Nel primo capitolo vedremo come vari autori suddividano gli anziani secondo una convenzione in: ¿Young old¿, trai 65 e i 73 anni (Tognetti Bordogna, 2007); ¿hold hold¿, tra i 74 e gli 85 anni (Pregno, 2016) e infine in ¿oldest old,¿ tra gli 86 e 100 anni (Tognetti Bordogna, 2007). Faremo delle considerazioni sui vari orientamenti socio-culturali del processo di invecchiamento secondo gli studi condotti da vari autori (Scortegagna, 2013, De Leo, 2001, Albanese, 2001). Seguiremo le varie tappe che conducono alla vecchiaia passando attraverso le fasi dell'infanzia, preadolescenza, adolescenza, età adulta e infine l'età senile, secondo gli studi condotti da (Ghisleni, Moscati, 2001, Mazzucchelli, 2013, Ardone, 1999). E come con le nuove leggi sul pensionamento, si esce dal mondo del lavoro che si è già considerati ¿anziani¿ e di conseguenza con una maggiore sensazione di inutilità socio-culturale e di vuoto (Tamanza, 2001). Prenderemo in considerazione il cosiddetto ¿invecchiamento attivo¿ che era già oggetto del primo piano d'azione internazionale siglato dall'ONU nel 1982 a Vienna. Quando parliamo di invecchiare attivamente, non ci riferiamo solo alla salute fisica ma anche al benessere mentale e sociale dell'anziano come ha formulato già cinquanta anni fa l'OMS. Questo ed altro cercheremo di trattare nel secondo capitolo di questa tesi. Vedremo come la salute bio-psico sociale, considerata come risorsa della nostra vita e non come scopo della nostra esistenza, sia direttamente in correlazione con la realtà sociale (Wen, Hawkley, Cacioppo, 2006). Pertanto è necessario promuovere la salute attraverso interventi su: ambiente, stili di vita, fattori biologici e qualità dei servizi sanitari (De Piccoli, 2007). Vedremo che il concetto di malattia (fenomeno che consiste in una anomalia del funzionamento del corpo) non è solo un vissuto individuale, non è solo una costruzione sociale e nemmeno una diagnosi clinica (De Piccoli, 2014). Infatti gli anziani sono condizionati nella loro salute e nella loro malattia, come è ovvio, dalla loro classe sociale di appartenenza: i meno abbienti, vivono più drammaticamente il loro stato di malattia. È proprio negli strati degli anziani più deboli socialmente, che bisogna implementare gli interventi per la salute intesa come stato di benessere psico- fisico- sociale. Ed è per implementare lo stato di salute globalmente intesa che i servizi sociali, fin dagli anni '70 si sono sempre prodigati a favorire la domiciliarità negli anziani. E nel terzo capitolo vedremo un caso di domiciliarità leggera nella nostra città. Il caso è quello di un'anziana in un contesto di morbilità e marginalità che ha impegnato gli assistenti sociali della Circoscrizione 1 del Comune di Torino, in vari interventi di supporto al domicilio. Gli interventi dell'assistente sociale hanno avuto lo scopo di valutare lo stato di abbandono pressoché globale dell'anziana: due figli non capivano o non volevano comprendere la gravità della situazione della madre e/o non potevano farsene carico per impegni di lavoro. Pertanto, l'assistente sociale, dopo vari interventi conoscitivi per capire la reale situazione dei problemi familiari e relazionali e le aspettative dell'anziana, ha stabilito il suo affidamento ad un'affidataria, ricercata attraverso la cooperativa Crescere Insieme. Tale intervento, come vedremo, ha consentito all'anziana di poter restare all'interno della propria casa, di certo ciò che lei desiderava.

DOMICILIARITA', SALUTE E QUALITA' DELLA VITA NELLA TERZA ETA'

LANCIANO, EMANUELE
2016/2017

Abstract

Nel primo capitolo vedremo come vari autori suddividano gli anziani secondo una convenzione in: ¿Young old¿, trai 65 e i 73 anni (Tognetti Bordogna, 2007); ¿hold hold¿, tra i 74 e gli 85 anni (Pregno, 2016) e infine in ¿oldest old,¿ tra gli 86 e 100 anni (Tognetti Bordogna, 2007). Faremo delle considerazioni sui vari orientamenti socio-culturali del processo di invecchiamento secondo gli studi condotti da vari autori (Scortegagna, 2013, De Leo, 2001, Albanese, 2001). Seguiremo le varie tappe che conducono alla vecchiaia passando attraverso le fasi dell'infanzia, preadolescenza, adolescenza, età adulta e infine l'età senile, secondo gli studi condotti da (Ghisleni, Moscati, 2001, Mazzucchelli, 2013, Ardone, 1999). E come con le nuove leggi sul pensionamento, si esce dal mondo del lavoro che si è già considerati ¿anziani¿ e di conseguenza con una maggiore sensazione di inutilità socio-culturale e di vuoto (Tamanza, 2001). Prenderemo in considerazione il cosiddetto ¿invecchiamento attivo¿ che era già oggetto del primo piano d'azione internazionale siglato dall'ONU nel 1982 a Vienna. Quando parliamo di invecchiare attivamente, non ci riferiamo solo alla salute fisica ma anche al benessere mentale e sociale dell'anziano come ha formulato già cinquanta anni fa l'OMS. Questo ed altro cercheremo di trattare nel secondo capitolo di questa tesi. Vedremo come la salute bio-psico sociale, considerata come risorsa della nostra vita e non come scopo della nostra esistenza, sia direttamente in correlazione con la realtà sociale (Wen, Hawkley, Cacioppo, 2006). Pertanto è necessario promuovere la salute attraverso interventi su: ambiente, stili di vita, fattori biologici e qualità dei servizi sanitari (De Piccoli, 2007). Vedremo che il concetto di malattia (fenomeno che consiste in una anomalia del funzionamento del corpo) non è solo un vissuto individuale, non è solo una costruzione sociale e nemmeno una diagnosi clinica (De Piccoli, 2014). Infatti gli anziani sono condizionati nella loro salute e nella loro malattia, come è ovvio, dalla loro classe sociale di appartenenza: i meno abbienti, vivono più drammaticamente il loro stato di malattia. È proprio negli strati degli anziani più deboli socialmente, che bisogna implementare gli interventi per la salute intesa come stato di benessere psico- fisico- sociale. Ed è per implementare lo stato di salute globalmente intesa che i servizi sociali, fin dagli anni '70 si sono sempre prodigati a favorire la domiciliarità negli anziani. E nel terzo capitolo vedremo un caso di domiciliarità leggera nella nostra città. Il caso è quello di un'anziana in un contesto di morbilità e marginalità che ha impegnato gli assistenti sociali della Circoscrizione 1 del Comune di Torino, in vari interventi di supporto al domicilio. Gli interventi dell'assistente sociale hanno avuto lo scopo di valutare lo stato di abbandono pressoché globale dell'anziana: due figli non capivano o non volevano comprendere la gravità della situazione della madre e/o non potevano farsene carico per impegni di lavoro. Pertanto, l'assistente sociale, dopo vari interventi conoscitivi per capire la reale situazione dei problemi familiari e relazionali e le aspettative dell'anziana, ha stabilito il suo affidamento ad un'affidataria, ricercata attraverso la cooperativa Crescere Insieme. Tale intervento, come vedremo, ha consentito all'anziana di poter restare all'interno della propria casa, di certo ciò che lei desiderava.
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Utilizza questo identificativo per citare o creare un link a questo documento: https://hdl.handle.net/20.500.14240/141662