioni religiose di Pio XII nei confronti del 'comunismo ateo', per natura in antagonismo con qualsiasi religione, e le caratteristiche più 'politiche' dell'atteggiamento ponteficio. Il secondo capitolo evidenzia una prima evoluzione (pure relativamente timida) nell'atteggiamento vaticano, quella dei primi passi verso un dialogo tra Sede Apostolica ed URSS. Fu personificata da tre figure maggiori : Giovanni XXIII, Paolo VI, ed infine, la figura di Mons. Agostino Casaroli, ¿habile tisseur de dialogues européens¿ (Lavopa M. ; 2014). Mette in luce il processo di istituzionalizzazione progressiva (e complessa) delle relazioni tra la Chiesa romana e gli Stati sotto influenza sovietica, e gli incontri ed accordi formali conseguenti. Per quanto riguarda l'ultimo e terzo capitolo, il titolo stesso ¿Dall'anno 1978 al crollo del comunismo. Wojtyla, il punto di svolta¿ cerca di essere significativo. L'elezione di un Papa slavo, nel 1978, ha in effetti costituito una vera e propria svolta nella storia della Guerra fredda e nell'atteggiamento vaticano nei confronti di quest'ultima. La riflessione si doveva concludere con il definitivo crollo del blocco dell'Est, nei primi del decennio 1990, e con esso, la morte del bipolarismo che aveva costituito il pilastro delle relazioni internazionali per quasi cinquant'anni. Nella storia contemporanea, e nella storia della Chiesa romana, si è aperto in quel momento una nuova dinamica, quella del processo di "recomposition du monde contemporain, l'Eglise pouvant y voir, de son côté, une éclatante démonstration de sa victoire sur un système qui prétendait la détruire" (Cracco G., De Rosa G. ; 2001).

Guerra fredda in Europa : l'atteggiamento della Santa Sede di fronte al bipolarismo

DENIS, LENA, ALICE, PAULE
2016/2017

Abstract

Il presente elaborato esamina la misura nella quale la divisione del mondo in due blocchi abbia potuto influenzare le posizioni della Sede Apostolica nei confronti di una Guerra fredda che divideva in due il continente europeo. Cerca di evidenziare, in particolare, le evoluzioni e svolte fondamentali nell'atteggiamento dell'istituzione cattolica e dei suoi rappresentanti supremi. Il primo capitolo presenta la prima fase dell'atteggiamento vaticano e pontificale : quello di una febbre anticomunista sia religiosa che politica. Si intravede così l'inscindibilità tra le dimensioni della dignità pontificia, il potere spirituale ed il potere temporale. Sono sottolineate le considerazioni religiose di Pio XII nei confronti del 'comunismo ateo', per natura in antagonismo con qualsiasi religione, e le caratteristiche più 'politiche' dell'atteggiamento ponteficio. Il secondo capitolo evidenzia una prima evoluzione (pure relativamente timida) nell'atteggiamento vaticano, quella dei primi passi verso un dialogo tra Sede Apostolica ed URSS. Fu personificata da tre figure maggiori : Giovanni XXIII, Paolo VI, ed infine, la figura di Mons. Agostino Casaroli, ¿habile tisseur de dialogues européens¿ (Lavopa M. ; 2014). Mette in luce il processo di istituzionalizzazione progressiva (e complessa) delle relazioni tra la Chiesa romana e gli Stati sotto influenza sovietica, e gli incontri ed accordi formali conseguenti. Per quanto riguarda l'ultimo e terzo capitolo, il titolo stesso ¿Dall'anno 1978 al crollo del comunismo. Wojtyla, il punto di svolta¿ cerca di essere significativo. L'elezione di un Papa slavo, nel 1978, ha in effetti costituito una vera e propria svolta nella storia della Guerra fredda e nell'atteggiamento vaticano nei confronti di quest'ultima. La riflessione si doveva concludere con il definitivo crollo del blocco dell'Est, nei primi del decennio 1990, e con esso, la morte del bipolarismo che aveva costituito il pilastro delle relazioni internazionali per quasi cinquant'anni. Nella storia contemporanea, e nella storia della Chiesa romana, si è aperto in quel momento una nuova dinamica, quella del processo di "recomposition du monde contemporain, l'Eglise pouvant y voir, de son côté, une éclatante démonstration de sa victoire sur un système qui prétendait la détruire" (Cracco G., De Rosa G. ; 2001).
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