The present thesis analyses the United Nations Interim Administration in Kosovo (UNMIK) deployed in 1999 through the United Nations Security Council's (UNSC) Resolution 1244 in order to tackle violence and ethnic cleansing between the major ethnic groups, Serbs and Albanians. The aim of the UNMIK was to support the reconstruction of Kosovo and ¿the development of provisional democratic self-governing institutions to ensure conditions for a peaceful and normal life for all inhabitants of Kosovo¿ (Security Council, 1999). Moreover the UNSC's Resolution 1244 defines four main Pillars of the peacebuilding operation: 1) Humanitarian Assistance, 2) Civil Administration, 3) Democratization and Institution building, 4) Reconstruction and Economic Development. The direct responsibility of UNMIK was established over the second Pillar regarding the Civil Administration and articulated on public administration, police and justice. However, since the Unilateral Declaration of Independence in 2008, UN competences and strategy have strongly changed due to the new political context and to evidences that showed the necessity of employing a new approach in order to work better for a sustainable peace. In fact peacebuilding operations have the purpose of facilitating the establishment of a sustainable and durable peace meant to prevent the reoccurrence of violence both addressing the deep causes of the conflict and through the transformation of the local political, economic and social apparatus. Kosovo is taken as case study in order to identify and assess possible strengths and weaknesses of UNMIK and to decide if it can be defined sustainable.
La presente tesi si pone l'obiettivo di analizzare l'Amministrazione Provvisoria delle Nazioni Unite in Kosovo (UNMIK) attivata nel 1999 attraverso la Risoluzione 1244 del Consiglio di Sicurezza per far fronte agli scontri ed al processo di pulizia etnica creatisi tra i due principali gruppi etnici: i serbi ortodossi e gli albanesi musulmani. Tale Amministrazione transitoria avrebbe dovuto sostenere la ricostruzione del Kosovo ed in particolare vegliare sullo sviluppo delle istituzioni democratiche e autonome in grado di assicurare le condizioni necessarie per il raggiungimento della dimensione di pace e normalità nella vita quotidiana di tutti gli abitanti del Kosovo. In particolare la Risoluzione 1244 affida la responsabilità operativa dell'Amministrazione Civile, della polizia e della giustizia alle Nazioni Unite. Le operazioni di peacebuilding hanno l'obiettivo di facilitare il raggiungimento di una pace sostenibile e duratura che cerchi di prevenire la reiterazione della violenza sia attraverso la soluzione delle cause che avevano condotto al conflitto, sia attraverso la trasformazione dell'apparato politico, sociale ed economico locale. Pertanto la domanda di ricerca di questa tesi mira a definire se tale pace sostenibile sia stata conseguita in Kosovo per opera delle Nazioni Unite. Al fine di rispondere a tale quesito, nella presente trattazione viene fornita innanzitutto un'analisi di quelle che sono state le cause strutturali e contingenti che, calate nel contesto storico e geografico del Kosovo della seconda metà del XX secolo, hanno reso possibile lo scoppio del conflitto. Successivamente viene analizzata la modalità in cui l'operazione è stata condotta e vengono discussi i risultati raggiunti. Infine l'analisi conclusiva si concentra su una riflessione critica dell'attuale situazione del Kosovo che, nonostante l'intervento delle Nazioni Unite, risulta essere uno stato in cui un conflitto sociale protratto costituisce un ostacolo ancora molto forte al raggiungimento effettivo di una pace sostenibile, come definito dalla teoria di Edward Azar. Al termine di tale riflessione emergono ancora dubbi sulla fattiva possibilità di una futura stabilità del paese e affiorano rischi in merito ad una nuova insorgenza di violenze tra i gruppi etnici presenti all'interno del Kosovo.
Amministrazione Provvisoria delle Nazioni Unite in Kosovo (UNMIK): è il processo di peacebuilding sostenibile?
BORNENGO, SILVIA
2016/2017
Abstract
La presente tesi si pone l'obiettivo di analizzare l'Amministrazione Provvisoria delle Nazioni Unite in Kosovo (UNMIK) attivata nel 1999 attraverso la Risoluzione 1244 del Consiglio di Sicurezza per far fronte agli scontri ed al processo di pulizia etnica creatisi tra i due principali gruppi etnici: i serbi ortodossi e gli albanesi musulmani. Tale Amministrazione transitoria avrebbe dovuto sostenere la ricostruzione del Kosovo ed in particolare vegliare sullo sviluppo delle istituzioni democratiche e autonome in grado di assicurare le condizioni necessarie per il raggiungimento della dimensione di pace e normalità nella vita quotidiana di tutti gli abitanti del Kosovo. In particolare la Risoluzione 1244 affida la responsabilità operativa dell'Amministrazione Civile, della polizia e della giustizia alle Nazioni Unite. Le operazioni di peacebuilding hanno l'obiettivo di facilitare il raggiungimento di una pace sostenibile e duratura che cerchi di prevenire la reiterazione della violenza sia attraverso la soluzione delle cause che avevano condotto al conflitto, sia attraverso la trasformazione dell'apparato politico, sociale ed economico locale. Pertanto la domanda di ricerca di questa tesi mira a definire se tale pace sostenibile sia stata conseguita in Kosovo per opera delle Nazioni Unite. Al fine di rispondere a tale quesito, nella presente trattazione viene fornita innanzitutto un'analisi di quelle che sono state le cause strutturali e contingenti che, calate nel contesto storico e geografico del Kosovo della seconda metà del XX secolo, hanno reso possibile lo scoppio del conflitto. Successivamente viene analizzata la modalità in cui l'operazione è stata condotta e vengono discussi i risultati raggiunti. Infine l'analisi conclusiva si concentra su una riflessione critica dell'attuale situazione del Kosovo che, nonostante l'intervento delle Nazioni Unite, risulta essere uno stato in cui un conflitto sociale protratto costituisce un ostacolo ancora molto forte al raggiungimento effettivo di una pace sostenibile, come definito dalla teoria di Edward Azar. Al termine di tale riflessione emergono ancora dubbi sulla fattiva possibilità di una futura stabilità del paese e affiorano rischi in merito ad una nuova insorgenza di violenze tra i gruppi etnici presenti all'interno del Kosovo.File | Dimensione | Formato | |
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