Questo lavoro intende ricostruire le riflessioni del filosofo inglese John Locke in rapporto al principio della tolleranza religiosa e politica. In circa trent'anni di elaborazione concettuale, la posizione del filosofo nei confronti della tolleranza è cambiata molte volte. Negli scritti giovanili, Locke appare legato a schemi assolutistici di stampo tradizionalista, simili a quelli di Hobbes. Gli ¿Opuscoli sul magistrato¿ e i ¿Saggi sulla legge di natura¿, mai pubblicati dall'autore e editi solo recentemente, ci restituiscono l'immagine di un Locke preoccupato dalla necessità di riaffermare l'ordine politico-sociale sconvolto dalla Prima rivoluzione inglese. In questi primi scritti, infatti, viene giustificato l'intervento del sovrano in campo religioso: egli può e deve regolarizzare le cerimonie di culto, imporre la religione che crede sia quella giusta, sopprimere i dissidenti. In poche parole, il magistrato ha un potere assoluto e illimitato, sciolto da qualsiasi vincolo morale e giuridico nei confronti del popolo. In seguito, testimone della dura (e ingiusta) restaurazione monarchica operata da Carlo II e in virtù della collaborazione politica con lord Ashley Cooper aperto a una conciliazione generale dei gruppi dissidenti, Locke muterà le proprie idee, scrivendo nel 1667 il ¿Saggio sulla tolleranza¿, che contiene la prima esposizione matura del principio di tolleranza. Questo presupposto sarà sviluppato e ampliato più chiaramente nel 1689 con la pubblicazione della ¿Lettera sulla tolleranza¿, un saggio ancora molto attuale. In questo testo cruciale, Locke sostiene la netta separazione tra Chiesa e Stato, il divieto di intervento del sovrano in questioni religiose, una politica di tolleranza estesa a tutti, la totale libertà di scelta della propria fede e il conseguente invito alla cessazione di ogni tipo di discriminazione religiosa. È una visione moderna e disincantata della religione, che pone avvio al dibattito, ancora in corso, del valore della tolleranza e dei suoi limiti, di cui Locke costituisce un punto di riferimento filosofico, politico e giuridico fondamentale.

Il problema della tolleranza nella filosofia politica di John Locke

GALLO, FRANCESCO
2016/2017

Abstract

Questo lavoro intende ricostruire le riflessioni del filosofo inglese John Locke in rapporto al principio della tolleranza religiosa e politica. In circa trent'anni di elaborazione concettuale, la posizione del filosofo nei confronti della tolleranza è cambiata molte volte. Negli scritti giovanili, Locke appare legato a schemi assolutistici di stampo tradizionalista, simili a quelli di Hobbes. Gli ¿Opuscoli sul magistrato¿ e i ¿Saggi sulla legge di natura¿, mai pubblicati dall'autore e editi solo recentemente, ci restituiscono l'immagine di un Locke preoccupato dalla necessità di riaffermare l'ordine politico-sociale sconvolto dalla Prima rivoluzione inglese. In questi primi scritti, infatti, viene giustificato l'intervento del sovrano in campo religioso: egli può e deve regolarizzare le cerimonie di culto, imporre la religione che crede sia quella giusta, sopprimere i dissidenti. In poche parole, il magistrato ha un potere assoluto e illimitato, sciolto da qualsiasi vincolo morale e giuridico nei confronti del popolo. In seguito, testimone della dura (e ingiusta) restaurazione monarchica operata da Carlo II e in virtù della collaborazione politica con lord Ashley Cooper aperto a una conciliazione generale dei gruppi dissidenti, Locke muterà le proprie idee, scrivendo nel 1667 il ¿Saggio sulla tolleranza¿, che contiene la prima esposizione matura del principio di tolleranza. Questo presupposto sarà sviluppato e ampliato più chiaramente nel 1689 con la pubblicazione della ¿Lettera sulla tolleranza¿, un saggio ancora molto attuale. In questo testo cruciale, Locke sostiene la netta separazione tra Chiesa e Stato, il divieto di intervento del sovrano in questioni religiose, una politica di tolleranza estesa a tutti, la totale libertà di scelta della propria fede e il conseguente invito alla cessazione di ogni tipo di discriminazione religiosa. È una visione moderna e disincantata della religione, che pone avvio al dibattito, ancora in corso, del valore della tolleranza e dei suoi limiti, di cui Locke costituisce un punto di riferimento filosofico, politico e giuridico fondamentale.
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