Le zeoliti sono dei minerali di origine vulcanica che, sia naturali che artificiali, vengono utilizzati in molteplici ambiti. Importante è il loro impiego in zootecnia, e in questo contesto si è sviluppata la relazione, con particolare attenzione al loro uso nell'alimentazione del suino. Le principali caratteristiche delle zeoliti utilizzate, tra cui troviamo la clinoptilolite, la chabasite e la phillipsite, sono la loro capacità di adsorbimento, di trattenere e perdere molecole e acqua in modo reversibile. Grazie a queste caratteristiche, le zeoliti sono strumenti potenzialmente utili per favorire e migliorare lo stato sanitario dei suini. A questo proposito sono stati fatti molti studi che hanno evidenziato come le zeoliti possono ridurre i casi e gli effetti di malattie come diarrea, ulcere gastriche e polmoniti, nonché ridurre l'incidenza di alcune patologie cardiache. Questi benefici portano ad avere, quindi, animali più sani e di conseguenza ne risultano migliorate le performance produttive, con vantaggi anche dal punto di vista economico. Le zeoliti sono materiali che risultano essere degli ottimi strumenti di protezione anche nei confronti di sostanze potenzialmente nocive come le micotossine, l'ammoniaca ed i metalli pesanti, tra cui i più studiati sono piombo, cadmio e rame. E' stato trovato che l'utilizzo delle zeoliti può ridurre gli effetti negativi di queste sostanze, anche se non tutti gli studi sono concordi nella valutazione dei loro effetti. Sicuramente, l'interazione con l'ammoniaca che si forma a livello metabolico può avere degli utili effetti anche a livello ambientale, perché può ridurre la presenza nelle deiezioni di questa sostanza potenzialmente nociva per l'ambiente e perché è in grado di modificare il rapporto tra l'azoto urinario e quello fecale. Le caratteristiche di adsorbimento delle zeoliti, però, possono portare anche ad avere delle interazioni molto variabili con i farmaci ad uso veterinario. Questo può portare ad avere una riduzione od un miglioramento dei loro effetti secondo il principio attivo utilizzato. Questo fenomeno sembra dipendere anche dalle caratteristiche specifiche di ogni zeolite. Pertanto, gli effetti dovuti a questa interazione andrebbero ulteriormente approfonditi considerando i loro importanti risvolti pratici. Infine, la presenza nelle zeoliti naturali, in quanto materiali di origine vulcanica, di metalli pesanti come piombo, arsenico e cadmio, potrebbe avere delle controindicazioni per il loro impiego nelle diete degli animali, così come per il consumatore dei prodotti di origine animale. In questo senso, gli studi analizzati sembrano escludere dei problemi, rimanendo questi metalli sempre molto al di sotto dei limiti consentiti per legge. In conclusione, dall'analisi fatta nella presente relazione, anche alla luce della recente riconsiderazione dell'utilizzo delle zeoliti quali strumento di mitigazione dell'impatto ambientale, può essere utile pensare ad un utilizzo di questi minerali nell'alimentazione del suino.

Zeoliti: caratteristiche e impiego nell'alimentazione del suino

BOLLATI, STEFANO
2017/2018

Abstract

Le zeoliti sono dei minerali di origine vulcanica che, sia naturali che artificiali, vengono utilizzati in molteplici ambiti. Importante è il loro impiego in zootecnia, e in questo contesto si è sviluppata la relazione, con particolare attenzione al loro uso nell'alimentazione del suino. Le principali caratteristiche delle zeoliti utilizzate, tra cui troviamo la clinoptilolite, la chabasite e la phillipsite, sono la loro capacità di adsorbimento, di trattenere e perdere molecole e acqua in modo reversibile. Grazie a queste caratteristiche, le zeoliti sono strumenti potenzialmente utili per favorire e migliorare lo stato sanitario dei suini. A questo proposito sono stati fatti molti studi che hanno evidenziato come le zeoliti possono ridurre i casi e gli effetti di malattie come diarrea, ulcere gastriche e polmoniti, nonché ridurre l'incidenza di alcune patologie cardiache. Questi benefici portano ad avere, quindi, animali più sani e di conseguenza ne risultano migliorate le performance produttive, con vantaggi anche dal punto di vista economico. Le zeoliti sono materiali che risultano essere degli ottimi strumenti di protezione anche nei confronti di sostanze potenzialmente nocive come le micotossine, l'ammoniaca ed i metalli pesanti, tra cui i più studiati sono piombo, cadmio e rame. E' stato trovato che l'utilizzo delle zeoliti può ridurre gli effetti negativi di queste sostanze, anche se non tutti gli studi sono concordi nella valutazione dei loro effetti. Sicuramente, l'interazione con l'ammoniaca che si forma a livello metabolico può avere degli utili effetti anche a livello ambientale, perché può ridurre la presenza nelle deiezioni di questa sostanza potenzialmente nociva per l'ambiente e perché è in grado di modificare il rapporto tra l'azoto urinario e quello fecale. Le caratteristiche di adsorbimento delle zeoliti, però, possono portare anche ad avere delle interazioni molto variabili con i farmaci ad uso veterinario. Questo può portare ad avere una riduzione od un miglioramento dei loro effetti secondo il principio attivo utilizzato. Questo fenomeno sembra dipendere anche dalle caratteristiche specifiche di ogni zeolite. Pertanto, gli effetti dovuti a questa interazione andrebbero ulteriormente approfonditi considerando i loro importanti risvolti pratici. Infine, la presenza nelle zeoliti naturali, in quanto materiali di origine vulcanica, di metalli pesanti come piombo, arsenico e cadmio, potrebbe avere delle controindicazioni per il loro impiego nelle diete degli animali, così come per il consumatore dei prodotti di origine animale. In questo senso, gli studi analizzati sembrano escludere dei problemi, rimanendo questi metalli sempre molto al di sotto dei limiti consentiti per legge. In conclusione, dall'analisi fatta nella presente relazione, anche alla luce della recente riconsiderazione dell'utilizzo delle zeoliti quali strumento di mitigazione dell'impatto ambientale, può essere utile pensare ad un utilizzo di questi minerali nell'alimentazione del suino.
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Utilizza questo identificativo per citare o creare un link a questo documento: https://hdl.handle.net/20.500.14240/143507