I reflui zootecnici, sebbene costituiscano una risorsa per l'azienda, se gestiti in modo non corretto possono potenzialmente comportare diverse forme di inquinamento ambientale. In particolare, la principale criticità per gli allevatori è rappresentata dall'eccesso di azoto prodotto rispetto alle superfici disponibili per la sua valorizzazione agronomica. In questo contesto, la Direttiva Nitrati (Direttiva 91/676/CEE del 1991) impone una serie di regole e vincoli alla gestione degli effluenti. Tra questi, si ricordano i limiti di 340 e 170 kg di azoto distribuibili per ettaro a seconda che, rispettivamente, i terreni aziendali non ricadano o ricadano in zone vulnerabili ai nitrati. Una delle soluzioni più diffuse per la gestione dei nutrienti in eccesso consiste nella loro delocalizzazione verso areali a ridotto carico zootecnico. Tuttavia, vista l'elevata diluizione dei reflui zootecnici il loro trasporto incide significativamente sui costi di tale soluzione. Per ovviare a questo problema, è possibile ricorrere alla separazione meccanica dei liquami. Quest'ultima consiste nella separazione dei solidi sospesi presenti nei liquami utilizzando specifici dispositivi installati presso le aziende zootecniche. La separazione consente di ottenere due frazioni: una liquida, caratterizzata da un limitato tenore in sostanza secca, ed una solida, con una maggiore concentrazione di solidi e di nutrienti. Quest'ultima, alla luce del maggior contenuto in sostanza secca, azoto e fosforo, può essere trasportata a maggior distanza dal centro aziendale in modo economicamente più sostenibile rispetto ad un liquame tal quale. A fronte dei vantaggi gestionali offerti dalla separazione solido-liquido, va sottolineato come questa tecnica - rispetto alla gestione tradizionale degli effluenti zootecnici - comporti dei costi più elevati dovuti all'acquisto delle attrezzature, alle richieste energetiche e di manodopera, oltre agli investimenti necessari per lo stoccaggio e lo spandimento di entrambe le frazioni. Inoltre, potenzialmente, la gestione (stoccaggio e spandimento) delle frazioni solida e liquida separate può comportare maggiori emissioni di ammoniaca e gas serra rispetto al liquame tal quale. Nonostante queste potenziali problematiche, la separazione meccanica è una valida tecnologia per poter gestire, ed eventualmente valorizzare, l'eccesso di nutrienti aziendali. Un caso studio significativo è rappresentato dal progetto Life Optimal, avviato nell'Alta Valle Isarco in Alto Adige , dove circa il 50% della quota di azoto zootecnico prodotto nell'areale è eccedente rispetto ai limiti imposti dalla normativa. I liquami prodotti dalle aziende della zona vengono inviati ad un impianto centralizzato di biogas da 1 MW. Il digestato in uscita dall'impianto viene sottoposto ad una serie di post trattamenti che prevedono: separazione con compressione elicoidale abbinata a vibro-vagliatura, tre fasi di osmosi inversa, essiccazione e pellettizzazione della frazione solida. Il pellet così prodotto viene immesso sul mercato e delocalizzato in areali dedicati a frutteto e vigneto, carenti di sostanza organica ed elementi nutritivi. In questo caso l'impianto non produce alcun rifiuto residuo grazie a questa tecnologia combinata e dimostra come la separazione solido-liquido può essere una valida opzione per le aziende zootecniche che vogliono operare in modo economico, efficiente ed ecologicamente sostenibile.
La separazione solido liquido nella gestione degli effluenti zootecnici
GONELLA, MATTEO
2017/2018
Abstract
I reflui zootecnici, sebbene costituiscano una risorsa per l'azienda, se gestiti in modo non corretto possono potenzialmente comportare diverse forme di inquinamento ambientale. In particolare, la principale criticità per gli allevatori è rappresentata dall'eccesso di azoto prodotto rispetto alle superfici disponibili per la sua valorizzazione agronomica. In questo contesto, la Direttiva Nitrati (Direttiva 91/676/CEE del 1991) impone una serie di regole e vincoli alla gestione degli effluenti. Tra questi, si ricordano i limiti di 340 e 170 kg di azoto distribuibili per ettaro a seconda che, rispettivamente, i terreni aziendali non ricadano o ricadano in zone vulnerabili ai nitrati. Una delle soluzioni più diffuse per la gestione dei nutrienti in eccesso consiste nella loro delocalizzazione verso areali a ridotto carico zootecnico. Tuttavia, vista l'elevata diluizione dei reflui zootecnici il loro trasporto incide significativamente sui costi di tale soluzione. Per ovviare a questo problema, è possibile ricorrere alla separazione meccanica dei liquami. Quest'ultima consiste nella separazione dei solidi sospesi presenti nei liquami utilizzando specifici dispositivi installati presso le aziende zootecniche. La separazione consente di ottenere due frazioni: una liquida, caratterizzata da un limitato tenore in sostanza secca, ed una solida, con una maggiore concentrazione di solidi e di nutrienti. Quest'ultima, alla luce del maggior contenuto in sostanza secca, azoto e fosforo, può essere trasportata a maggior distanza dal centro aziendale in modo economicamente più sostenibile rispetto ad un liquame tal quale. A fronte dei vantaggi gestionali offerti dalla separazione solido-liquido, va sottolineato come questa tecnica - rispetto alla gestione tradizionale degli effluenti zootecnici - comporti dei costi più elevati dovuti all'acquisto delle attrezzature, alle richieste energetiche e di manodopera, oltre agli investimenti necessari per lo stoccaggio e lo spandimento di entrambe le frazioni. Inoltre, potenzialmente, la gestione (stoccaggio e spandimento) delle frazioni solida e liquida separate può comportare maggiori emissioni di ammoniaca e gas serra rispetto al liquame tal quale. Nonostante queste potenziali problematiche, la separazione meccanica è una valida tecnologia per poter gestire, ed eventualmente valorizzare, l'eccesso di nutrienti aziendali. Un caso studio significativo è rappresentato dal progetto Life Optimal, avviato nell'Alta Valle Isarco in Alto Adige , dove circa il 50% della quota di azoto zootecnico prodotto nell'areale è eccedente rispetto ai limiti imposti dalla normativa. I liquami prodotti dalle aziende della zona vengono inviati ad un impianto centralizzato di biogas da 1 MW. Il digestato in uscita dall'impianto viene sottoposto ad una serie di post trattamenti che prevedono: separazione con compressione elicoidale abbinata a vibro-vagliatura, tre fasi di osmosi inversa, essiccazione e pellettizzazione della frazione solida. Il pellet così prodotto viene immesso sul mercato e delocalizzato in areali dedicati a frutteto e vigneto, carenti di sostanza organica ed elementi nutritivi. In questo caso l'impianto non produce alcun rifiuto residuo grazie a questa tecnologia combinata e dimostra come la separazione solido-liquido può essere una valida opzione per le aziende zootecniche che vogliono operare in modo economico, efficiente ed ecologicamente sostenibile.File | Dimensione | Formato | |
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