Tra la fine dell'Ottocento e l'inizio del Novecento, la Germania ha iniziato un rapido sviluppo tecnologico che ha portato ad una conseguente fioritura economica e alla creazione di numerose città industrializzate. Se da una parte vi è un'accettazione di questa nuova realtà e un positivismo scientifico, dall'altra gli intellettuali e i cittadini si sentono sopraffatti dalla rapida innovazione e industrializzazione. Scrittori e sociologi del tempo hanno provato a spiegare i sentimenti contrastanti della popolazione causati dall'avvento della metropoli, in particolare si sono prese in analisi le opere di Georg Simmel e Rainer Maria Rilke, rispettivamente "Die Großstädte und das Geistesleben" e "Die Aufzeichnungen des Malte Laurids Brigge". Simmel, considerato il padre fondatore della sociologia moderna, vuole creare un'opera che sia in grado di portare alla luce la situazione sociale ed economica dei primi anni del Novecento. Rilke, scrittore perlopiù di liriche, cerca invece di rendere il suo unico scritto in prosa in grado di creare una reazione da parte del lettore. I due autori, essendo stati a contatto sia da un punto di vista culturale (essi si sono infatti conosciuti in ambito universitario, quando Simmel è stato docente universitario di Rilke) sia da un punto di vista sociale, attraverso l'incontro con numerosi artisti e intellettuali del tempo, quali Lou Andreas-Salomé e il pittore Rodin, hanno riportato alla luce nei loro due scritti gli stessi sentimenti di stupore ed estraniazione che caratterizzavano l'uomo della metropoli del tempo. Il tema ricorrente in entrambi gli elaborati sono il passare del tempo e il confronto tra campagna-città oppure società del passato-società del presente. Se Simmel decide però di descrivere ciò che vede della città ponendosi quasi come uno straniero, senza dare una vera e propria soluzione alla situazione in cui si ritrova il cittadino, diviso tra ragione (Vernunft) e intelletto (Verstand), Rilke descrive invece una realtà macabra, in cui l'uomo rifiuta categoricamente la sua esistenza nella città trovando la scrittura come unico rimedio ai continui stimoli che la metropoli gli presenta.

La metropoli della 'fin de siècle' in Rainer Maria Rilke e in Georg Simmel

LATTANZI, FRANCESCA
2016/2017

Abstract

Tra la fine dell'Ottocento e l'inizio del Novecento, la Germania ha iniziato un rapido sviluppo tecnologico che ha portato ad una conseguente fioritura economica e alla creazione di numerose città industrializzate. Se da una parte vi è un'accettazione di questa nuova realtà e un positivismo scientifico, dall'altra gli intellettuali e i cittadini si sentono sopraffatti dalla rapida innovazione e industrializzazione. Scrittori e sociologi del tempo hanno provato a spiegare i sentimenti contrastanti della popolazione causati dall'avvento della metropoli, in particolare si sono prese in analisi le opere di Georg Simmel e Rainer Maria Rilke, rispettivamente "Die Großstädte und das Geistesleben" e "Die Aufzeichnungen des Malte Laurids Brigge". Simmel, considerato il padre fondatore della sociologia moderna, vuole creare un'opera che sia in grado di portare alla luce la situazione sociale ed economica dei primi anni del Novecento. Rilke, scrittore perlopiù di liriche, cerca invece di rendere il suo unico scritto in prosa in grado di creare una reazione da parte del lettore. I due autori, essendo stati a contatto sia da un punto di vista culturale (essi si sono infatti conosciuti in ambito universitario, quando Simmel è stato docente universitario di Rilke) sia da un punto di vista sociale, attraverso l'incontro con numerosi artisti e intellettuali del tempo, quali Lou Andreas-Salomé e il pittore Rodin, hanno riportato alla luce nei loro due scritti gli stessi sentimenti di stupore ed estraniazione che caratterizzavano l'uomo della metropoli del tempo. Il tema ricorrente in entrambi gli elaborati sono il passare del tempo e il confronto tra campagna-città oppure società del passato-società del presente. Se Simmel decide però di descrivere ciò che vede della città ponendosi quasi come uno straniero, senza dare una vera e propria soluzione alla situazione in cui si ritrova il cittadino, diviso tra ragione (Vernunft) e intelletto (Verstand), Rilke descrive invece una realtà macabra, in cui l'uomo rifiuta categoricamente la sua esistenza nella città trovando la scrittura come unico rimedio ai continui stimoli che la metropoli gli presenta.
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