Una notizia è il frutto di un'operazione di mediazione da parte del giornalista il quale, partendo dall'osservazione di una specifica fetta di realtà, rielabora gli elementi da lui acquisiti in base a diversi fattori professionali, personali e culturali. Per questo motivo, capita spesso di trovare articoli che affrontano lo stesso argomento ma lo leggono i modo diverso. È come se ogni articolo fosse una cornice sulla realtà: non può renderla visibile in modo completo, ma presenta agli occhi del lettore solo quella parte del totale che è delimitata dai suoi lati. Uno dei fattori che concorrono a delimitare l'area compresa all'interno della cornice è l'ambiente culturale all'interno del quale si muovono le testate e i giornalisti. In questa tesi viene considerato un fatto, la guerra del Golfo combattuta a gennaio e febbraio del 1991 da una coalizione guidata dagli americani per liberare il Kuwait invaso nell'agosto dell'anno precedente dall'Iraq di Saddam Hussein. Si tratta di un conflitto caratterizzato da un massiccio uso nella tecnologia sul campo militare e su quello dell'informazione, con la consacrazione del mezzo televisivo, in particolare della Cnn, ma anche con la censura da parte dell'esercito americano, convinto che la colpa della sconfitta del Vietnam sia dei giornalisti, che attraverso il Jib attuava uno specifico programma per controllare i media e fornire loro informazioni manipolate. I due ambienti culturali sono invece quello americano e quello italiano, l'uno protagonista perché il presidente Bush è il leader della coalizione, l'altro semplice alleato ma di ispirazione pacifista. Vengono presi in esame gli articoli sulla guerra del Golfo apparsi sulle pagine di ¿The New York Times¿ e ¿La Stampa¿ dal 1 gennaio 1991 al 28 febbraio 1991 (il periodo dell'operazione Desert Storm e le due settimane che la precedono), raccolti nei quattro volumi che compongono l'appendice. L'analisi prende in considerazione la copertura della guerra da parte dei due giornali isolando i principali temi che caratterizzano il fronte di guerra, quello interno e i principali paesi coinvolti. Grazie all'utilizzo di grafici e di estratti degli articoli, il lavoro consiste in una schedatura degli articoli e nel successivo confronto volto ad identificare, attraverso un'analisi del linguaggio, della copertura delle notizie e delle fonti utilizzate, come i due quotidiani hanno affrontato i principali temi relativi alla guerra del Golfo. I primi quattro capitoli sono teorici e, con l'aiuto di riferimenti a casi specifici, spiegano il concetto di diverse notizie per un solo fatto, i fattori che ne sono la causa, la differenza tra il giornalismo italiano e quello americano e la percezione dell'Est, il giornalismo di guerra e il contesto del conflitto nel Golfo. Il quinto e il sesto sono dedicati rispettivamente all'analisi del ¿New York Times¿ e della ¿Stampa¿, il settimo alle conclusioni che derivano dal confronto tra i due quotidiani.

Una notizia su due fronti. La guerra del Golfo sulle pagine di "The New York Times" e "La Stampa"

NERVO, LUIGI
2009/2010

Abstract

Una notizia è il frutto di un'operazione di mediazione da parte del giornalista il quale, partendo dall'osservazione di una specifica fetta di realtà, rielabora gli elementi da lui acquisiti in base a diversi fattori professionali, personali e culturali. Per questo motivo, capita spesso di trovare articoli che affrontano lo stesso argomento ma lo leggono i modo diverso. È come se ogni articolo fosse una cornice sulla realtà: non può renderla visibile in modo completo, ma presenta agli occhi del lettore solo quella parte del totale che è delimitata dai suoi lati. Uno dei fattori che concorrono a delimitare l'area compresa all'interno della cornice è l'ambiente culturale all'interno del quale si muovono le testate e i giornalisti. In questa tesi viene considerato un fatto, la guerra del Golfo combattuta a gennaio e febbraio del 1991 da una coalizione guidata dagli americani per liberare il Kuwait invaso nell'agosto dell'anno precedente dall'Iraq di Saddam Hussein. Si tratta di un conflitto caratterizzato da un massiccio uso nella tecnologia sul campo militare e su quello dell'informazione, con la consacrazione del mezzo televisivo, in particolare della Cnn, ma anche con la censura da parte dell'esercito americano, convinto che la colpa della sconfitta del Vietnam sia dei giornalisti, che attraverso il Jib attuava uno specifico programma per controllare i media e fornire loro informazioni manipolate. I due ambienti culturali sono invece quello americano e quello italiano, l'uno protagonista perché il presidente Bush è il leader della coalizione, l'altro semplice alleato ma di ispirazione pacifista. Vengono presi in esame gli articoli sulla guerra del Golfo apparsi sulle pagine di ¿The New York Times¿ e ¿La Stampa¿ dal 1 gennaio 1991 al 28 febbraio 1991 (il periodo dell'operazione Desert Storm e le due settimane che la precedono), raccolti nei quattro volumi che compongono l'appendice. L'analisi prende in considerazione la copertura della guerra da parte dei due giornali isolando i principali temi che caratterizzano il fronte di guerra, quello interno e i principali paesi coinvolti. Grazie all'utilizzo di grafici e di estratti degli articoli, il lavoro consiste in una schedatura degli articoli e nel successivo confronto volto ad identificare, attraverso un'analisi del linguaggio, della copertura delle notizie e delle fonti utilizzate, come i due quotidiani hanno affrontato i principali temi relativi alla guerra del Golfo. I primi quattro capitoli sono teorici e, con l'aiuto di riferimenti a casi specifici, spiegano il concetto di diverse notizie per un solo fatto, i fattori che ne sono la causa, la differenza tra il giornalismo italiano e quello americano e la percezione dell'Est, il giornalismo di guerra e il contesto del conflitto nel Golfo. Il quinto e il sesto sono dedicati rispettivamente all'analisi del ¿New York Times¿ e della ¿Stampa¿, il settimo alle conclusioni che derivano dal confronto tra i due quotidiani.
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