La seguente relazione si propone di analizzare le caratteristiche dell'impresa calcistica, con alcuni riferimenti al modello tipico d'impresa, per poi ampliarsi sulle caratteristiche dell'attuale mercato del calcio, facendo sempre riferimento ad un obiettivo centrale: evidenziare sì i pregi, ma soprattutto difetti e limiti di questo settore, le debolezze che non sono state superate nello sfruttamento delle risorse disponibili, le potenzialità che il calcio possiede nel particolare del nostro paese e della Serie A ed il rapporto con il difficile periodo di crisi economica che il mercato mondiale sta attraversando. La crisi non ha posto freno alle molteplici scelte imprenditoriali del settore calcistico, che hanno invece deteriorato, ancor più profondamente, numerosi bilanci societari sostenendo, in tal modo, un meccanismo aberrante caratterizzato dall'interesse esclusivo e sempre più forte verso risultati di breve e medio periodo, distogliendo lo sguardo da quelli durevoli e fonte di creazione di valore. Ciò dimostra che non sempre una crisi insegna a considerare, ad esempio, il rispetto di quegli equilibri economici che sono, da sempre, la base della corretta conservazione di un sistema così importante e, allo stesso tempo, così debole come quello del calcio. Un sistema a cui si dovrebbe necessariamente, e non arbitrariamente, porre dei giusti limiti e delle regole non solo strettamente vincolate ad una o poche specifiche realtà, piuttosto in modo uniforme e collaborativo tra le Leghe dei diversi campionati e tra gli organi governativi sovranazionali. Ciò non si ritrova però nel calcio moderno, esempio concreto di realtà imprenditoriale distorta ed inefficiente dove, sempre più spesso, assistiamo all'incapacità generale dei club di generare ricchezza destinabile all'autofinanziamento, richiedendo continue iniezioni di liquidità da parte di presidenti, proprietari e ¿magnati¿. Spesso le società investono ben oltre le loro effettive capacità di bilancio: tutto ciò non risulta avere alcun senso etico, tanto più se si considera l'attuale situazione economica, che vede realtà quali la cassa integrazione, la finanza e le borse in seria incertezza, le difficoltà generali che stanno affrontando tutte le piccole medie imprese, colonne del nostro tanto decantato ¿Made in Italy¿. L'analisi del caso della FC Internazionale Milano s.p.a. evidenzia molte delle debolezze che caratterizzano ormai uniformemente il settore del calcio tali da comprometterne la durabilità e sostenibilità economica. Si individueranno anche le soluzioni possibili e le decisioni assunte dalla Uefa in relazione a questo tema economico e sociale di così grande attualità, mantenendo sempre l'intento di delineare le caratteristiche peculiari di questo settore che ha perso ogni criterio di controllo e gestione consono ad un macchinario socio-economico di tali proporzioni. Si tratta di una distorsione globale della forma mentis dei manager che, non adeguatamente formati o senza le dovute esperienze, assumono ruoli di vertice senza poter contare sulle sensibilità proprie degli esperti del settore. Al contrario, un esempio illustre è costituito da G.Marotta, nuovo Direttore Generale della FC Juventus, che ha dimostrato negli anni grandi doti di leadership ed esperienza in campo manageriale: doti riconosciute dagli azionisti del club torinese quale unica società ad aver intrapreso operazioni di lungo periodo sulla questione stadi in Italia.

L'"assenza di crisi" e di Etica all'interno delle società calcistiche: il caso FC Internazionale Milano s.p.a.

REGE, ELVIS
2009/2010

Abstract

La seguente relazione si propone di analizzare le caratteristiche dell'impresa calcistica, con alcuni riferimenti al modello tipico d'impresa, per poi ampliarsi sulle caratteristiche dell'attuale mercato del calcio, facendo sempre riferimento ad un obiettivo centrale: evidenziare sì i pregi, ma soprattutto difetti e limiti di questo settore, le debolezze che non sono state superate nello sfruttamento delle risorse disponibili, le potenzialità che il calcio possiede nel particolare del nostro paese e della Serie A ed il rapporto con il difficile periodo di crisi economica che il mercato mondiale sta attraversando. La crisi non ha posto freno alle molteplici scelte imprenditoriali del settore calcistico, che hanno invece deteriorato, ancor più profondamente, numerosi bilanci societari sostenendo, in tal modo, un meccanismo aberrante caratterizzato dall'interesse esclusivo e sempre più forte verso risultati di breve e medio periodo, distogliendo lo sguardo da quelli durevoli e fonte di creazione di valore. Ciò dimostra che non sempre una crisi insegna a considerare, ad esempio, il rispetto di quegli equilibri economici che sono, da sempre, la base della corretta conservazione di un sistema così importante e, allo stesso tempo, così debole come quello del calcio. Un sistema a cui si dovrebbe necessariamente, e non arbitrariamente, porre dei giusti limiti e delle regole non solo strettamente vincolate ad una o poche specifiche realtà, piuttosto in modo uniforme e collaborativo tra le Leghe dei diversi campionati e tra gli organi governativi sovranazionali. Ciò non si ritrova però nel calcio moderno, esempio concreto di realtà imprenditoriale distorta ed inefficiente dove, sempre più spesso, assistiamo all'incapacità generale dei club di generare ricchezza destinabile all'autofinanziamento, richiedendo continue iniezioni di liquidità da parte di presidenti, proprietari e ¿magnati¿. Spesso le società investono ben oltre le loro effettive capacità di bilancio: tutto ciò non risulta avere alcun senso etico, tanto più se si considera l'attuale situazione economica, che vede realtà quali la cassa integrazione, la finanza e le borse in seria incertezza, le difficoltà generali che stanno affrontando tutte le piccole medie imprese, colonne del nostro tanto decantato ¿Made in Italy¿. L'analisi del caso della FC Internazionale Milano s.p.a. evidenzia molte delle debolezze che caratterizzano ormai uniformemente il settore del calcio tali da comprometterne la durabilità e sostenibilità economica. Si individueranno anche le soluzioni possibili e le decisioni assunte dalla Uefa in relazione a questo tema economico e sociale di così grande attualità, mantenendo sempre l'intento di delineare le caratteristiche peculiari di questo settore che ha perso ogni criterio di controllo e gestione consono ad un macchinario socio-economico di tali proporzioni. Si tratta di una distorsione globale della forma mentis dei manager che, non adeguatamente formati o senza le dovute esperienze, assumono ruoli di vertice senza poter contare sulle sensibilità proprie degli esperti del settore. Al contrario, un esempio illustre è costituito da G.Marotta, nuovo Direttore Generale della FC Juventus, che ha dimostrato negli anni grandi doti di leadership ed esperienza in campo manageriale: doti riconosciute dagli azionisti del club torinese quale unica società ad aver intrapreso operazioni di lungo periodo sulla questione stadi in Italia.
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