The aim of this paper will be to provide a narratological perspective of the biographical novel by Coetzee, Summertime. The text deals with the context of a society plagued by apartheid, a phenomenon that the author approaches with a certain detachment, making the narrative fiction a useful instrument for supporting history. It will therefore be the novel to lead the way to historical narrative, instead of leaving in the background the historical and social context in which the characters move. From a narratological point of view, the first important point to be noticed is about the distance between the narrating self and the narrated self. Coetzee uses that distance focused on the unreliability between the reality lived by the author and the fiction in the events of the narrated self. Moreover, what the reader finds in the text is not the exact copy of what all the interviewees communicate to the biographer, who sometimes takes some liberties in his transcriptions, going to the limit of distortion and misrepresentation. So in Summertime there is no direct narrative, just a complexity of voices that simultaneously tell the story of John, now deceased, at the time of his life. Consequently, in this novel the extradiegetic author is Coetzee who, occasionally through a process of mimesis, plays the role of Vincent, a second-level metadiegetic narrator and of other characters who tell the relationships they had with Coetzee. In this latter case we will talk about intradiegetic narrators. The structure of Summertime includes a mixture of genres and is so innovative for being a new typology of autobiographical writing with a metasubjective character, but it can be a little unsettling. In fact the interviews are placed with randomness, emphasizing the grey areas and the fragmented perspective of the main character. It is a story that develops through a process of mimesis that sees the author speaking through the characters as if he were another person. This technique is widely used for example in genres such as tragedy and comedy. Another important aspect in Summertime, among the anachronies, is the frequent use of the flashback. In conclusion, compared to the great confessional novels of the Western tradition, however, Summertime's tone is totally different: dry, clear and essential. This narrative mode has made Coetzee a highly heterogeneous writer and one of the greatest exponents of postmodernism and postcolonialism in the 20th century.
Intento del presente elaborato è quello di fornire una prospettiva narratologica dell'opera a carattere biografico di Coetzee, Summertime. Il romanzo si sviluppa nel contesto di una società logorata dall'apartheid, fenomeno che l'autore affronta con un certo distacco, rendendo la narrativa romanzesca un elemento di supporto alla storia. Sarà quindi lo stesso romanzo a indicare la strada della narrazione storiografica, invece di lasciare sullo sfondo il contesto storico e sociale in cui si muovono i personaggi. Il primo elemento che dal punto di vista narratologico risulta degno di nota è il fattore della distanza fra l'Io narrante e l'Io narrato. Coetzee utilizza la distanza orientata sull'inattendibilità fra la realtà vissuta dall'autore e la finzione presente negli eventi dell'Io narrato. Inoltre, nelle interviste, ciò che il lettore trova sulla carta non è l'esatta copia di ciò che gli informatori comunicano al biografo, perché nelle sue trascrizioni quest'ultimo talvolta si prende alcune libertà, andando al limite della distorsione e del travisamento. In Summertime quindi non esiste una narrativa diretta, solo una complessità di voci che raccontano simultaneamente la storia di John, ormai defunto, al tempo della sua vita. Di conseguenza in quest'opera l'autore extradiegetico è lo stesso Coetzee che di volta in volta mediante un processo di mimesi, veste i panni di Vincent, narratore di secondo grado meta diegetico e degli altri personaggi che raccontano le relazioni che hanno avuto con Coetzee stesso e in questo caso parleremo di narratori intradiegetici. La struttura di Summertime che include una commistione di generi, inaugurando una nuova tipologia di scrittura autobiografica a carattere meta soggettivo, risulta un po' spiazzante. Le testimonianze, infatti, sono poste con casualità dando risalto alle zone d'ombra e alla prospettiva frammentata del protagonista. Si tratta di un racconto che si sviluppa tramite un processo di mimesi che vede l'autore parlare mediante i personaggi come se fosse un'altra persona. Questa tecnica è molto utilizzata per esempio nella tragedia e nella commedia. Altro aspetto importante, fra le anacronie, per la stessa struttura di Summertime, la più in uso è certamente il flashback. In conclusione, rispetto ai grandi romanzi confessionali della tradizione occidentale, tuttavia, il tono di Summertime è però totalmente differente: asciutto, scarno ed essenziale. Questa modalità narrativa ha reso Coetzee uno scrittore fortemente eterogeneo nonché uno dei massimi esponenti del postmodernismo e del postcolonialismo del XX secolo.
Analisi narratologica dell'opera Summertime di J.M. Coetzee
BALBO, LORENZA
2016/2017
Abstract
Intento del presente elaborato è quello di fornire una prospettiva narratologica dell'opera a carattere biografico di Coetzee, Summertime. Il romanzo si sviluppa nel contesto di una società logorata dall'apartheid, fenomeno che l'autore affronta con un certo distacco, rendendo la narrativa romanzesca un elemento di supporto alla storia. Sarà quindi lo stesso romanzo a indicare la strada della narrazione storiografica, invece di lasciare sullo sfondo il contesto storico e sociale in cui si muovono i personaggi. Il primo elemento che dal punto di vista narratologico risulta degno di nota è il fattore della distanza fra l'Io narrante e l'Io narrato. Coetzee utilizza la distanza orientata sull'inattendibilità fra la realtà vissuta dall'autore e la finzione presente negli eventi dell'Io narrato. Inoltre, nelle interviste, ciò che il lettore trova sulla carta non è l'esatta copia di ciò che gli informatori comunicano al biografo, perché nelle sue trascrizioni quest'ultimo talvolta si prende alcune libertà, andando al limite della distorsione e del travisamento. In Summertime quindi non esiste una narrativa diretta, solo una complessità di voci che raccontano simultaneamente la storia di John, ormai defunto, al tempo della sua vita. Di conseguenza in quest'opera l'autore extradiegetico è lo stesso Coetzee che di volta in volta mediante un processo di mimesi, veste i panni di Vincent, narratore di secondo grado meta diegetico e degli altri personaggi che raccontano le relazioni che hanno avuto con Coetzee stesso e in questo caso parleremo di narratori intradiegetici. La struttura di Summertime che include una commistione di generi, inaugurando una nuova tipologia di scrittura autobiografica a carattere meta soggettivo, risulta un po' spiazzante. Le testimonianze, infatti, sono poste con casualità dando risalto alle zone d'ombra e alla prospettiva frammentata del protagonista. Si tratta di un racconto che si sviluppa tramite un processo di mimesi che vede l'autore parlare mediante i personaggi come se fosse un'altra persona. Questa tecnica è molto utilizzata per esempio nella tragedia e nella commedia. Altro aspetto importante, fra le anacronie, per la stessa struttura di Summertime, la più in uso è certamente il flashback. In conclusione, rispetto ai grandi romanzi confessionali della tradizione occidentale, tuttavia, il tono di Summertime è però totalmente differente: asciutto, scarno ed essenziale. Questa modalità narrativa ha reso Coetzee uno scrittore fortemente eterogeneo nonché uno dei massimi esponenti del postmodernismo e del postcolonialismo del XX secolo.File | Dimensione | Formato | |
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https://hdl.handle.net/20.500.14240/143015