La presente dissertazione di laurea si propone l'obiettivo di analizzare la questione della colpa della Germania in relazione alla dittatura nazista e alla seconda guerra mondiale, uno dei temi che più ha interessato e coinvolto il pensiero filosofico nella seconda metà del secolo scorso, in quanto la problematicità di quello scenario ha costretto i filosofi a rivedere sia la funzione sociale del pensiero, l'influenza della sua azione nel mondo, sia lo status quo dell'intellettuale, affrontando il difficile compito di trovare nuove categorie concettuali che siano in grado di rendere conto dello stato di cose esistente, e nuovi strumenti del pensiero che permettano all'uomo di orientarsi nella realtà mondana, di decifrarla e di interpretarla. L'argomento della colpa è stato trattato per la prima volta in Germania dal filosofo e psichiatra tedesco Karl Jaspers nella sua opera Die Schuldfrage (La colpa della Germania), in cui sostiene che tale questione è di fondamentale importanza per i tedeschi, poiché da essa dipendono l'essenza dello Spirito tedesco e la possibilità di avere ancora un futuro. Affinché i tedeschi possano assumersi la responsabilità della colpa e purificare il proprio essere, Jaspers propone una quadruplice maniera di valutare la colpa, che permette di fare considerazioni specifiche e particolari senza perdere di vista l'unità dell'argomento. A seguito si è voluta analizzare la posizione del filosofo tedesco Martin Heidegger, che, a differenza di Jaspers, riconosce il silenzio come l'unico strumento in grado di rendere possibile in futuro il confronto con i problemi attuali. In realtà, dietro al silenzio, che Heidegger adotta come regola di condotta del suo stare al mondo e del suo relazionarsi con la realtà esterna, si cela, in qualche modo, il tentativo di negare la responsabilità derivante dalla sua precedente adesione al partito nazionalsocialista. A questo proposito è significativa l'intervista del settimanale tedesco «Der Spiegel» del 1966, contenuta nella Martin Heidegger, Gesamtausgabe (Discorsi e altre testimonianze del cammino di una vita 1910-1976), in cui Heidegger rompe il silenzio per promuoverne la fondazione filosofica e la legittimazione pratica. Il ¿caso Heidegger¿ spinge l'intellettualità tedesca e internazionale a cercare una risoluzione alla questione della colpa di Heidegger, dando così inizio a quella riflessione che si interroga sulla responsabilità del pensiero rispetto alle cose (fatti, eventi) della realtà esterna. Infine si è presa in esame la significativa critica che il filosofo tedesco di origini ebraiche Karl Löwith fa del pensiero di Heidegger nella sua autobiografia La mia vita in Germania prima e dopo il 1933 e nell'articolo Les implications politiques de la philosophie de l'existence chez Heidegger, pubblicato dalla rivista francese «Les Temps modernes» nel 1946, dove Löwith afferma che Heidegger è responsabile di aver privato la filosofia e il pensiero della capacità critica e della facoltà di discernere di fronte alla realtà esistente. In conclusione, si riflette sul concetto di ¿difficile eredità¿ affrontato da Donatella Di Cesare nel suo libro Heidegger & sons. Eredità e futuro di un filosofo, nel quale viene preparato il terreno per un dialogo aperto e un libero confronto.
Aspetti del dibattito filosofico sulla colpa tedesca dopo il 1945
MINELLI, RACHELE
2016/2017
Abstract
La presente dissertazione di laurea si propone l'obiettivo di analizzare la questione della colpa della Germania in relazione alla dittatura nazista e alla seconda guerra mondiale, uno dei temi che più ha interessato e coinvolto il pensiero filosofico nella seconda metà del secolo scorso, in quanto la problematicità di quello scenario ha costretto i filosofi a rivedere sia la funzione sociale del pensiero, l'influenza della sua azione nel mondo, sia lo status quo dell'intellettuale, affrontando il difficile compito di trovare nuove categorie concettuali che siano in grado di rendere conto dello stato di cose esistente, e nuovi strumenti del pensiero che permettano all'uomo di orientarsi nella realtà mondana, di decifrarla e di interpretarla. L'argomento della colpa è stato trattato per la prima volta in Germania dal filosofo e psichiatra tedesco Karl Jaspers nella sua opera Die Schuldfrage (La colpa della Germania), in cui sostiene che tale questione è di fondamentale importanza per i tedeschi, poiché da essa dipendono l'essenza dello Spirito tedesco e la possibilità di avere ancora un futuro. Affinché i tedeschi possano assumersi la responsabilità della colpa e purificare il proprio essere, Jaspers propone una quadruplice maniera di valutare la colpa, che permette di fare considerazioni specifiche e particolari senza perdere di vista l'unità dell'argomento. A seguito si è voluta analizzare la posizione del filosofo tedesco Martin Heidegger, che, a differenza di Jaspers, riconosce il silenzio come l'unico strumento in grado di rendere possibile in futuro il confronto con i problemi attuali. In realtà, dietro al silenzio, che Heidegger adotta come regola di condotta del suo stare al mondo e del suo relazionarsi con la realtà esterna, si cela, in qualche modo, il tentativo di negare la responsabilità derivante dalla sua precedente adesione al partito nazionalsocialista. A questo proposito è significativa l'intervista del settimanale tedesco «Der Spiegel» del 1966, contenuta nella Martin Heidegger, Gesamtausgabe (Discorsi e altre testimonianze del cammino di una vita 1910-1976), in cui Heidegger rompe il silenzio per promuoverne la fondazione filosofica e la legittimazione pratica. Il ¿caso Heidegger¿ spinge l'intellettualità tedesca e internazionale a cercare una risoluzione alla questione della colpa di Heidegger, dando così inizio a quella riflessione che si interroga sulla responsabilità del pensiero rispetto alle cose (fatti, eventi) della realtà esterna. Infine si è presa in esame la significativa critica che il filosofo tedesco di origini ebraiche Karl Löwith fa del pensiero di Heidegger nella sua autobiografia La mia vita in Germania prima e dopo il 1933 e nell'articolo Les implications politiques de la philosophie de l'existence chez Heidegger, pubblicato dalla rivista francese «Les Temps modernes» nel 1946, dove Löwith afferma che Heidegger è responsabile di aver privato la filosofia e il pensiero della capacità critica e della facoltà di discernere di fronte alla realtà esistente. In conclusione, si riflette sul concetto di ¿difficile eredità¿ affrontato da Donatella Di Cesare nel suo libro Heidegger & sons. Eredità e futuro di un filosofo, nel quale viene preparato il terreno per un dialogo aperto e un libero confronto.File | Dimensione | Formato | |
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