Nel 1926 Gherardo Gherardi scrisse una reinterpretazione teatrale del Don Chisciotte in chiave tragicomica. Lo scopo di questo studio è stato quello di dimostrare la conoscenza, da parte dell'autore, oltre che del capolavoro di Cervantes, anche delle esegesi al romanzo di Miguel de Unamuno. I saggi di quest'ultimo, Vita di Don Chisciotte e Sancho Panza e Commento al Don Chisciotte, sono stati fondamentali per la scrittura della tragicommedia. Dopo una breve descrizione della biografia di Gherardi e della sua produzione drammatica, la tesi verte sull'analisi dell'opera teatrale. Sono stati esaminati con particolare attenzione i pensieri e le parole dei personaggi, poiché essi presentano l'elemento fondamentale di quest'opera. Essa può essere infatti inserita nel filone di un ¿teatro di parola¿, in cui i veri protagonisti non sono le azioni, bensì i vari dialoghi e monologhi. Nel corso dello studio della tragicommedia, si è voluto valorizzare la resa psicologica del protagonista: Gherardi ha messo in evidenza l'animo profondo e inquieto di Don Chisciotte, rappresentando così un personaggio tragico e complesso. Le sue intenzioni sono dunque in netta contrapposizione rispetto a quelle di molte reinterpretazioni teatrali precedenti, in cui il Cavaliere dalla Triste Figura suscitava una risata divertita e spensierata. L'approccio tutt'altro che superficiale dell'autore rende evidente lo studio preliminare dei saggi di Unamuno. Gherardi basa la sua riscrittura su questi testi, seguendone il filo conduttore: in più occasioni Don Chisciotte viene messo in relazione alla figura di Cristo. Un altro elemento fondamentale che conferma l'utilizzo di tali ipotesti è il particolare rilievo che viene dato al personaggio di Dulcinea del Toboso; la donna, infatti, è presente in numerose scene ed è uno dei principali motori dell'azione. Proprio come Unamuno, anche Gherardi sembra vedere in lei la causa primaria da cui tutto ebbe inizio e, allo stesso tempo, il fine ultimo verso cui tende il cavaliere della Mancia.

Don Chisciotte: tragicommedia in 5 quadri di Gherardo Gherardi Studio intertestuale

BIASON, BEATRICE
2018/2019

Abstract

Nel 1926 Gherardo Gherardi scrisse una reinterpretazione teatrale del Don Chisciotte in chiave tragicomica. Lo scopo di questo studio è stato quello di dimostrare la conoscenza, da parte dell'autore, oltre che del capolavoro di Cervantes, anche delle esegesi al romanzo di Miguel de Unamuno. I saggi di quest'ultimo, Vita di Don Chisciotte e Sancho Panza e Commento al Don Chisciotte, sono stati fondamentali per la scrittura della tragicommedia. Dopo una breve descrizione della biografia di Gherardi e della sua produzione drammatica, la tesi verte sull'analisi dell'opera teatrale. Sono stati esaminati con particolare attenzione i pensieri e le parole dei personaggi, poiché essi presentano l'elemento fondamentale di quest'opera. Essa può essere infatti inserita nel filone di un ¿teatro di parola¿, in cui i veri protagonisti non sono le azioni, bensì i vari dialoghi e monologhi. Nel corso dello studio della tragicommedia, si è voluto valorizzare la resa psicologica del protagonista: Gherardi ha messo in evidenza l'animo profondo e inquieto di Don Chisciotte, rappresentando così un personaggio tragico e complesso. Le sue intenzioni sono dunque in netta contrapposizione rispetto a quelle di molte reinterpretazioni teatrali precedenti, in cui il Cavaliere dalla Triste Figura suscitava una risata divertita e spensierata. L'approccio tutt'altro che superficiale dell'autore rende evidente lo studio preliminare dei saggi di Unamuno. Gherardi basa la sua riscrittura su questi testi, seguendone il filo conduttore: in più occasioni Don Chisciotte viene messo in relazione alla figura di Cristo. Un altro elemento fondamentale che conferma l'utilizzo di tali ipotesti è il particolare rilievo che viene dato al personaggio di Dulcinea del Toboso; la donna, infatti, è presente in numerose scene ed è uno dei principali motori dell'azione. Proprio come Unamuno, anche Gherardi sembra vedere in lei la causa primaria da cui tutto ebbe inizio e, allo stesso tempo, il fine ultimo verso cui tende il cavaliere della Mancia.
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Utilizza questo identificativo per citare o creare un link a questo documento: https://hdl.handle.net/20.500.14240/140951