Nelle pagine che seguono ho raccolto in una prima parte gli elementi che hanno contraddistinto l'esperienza nel gulag vissuta da entrambi gli autori soffermandomi in particolare sul loro rapporto con la morte, le costanti e le variabili della vita quotidiana nel campo, l'altalena di aspettative e disillusioni che hanno condizionato la loro speranza in un futuro fuori dal cerchio del gulag. Segue un'analisi della lingua utilizzata da ¿alamov e Herling e l'importanza che entrambi attribuirono alla scrittura in quanto strumento ritenuto imprescindibile affinché tali memorie restino indelebili adempiendo agli scopi di denuncia, liberazione e di educazione che le contraddistinguono a tutt'oggi. La volontà di riempire le ¿pagine bianche¿ (espressione utilizzata nel gennaio 1987 da Gorbačёv per spiegare ad un gruppo di giornalisti che era giunto il momento di riempire le pagine bianche della storia dell'Unione Sovietica) ha portato in dote la possibilità concreta di dare vita a progetti di ricerca come quello organizzato dal Professor Orlando Figes che con l'aiuto dei ricercatori di Memorial, ha dato voce ai sopravvissuti del gulag e alla loro progenie; in questa parte viene analizzato il clima di terrore e incertezza che al momento delle interviste ancora pervade le vite di coloro che si sono resi disponibili ai colloqui, sebbene siano trascorsi alcuni decenni dalle vicende raccontate. Analizzando le storie di coloro che rimasero intrappolati nel meccanismo repressivo sovietico, non potevo tralasciare le migliaia di bambini imprigionati nel gulag, o cresciuti in orfanotrofi appositamente creati dall'autorità statale secondo un piano rieducativo ben preciso. Grazie ad una ricerca condotta dalla Katedra Psychoterapii Uniwersytet Jagielloński ‒ Collegium Medicum di Cracovia dal titolo ¿Post-War Research on Post-Traumatic Stress Disorder. Part II ¿ 1989 onwards¿ è stato possibile rilevare il ripetersi costante di alcuni comportamenti e di alcuni disturbi post-traumatici come conseguenza diretta delle torture subite dagli ex prigionieri politici e da coloro che furono deportati in Siberia, sintomo di una ¿guerra¿ ancora in corso.

"BEATO CHI HA VISITATO IL MONDO NEI SUOI ATTIMI FATALI". IL VALORE DELLA MEMORIA NELL'OPERA DI G. HERLING GRUDZIŃSKI E V. ŠALAMOV.

CAPEL BADINO, MANUELA
2016/2017

Abstract

Nelle pagine che seguono ho raccolto in una prima parte gli elementi che hanno contraddistinto l'esperienza nel gulag vissuta da entrambi gli autori soffermandomi in particolare sul loro rapporto con la morte, le costanti e le variabili della vita quotidiana nel campo, l'altalena di aspettative e disillusioni che hanno condizionato la loro speranza in un futuro fuori dal cerchio del gulag. Segue un'analisi della lingua utilizzata da ¿alamov e Herling e l'importanza che entrambi attribuirono alla scrittura in quanto strumento ritenuto imprescindibile affinché tali memorie restino indelebili adempiendo agli scopi di denuncia, liberazione e di educazione che le contraddistinguono a tutt'oggi. La volontà di riempire le ¿pagine bianche¿ (espressione utilizzata nel gennaio 1987 da Gorbačёv per spiegare ad un gruppo di giornalisti che era giunto il momento di riempire le pagine bianche della storia dell'Unione Sovietica) ha portato in dote la possibilità concreta di dare vita a progetti di ricerca come quello organizzato dal Professor Orlando Figes che con l'aiuto dei ricercatori di Memorial, ha dato voce ai sopravvissuti del gulag e alla loro progenie; in questa parte viene analizzato il clima di terrore e incertezza che al momento delle interviste ancora pervade le vite di coloro che si sono resi disponibili ai colloqui, sebbene siano trascorsi alcuni decenni dalle vicende raccontate. Analizzando le storie di coloro che rimasero intrappolati nel meccanismo repressivo sovietico, non potevo tralasciare le migliaia di bambini imprigionati nel gulag, o cresciuti in orfanotrofi appositamente creati dall'autorità statale secondo un piano rieducativo ben preciso. Grazie ad una ricerca condotta dalla Katedra Psychoterapii Uniwersytet Jagielloński ‒ Collegium Medicum di Cracovia dal titolo ¿Post-War Research on Post-Traumatic Stress Disorder. Part II ¿ 1989 onwards¿ è stato possibile rilevare il ripetersi costante di alcuni comportamenti e di alcuni disturbi post-traumatici come conseguenza diretta delle torture subite dagli ex prigionieri politici e da coloro che furono deportati in Siberia, sintomo di una ¿guerra¿ ancora in corso.
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