Con questo lavoro ho voluto approfondire la relazione che si è creata tra lo sport e la disabilità. La motivazione di tale scelta è da ricercarsi nel mio interesse a vedere, in quanto atleta amatoriale, il mondo dello sport con gli occhi di una persona diversamente abile e a capire come la società lo accoglie. La disabilità è presente da diversi anni nel mondo dello sport, almeno dalla fine della seconda guerra mondiale, ma solamente negli ultimi anni ha iniziato ad avere la sua giusta visibilità ed importanza. L' elaborato è suddiviso in quattro capitoli. Si inizia con la definizione di concetti quali: menomazione, disabilità ed handicap. Si prosegue con un rapido excursus su come sono nate le paraolimpiadi: il 28 luglio 1948 si tennero i primi Giochi di Stoke Mandeville per atleti disabili, grazie all'entusiastica opera di Sir Ludwig Guttmann, neurochirurgo, direttore di un centro di riabilitazione motoria che guariva i soldati reduci dalla Seconda Guerra Mondiale. Questo evento si evolverà e porterà alla nascita delle prime paraolimpiadi ufficialmente riconosciute a livello mondiale, che si terranno nel 1960 a Roma in Italia. Un accenno è posto su quali sono gli atleti che possono partecipare alle competizioni e sul criterio di classificazione stabilito a livello mondiale. Si indagano i valori sportivi ed educativi che si proiettano sul disabile e come possano rappresentare una possibilità di rivincita personale, in particolare dopo fatti gravi quali incidenti e malattie che hanno portato ad una ridotta mobilità, se non ad una amputazione di alcuni arti. Si riflette su come la società sia ancora indifferente o valuti con le categorie della ¿diversità¿ e della ¿tenerezza¿ gli atleti disabili, quando in verità questi ultimi hanno, in alcuni sport e situazioni, prestazioni di poco inferiori rispetto alla maggior parte dei normodotati. Si affronta la piaga del doping, soprattutto del ¿doping funzionale¿ che sta facendo sempre più breccia anche tra gli atleti disabili. Seguono le storie di due atleti specializzati in due differenti discipline, quella di Alex Zanardi, già pilota di auto da corsa, atleta fresco vincitore di tre medaglie paraolimpiche alle recenti Olimpiadi di Rio 2016 e quella di Luca Pancalli, presidente del CIP. Infine, l'ultimo capitolo è una descrizione su come i mass media affrontino la tematica della disabilità, elogiando come dei ¿super uomini e donne¿ le persone diversamente abili, capaci di compiere imprese ritenute ¿impossibili¿ dall'occhio critico di un normodotato. Emerge la distinzione, all'interno dei diversamente abili, tra chi è in grado di poter vivere una vita il più autonomamente possibile e chi no e, di conseguenza, è relegato ai margini della società. Nonostante il maggiore interesse e una forte sensibilizzazione anche a livello mondiale, in particolar modo nel mondo anglosassone, in un Paese moderno come il nostro e con delle leggi che hanno fatto la storia (Legge del 5 febbraio 1992, n.104), l'Italia deve compiere ancora molti passi per favorire una maggiore inclusione dei diversamente abili nella società.

DIVERSABILITÀ: L'INCLUSIONE SOCIALE ATTRAVERSO PERCORSI SPORTIVI

ALLEMANO LIAMBO, FRANCESCO MANUEL
2016/2017

Abstract

Con questo lavoro ho voluto approfondire la relazione che si è creata tra lo sport e la disabilità. La motivazione di tale scelta è da ricercarsi nel mio interesse a vedere, in quanto atleta amatoriale, il mondo dello sport con gli occhi di una persona diversamente abile e a capire come la società lo accoglie. La disabilità è presente da diversi anni nel mondo dello sport, almeno dalla fine della seconda guerra mondiale, ma solamente negli ultimi anni ha iniziato ad avere la sua giusta visibilità ed importanza. L' elaborato è suddiviso in quattro capitoli. Si inizia con la definizione di concetti quali: menomazione, disabilità ed handicap. Si prosegue con un rapido excursus su come sono nate le paraolimpiadi: il 28 luglio 1948 si tennero i primi Giochi di Stoke Mandeville per atleti disabili, grazie all'entusiastica opera di Sir Ludwig Guttmann, neurochirurgo, direttore di un centro di riabilitazione motoria che guariva i soldati reduci dalla Seconda Guerra Mondiale. Questo evento si evolverà e porterà alla nascita delle prime paraolimpiadi ufficialmente riconosciute a livello mondiale, che si terranno nel 1960 a Roma in Italia. Un accenno è posto su quali sono gli atleti che possono partecipare alle competizioni e sul criterio di classificazione stabilito a livello mondiale. Si indagano i valori sportivi ed educativi che si proiettano sul disabile e come possano rappresentare una possibilità di rivincita personale, in particolare dopo fatti gravi quali incidenti e malattie che hanno portato ad una ridotta mobilità, se non ad una amputazione di alcuni arti. Si riflette su come la società sia ancora indifferente o valuti con le categorie della ¿diversità¿ e della ¿tenerezza¿ gli atleti disabili, quando in verità questi ultimi hanno, in alcuni sport e situazioni, prestazioni di poco inferiori rispetto alla maggior parte dei normodotati. Si affronta la piaga del doping, soprattutto del ¿doping funzionale¿ che sta facendo sempre più breccia anche tra gli atleti disabili. Seguono le storie di due atleti specializzati in due differenti discipline, quella di Alex Zanardi, già pilota di auto da corsa, atleta fresco vincitore di tre medaglie paraolimpiche alle recenti Olimpiadi di Rio 2016 e quella di Luca Pancalli, presidente del CIP. Infine, l'ultimo capitolo è una descrizione su come i mass media affrontino la tematica della disabilità, elogiando come dei ¿super uomini e donne¿ le persone diversamente abili, capaci di compiere imprese ritenute ¿impossibili¿ dall'occhio critico di un normodotato. Emerge la distinzione, all'interno dei diversamente abili, tra chi è in grado di poter vivere una vita il più autonomamente possibile e chi no e, di conseguenza, è relegato ai margini della società. Nonostante il maggiore interesse e una forte sensibilizzazione anche a livello mondiale, in particolar modo nel mondo anglosassone, in un Paese moderno come il nostro e con delle leggi che hanno fatto la storia (Legge del 5 febbraio 1992, n.104), l'Italia deve compiere ancora molti passi per favorire una maggiore inclusione dei diversamente abili nella società.
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Utilizza questo identificativo per citare o creare un link a questo documento: https://hdl.handle.net/20.500.14240/142556