Con questa tesi specialistica ho voluto approfondire il processo d'insediamento del fascismo in una grande città industriale come Torino nei primi anni Venti e, nello specifico, mi sono concentrato sullo studio dell'amministrazione comunale nella fase della fascistizzazione. Non solo Torino si presentava come una delle culle del movimento operaio italiano, ma il capoluogo piemontese vantava un profondo e glorioso ¿spirito nazionale¿, dati i fasti risorgimentali di cui si era reso protagonista, contando tra la popolazione numerose e sincere simpatie monarchiche e, soprattutto, legate al passato liberale. Tutto ciò fa di Torino un caso particolare, differente da qualsiasi altra città italiana. Il primo quesito che mi è parso interessante indagare è stato quello relativo al rapporto che il fascismo ebbe con questa peculiare società legata alle tradizioni liberali. Per far ciò, oltre a ricostruire le vicissitudini politiche e sociali della Torino uscita dalla Grande Guerra, ho ripercorso la storia del movimento e del partito fascista locale dalla sua nascita - nel marzo 1919 - fino alla sua compiuta ¿normalizzazione¿ nel 1926, analizzandone le azioni, i protagonisti e i ruoli sociali di quest'ultimi (quali tra questi legarono il loro nome alla gestione amministrativa cittadina). L'attenzione principale è stata però indirizzata al contesto amministrativo locale. In tale prospettiva, ho evidenziato l'evolversi delle vicende comunali dalle elezioni - nel novembre 1920 - che videro primeggiare l'alleanza liberal-popolare, alle dimissioni della giunta che ne era espressione - nel giugno 1923 - su esplicita richiesta del partito fascista locale, sino ad approfondire e analizzare l'operato del commissariato straordinario e dei vari commissari scelti dal Governo Mussolini tra il 1923 e il 1926 per amministrate la città. Nello studio dell'amministrazione fascista nel periodo pre-podestarile non mi sono solo soffermato sull'attività amministrativa dei vari commissariati, per esempio concentrando l'attenzione sui bilanci e sulle differenze finanziarie delle diverse gestioni (liberale e fascista), bensì ho cercato di capire il perché la scelta del governo sia caduta su determinati personaggi e cosa - o meglio chi - rappresentassero questi ultimi all'interno del panorama torinese. I risultati ottenuti confermano come anche per il caso di Torino quell'attenzione della storiografia maturata negli ultimi trent'anni per la ricerca su specifici contesti locali sia un necessario punto di partenza per interpretare la filosofia del regime fascista su scala nazionale.
Dal Liberalismo al Fascismo. La civica Amministrazione a Torino:1920-1926
GIANOTTI, VALERIO
2009/2010
Abstract
Con questa tesi specialistica ho voluto approfondire il processo d'insediamento del fascismo in una grande città industriale come Torino nei primi anni Venti e, nello specifico, mi sono concentrato sullo studio dell'amministrazione comunale nella fase della fascistizzazione. Non solo Torino si presentava come una delle culle del movimento operaio italiano, ma il capoluogo piemontese vantava un profondo e glorioso ¿spirito nazionale¿, dati i fasti risorgimentali di cui si era reso protagonista, contando tra la popolazione numerose e sincere simpatie monarchiche e, soprattutto, legate al passato liberale. Tutto ciò fa di Torino un caso particolare, differente da qualsiasi altra città italiana. Il primo quesito che mi è parso interessante indagare è stato quello relativo al rapporto che il fascismo ebbe con questa peculiare società legata alle tradizioni liberali. Per far ciò, oltre a ricostruire le vicissitudini politiche e sociali della Torino uscita dalla Grande Guerra, ho ripercorso la storia del movimento e del partito fascista locale dalla sua nascita - nel marzo 1919 - fino alla sua compiuta ¿normalizzazione¿ nel 1926, analizzandone le azioni, i protagonisti e i ruoli sociali di quest'ultimi (quali tra questi legarono il loro nome alla gestione amministrativa cittadina). L'attenzione principale è stata però indirizzata al contesto amministrativo locale. In tale prospettiva, ho evidenziato l'evolversi delle vicende comunali dalle elezioni - nel novembre 1920 - che videro primeggiare l'alleanza liberal-popolare, alle dimissioni della giunta che ne era espressione - nel giugno 1923 - su esplicita richiesta del partito fascista locale, sino ad approfondire e analizzare l'operato del commissariato straordinario e dei vari commissari scelti dal Governo Mussolini tra il 1923 e il 1926 per amministrate la città. Nello studio dell'amministrazione fascista nel periodo pre-podestarile non mi sono solo soffermato sull'attività amministrativa dei vari commissariati, per esempio concentrando l'attenzione sui bilanci e sulle differenze finanziarie delle diverse gestioni (liberale e fascista), bensì ho cercato di capire il perché la scelta del governo sia caduta su determinati personaggi e cosa - o meglio chi - rappresentassero questi ultimi all'interno del panorama torinese. I risultati ottenuti confermano come anche per il caso di Torino quell'attenzione della storiografia maturata negli ultimi trent'anni per la ricerca su specifici contesti locali sia un necessario punto di partenza per interpretare la filosofia del regime fascista su scala nazionale.File | Dimensione | Formato | |
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