A partire dal tema della fiducia tra Stato e cives, l'elaborato propone una riflessione sul distacco tra le parti, facendo riferimento a temi di attualità quali la sicurezza nell'ambito della microcriminalità e alla vittimizzazione. E' in una situazione di vulnerabilità in cui un soggetto subisce un reato, infatti, che il rapporto di ideale fiducia subisce una profonda frattura, dando agio alla diffusione di sentimenti di insicurezza e di sfiducia nei confronti delle autorità e delle istituzioni, alle quali è attribuito un ruolo di garanti della sicurezza. Oltre al danno di varia natura causato dal reato, la vittima subisce una brusca interruzione del proprio equilibrio di vita; per questo motivo, parallelamente al decorso dei provvedimenti giudiziari, dovrà attivarsi autonomamente o con supporti esterni per mettere in atto strategie di coping e favorire una nuova definizione del proprio sé. In questo contesto, si evidenzia che la vittima di reato assume un ruolo di fatto marginale non solo nella società, ma anche nel procedimento giudiziario che, pur essendo necessario per l'esercizio della giustizia, non prevede forme di tutela diretta dei bisogni di chi ha subito il reato, ma incentra le proprie attività nei confronti del reo. L'emanazione della direttiva europea 25 ottobre 2012 n°29 e il successivo atto di recepimento in Italia con il decreto legislativo 15 dicembre 2015 n. 212 rappresentano alcuni dei segnali che sollecitano il nostro Stato ad attivarsi per tutelare maggiormente i cittadini che hanno subito un reato, ribadendo l'importanza della tutela della vittima prima, durante e dopo il processo e lanciando una sfida per i diversi enti. Dall'esperienza diretta in Rete Dafne ONLUS e da una ricerca dell'Università del Piemonte Orientale su vittime, riparazione e servizio sociale, si cercherà di dimostrare che, insieme alle realtà attive del terzo settore, uno degli enti che può cogliere e concretizzare tali principi normativi è il servizio sociale di zona. Configurandosi come ente pubblico di prossimità, il servizio sociale può fungere da luogo operativo e simbolico per la ricostituzione della fiducia tra cittadino privato di un diritto e Stato. Attraverso la professionalità degli assistenti sociali, è possibile garantire un supporto specifico alla vittima, dando avvio ad un percorso di ricostruzione della propria identità attraverso la fase di accoglienza e il lavoro di rete, ma non solo: l'assistente sociale può intervenire anche sulla collettività, attraverso il lavoro di comunità e l'empowerment sociale. Struttura L'elaborato si suddivide in tre capitoli; il primo approfondisce il rapporto tra istituzioni e cittadini avvalendosi di apporti di letteratura, in particolar modo di natura statistica, giuridica e sociologica. Nel secondo si farà riferimento alle leggi europee e nazionali emanate per la tutela delle vittime e all'esperienza dell'Associazione Rete Dafne ONLUS. L'ultimo capitolo sarà dedicato interamente all'apporto che la professione di assistente sociale può dare per adempiere alle nuove normative e rispondere all'esigenza di ricostruzione della fiducia nei casi di perdita dei diritti a causa di un'offesa. Si farà particolare riferimento al tema dell'accoglienza, del lavoro di rete e di comunità.
Vittime di reato e Stato: una fiducia da ricostruire. Il ruolo del servizio sociale
MONACHINO, MARTINA
2016/2017
Abstract
A partire dal tema della fiducia tra Stato e cives, l'elaborato propone una riflessione sul distacco tra le parti, facendo riferimento a temi di attualità quali la sicurezza nell'ambito della microcriminalità e alla vittimizzazione. E' in una situazione di vulnerabilità in cui un soggetto subisce un reato, infatti, che il rapporto di ideale fiducia subisce una profonda frattura, dando agio alla diffusione di sentimenti di insicurezza e di sfiducia nei confronti delle autorità e delle istituzioni, alle quali è attribuito un ruolo di garanti della sicurezza. Oltre al danno di varia natura causato dal reato, la vittima subisce una brusca interruzione del proprio equilibrio di vita; per questo motivo, parallelamente al decorso dei provvedimenti giudiziari, dovrà attivarsi autonomamente o con supporti esterni per mettere in atto strategie di coping e favorire una nuova definizione del proprio sé. In questo contesto, si evidenzia che la vittima di reato assume un ruolo di fatto marginale non solo nella società, ma anche nel procedimento giudiziario che, pur essendo necessario per l'esercizio della giustizia, non prevede forme di tutela diretta dei bisogni di chi ha subito il reato, ma incentra le proprie attività nei confronti del reo. L'emanazione della direttiva europea 25 ottobre 2012 n°29 e il successivo atto di recepimento in Italia con il decreto legislativo 15 dicembre 2015 n. 212 rappresentano alcuni dei segnali che sollecitano il nostro Stato ad attivarsi per tutelare maggiormente i cittadini che hanno subito un reato, ribadendo l'importanza della tutela della vittima prima, durante e dopo il processo e lanciando una sfida per i diversi enti. Dall'esperienza diretta in Rete Dafne ONLUS e da una ricerca dell'Università del Piemonte Orientale su vittime, riparazione e servizio sociale, si cercherà di dimostrare che, insieme alle realtà attive del terzo settore, uno degli enti che può cogliere e concretizzare tali principi normativi è il servizio sociale di zona. Configurandosi come ente pubblico di prossimità, il servizio sociale può fungere da luogo operativo e simbolico per la ricostituzione della fiducia tra cittadino privato di un diritto e Stato. Attraverso la professionalità degli assistenti sociali, è possibile garantire un supporto specifico alla vittima, dando avvio ad un percorso di ricostruzione della propria identità attraverso la fase di accoglienza e il lavoro di rete, ma non solo: l'assistente sociale può intervenire anche sulla collettività, attraverso il lavoro di comunità e l'empowerment sociale. Struttura L'elaborato si suddivide in tre capitoli; il primo approfondisce il rapporto tra istituzioni e cittadini avvalendosi di apporti di letteratura, in particolar modo di natura statistica, giuridica e sociologica. Nel secondo si farà riferimento alle leggi europee e nazionali emanate per la tutela delle vittime e all'esperienza dell'Associazione Rete Dafne ONLUS. L'ultimo capitolo sarà dedicato interamente all'apporto che la professione di assistente sociale può dare per adempiere alle nuove normative e rispondere all'esigenza di ricostruzione della fiducia nei casi di perdita dei diritti a causa di un'offesa. Si farà particolare riferimento al tema dell'accoglienza, del lavoro di rete e di comunità.File | Dimensione | Formato | |
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https://hdl.handle.net/20.500.14240/140554