Il cosmo in agguato. Il Terror Mundi in Manlio Sgalambro.

This thesis aims to analyze Sgalambro's realist proposal, attempting to clarify and systematize it, even where it presents various terminological and conceptual ambiguities. To do so, three main hermeneutic paths have been followed: 1) Sgalambro's centrality of the category of "terror"; 2) the idea of ​​objectivity as a sinister, disturbing and destructive exteriority, constantly lurking; 3) Sgalambro's constant polemic with Kantian criticism, accused of anthropomorphism. Specifically, this work proposes, fundamentally, two interpretative theses: A) to read a large part of Sgalambro's concepts in the light of the relationship with Kant: this is argued by showing how Sgalambro has formed many of his ideas precisely through an extremization and a consequent reversal of Kantian positions, as — for example — in the case of the "as if" transformed into an evil plan of a tyrannical God intent on hindering every relationship of the subject with the world; B) to look at the thermal death of the Cosmos — a recurring Sgalambrian image — as a fundamental concept in the framework of the particular materialism proposed by Sgalambro since 1982. In particular, it is suggested that this is not important, for the Sicilian philosopher, only from a scientific point of view, but also, and above all, because of the connection that it maintains with his overall metaphysical and epistemological system. In fact, first of all, this follows from the particular idea that Sgalambro elaborates about a "Whole" destroying the "parts" and about "destruction" as an essence capable of unifying (in a reciprocal and total annihilation) the parts. Secondly, the maximum degree of entropy (represented by thermal death) would liquidate every possibility of human existence, posing itself as the realization of that definition of truth given since the time of "La Morte Del Sole": truth as a world without man. From this point of view, in this paper, a conclusive hermeneutic hypothesis is argued: the Sgalambrian emphasis placed on the perspective of the end (as opposed to the pre-Socratic one on the origin), would be nothing other than the speculative attempt, by Sgalambro, to glimpse the truth in and of itself, or as if thermal death were already present and, therefore, with it also the truth (Sgalambrianly conceived as against and without any residue of humanity) finally realized, freed from any residue of anthropomorphism and from the bonds imposed by the correlation "thinker-thought". A perspective that is connected to the counter-ontology elaborated, in 1959, in "Crepuscolo E Notte", and to the attempt, in "De Mundo Pessimo" (2004), to abandon the concepts of being and nothingness, in favor of a thermal idea of ​​being (being as simple heat and nothingness as dispersion of energy through the heat). This work will show that this attempt was abandoned and neglected, perhaps because of its overly ambitious nature.

Questa tesi si propone di analizzare la proposta realista sgalambriana, tentando di chiarirla e sistematizzarla, anche laddove essa presenta diverse ambiguità terminologiche e concettuali. Per fare ciò, si sono percorsi tre principali sentieri ermeneutici: 1) la centralità sgalambriana della categoria di "terrore"; 2) l'idea di oggettività come esteriorità sinistra, inquietante e distruggente, in continuo agguato; 3) la polemica costante di Sgalambro col criticismo kantiano, accusato di antropomorfismo. Nello specifico, questo lavoro propone, fondamentalmente, due tesi interpretative: A) di leggere gran parte dei concetti sgalambriani alla luce del rapporto con Kant: ciò viene argomentato mostrando come Sgalambro abbia formato molte delle sue idee proprio tramite una estremizzazione e un conseguente ribaltamento delle posizioni kantiane, come — ad esempio — nel caso del "come se" trasformato in un disegno maligno d'un Dio tirannico intenzionato ad ostacolare ogni rapporto del soggetto col mondo; B) di guardare alla morte termica del Cosmo — immagine sgalambriana ricorrente — come ad un concetto fondamentale nel quadro del particolare materialismo proposto da Sgalambro fin dal 1982. In particolare, si suggerisce come questa non sia importante, per il filosofo siciliano, unicamente dal punto di vista scientifico, ma anche, e soprattutto, per via del legame che essa intrattiene col suo impianto metafisico e gnoseologico complessivo. Infatti, in primo luogo, questa consegue dalla particolare idea che Sgalambro elabora a proposito di un "Tutto" distruttore delle "parti" e a proposito della "distruzione" come essenza in grado di unificare (in un annientamento reciproco e totale) le parti. In secondo luogo, il massimo grado d'entropia (rappresentato dalla morte termica) liquiderebbe ogni possibilità di esistenza umana, ponendosi come la realizzazione di quella definizione di verità data fin dai tempi de "La Morte Del Sole": la verità come mondo senza uomo. Da questo punto di vista, nel presente elaborato, si argomenta a favore di un'una conclusiva ipotesi ermeneutica: l'accento sgalambriano posto sulla prospettiva della fine (contrapposta a quella pre-socratica sull'origine), altro non sarebbe che il tentativo speculativo, da parte di Sgalambro, di scorgere il vero in sé e per sé, ovvero come se la morte termica fosse già presente e, quindi, con essa anche la verità (sgalambrianamente concepita come contro e senza qualsivoglia residuo di umanità) finalmente realizzata, liberata da ogni residuo di antropomorfismo e dai legami imposti dalla correlazione "pensiero-pensato". Prospettiva che si collega alla contro-ontologia elaborata, nel 1959, in "Crepuscolo E Notte", e al tentativo, in "De Mundo Pessimo" (2004), di abbandonare i concetti di essere e nulla, in favore di una idea termica dell'essere (l'essere come semplice calore e il nulla come dispersione d'energia tramite calore). Tentativo che, il presente lavoro, mostrerà essere stato abbandonato e disatteso, forse per via della sua natura fin troppo ambiziosa.