Il mais è la terza coltura in termini di superficie coltivata a livello mondiale e la prima per produzione unitaria di granella ed insilato. Notevole importanza assumono le diverse pratiche agronomiche che consentono di esprimere meglio il potenziale produttivo. Le lavorazioni convenzionali costituiscono una buona garanzia per il raggiungimento di buone produzioni anche in condizioni non favorevoli; comportano però costi energetici elevati, e un significativo impatto ambientale. Per queste ragioni si stanno diffondendo pratiche di lavorazione conservativa, finalizzate alla conservazione della struttura e della fertilità dei suoli. I vantaggi legati al passaggio dalla lavorazione tradizionale alla gestione conservativa non sono immediati; sono necessari almeno 3-4 anni prima di ottenere risultati positivi. L'adozione di metodi conservativi porta gradualmente ad un miglioramento della struttura del terreno, ad una migliore umificazione della sostanza organica, con una conseguente maggiore capacità di ritenzione idrica. Le pratiche agronomiche utilizzate nel sistema conservativo non prevedono un rovesciamento del terreno, ma un rimescolamento degli strati superficiali, limitando il rischio di erosione. Con le tecniche conservative occorre prestare molta cura nella semina della coltura. Per garantire un adeguato investimento del mais, è opportuno aumentare del 10-15% la dose di semina, per compensare i rischi connessi ad una più difficile germinazione della coltura. E' necessario anche un adattamento delle tecniche di concimazione; nel caso dei fertilizzanti organici è necessario ricorrere ad attrezzature in grado di interrare il composto. Se si ricorre alle concimazioni minerali con le tecniche conservative sono necessari apporti più abbondanti, con aumento dei costi e del pericolo di ruscellamento dei nutrienti. Più complessa rispetto alle lavorazioni convenzionali è anche la gestione delle infestanti. Con la non lavorazione si ricorre frequentemente all'applicazione di un erbicida di pre-semina per eliminare la vegetazione esistente; si rendono inoltre necessari interventi di diserbo in post-emergenza per controllare le malerbe che si sviluppano durante le prime fasi di crescita della coltura. La non lavorazione del terreno comporta, in genere, un aumento delle infestazioni, in quanto tende ad aumentare la concentrazione dei semi delle malerbe sulla superficie del terreno. Una pratica di gestione delle malerbe talvolta adottata nell'agricoltura conservativa è quella basata sull'adozione di colture di copertura a sviluppo autunno-vernino, che sono in grado di contenere lo sviluppo della vegetazione spontanea. In situazioni favorevoli è possibile eliminare l'impiego di erbicidi di pre-semina e di pre-emergenza. La minima lavorazione e la semina su sodo consentono di contenere significativamente le emissioni di gas serra rispetto alle lavorazioni convenzionali; queste ultime richiedono un maggior consumo di carburante, dovuto ad un numero più elevato di interventi con mezzi meccanici. In generale le lavorazioni conservative portano ad un risparmio dei costi colturali tra il 20 e il 35% permettendo di compensare, eventuali perdite produttive rispetto al convenzionale. Attualmente le pratiche di gestione conservativa del suolo stanno facendo registrare un graduale diffusione anche nel nostro paese, soprattutto a fronte dei vantaggi legati al risparmio energetico, alla riduzione dei gas serra e al miglioramento della fertilità dei suoli.
Caratteristiche delle lavorazioni conservative nel mais
FASANO, MARCO
2015/2016
Abstract
Il mais è la terza coltura in termini di superficie coltivata a livello mondiale e la prima per produzione unitaria di granella ed insilato. Notevole importanza assumono le diverse pratiche agronomiche che consentono di esprimere meglio il potenziale produttivo. Le lavorazioni convenzionali costituiscono una buona garanzia per il raggiungimento di buone produzioni anche in condizioni non favorevoli; comportano però costi energetici elevati, e un significativo impatto ambientale. Per queste ragioni si stanno diffondendo pratiche di lavorazione conservativa, finalizzate alla conservazione della struttura e della fertilità dei suoli. I vantaggi legati al passaggio dalla lavorazione tradizionale alla gestione conservativa non sono immediati; sono necessari almeno 3-4 anni prima di ottenere risultati positivi. L'adozione di metodi conservativi porta gradualmente ad un miglioramento della struttura del terreno, ad una migliore umificazione della sostanza organica, con una conseguente maggiore capacità di ritenzione idrica. Le pratiche agronomiche utilizzate nel sistema conservativo non prevedono un rovesciamento del terreno, ma un rimescolamento degli strati superficiali, limitando il rischio di erosione. Con le tecniche conservative occorre prestare molta cura nella semina della coltura. Per garantire un adeguato investimento del mais, è opportuno aumentare del 10-15% la dose di semina, per compensare i rischi connessi ad una più difficile germinazione della coltura. E' necessario anche un adattamento delle tecniche di concimazione; nel caso dei fertilizzanti organici è necessario ricorrere ad attrezzature in grado di interrare il composto. Se si ricorre alle concimazioni minerali con le tecniche conservative sono necessari apporti più abbondanti, con aumento dei costi e del pericolo di ruscellamento dei nutrienti. Più complessa rispetto alle lavorazioni convenzionali è anche la gestione delle infestanti. Con la non lavorazione si ricorre frequentemente all'applicazione di un erbicida di pre-semina per eliminare la vegetazione esistente; si rendono inoltre necessari interventi di diserbo in post-emergenza per controllare le malerbe che si sviluppano durante le prime fasi di crescita della coltura. La non lavorazione del terreno comporta, in genere, un aumento delle infestazioni, in quanto tende ad aumentare la concentrazione dei semi delle malerbe sulla superficie del terreno. Una pratica di gestione delle malerbe talvolta adottata nell'agricoltura conservativa è quella basata sull'adozione di colture di copertura a sviluppo autunno-vernino, che sono in grado di contenere lo sviluppo della vegetazione spontanea. In situazioni favorevoli è possibile eliminare l'impiego di erbicidi di pre-semina e di pre-emergenza. La minima lavorazione e la semina su sodo consentono di contenere significativamente le emissioni di gas serra rispetto alle lavorazioni convenzionali; queste ultime richiedono un maggior consumo di carburante, dovuto ad un numero più elevato di interventi con mezzi meccanici. In generale le lavorazioni conservative portano ad un risparmio dei costi colturali tra il 20 e il 35% permettendo di compensare, eventuali perdite produttive rispetto al convenzionale. Attualmente le pratiche di gestione conservativa del suolo stanno facendo registrare un graduale diffusione anche nel nostro paese, soprattutto a fronte dei vantaggi legati al risparmio energetico, alla riduzione dei gas serra e al miglioramento della fertilità dei suoli.File | Dimensione | Formato | |
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