The underlying assumptions of this study are to faithfully outline the possible profiles of responsibility for the entities involved in dealing with the COVID pandemic: healthcare workers, healthcare facilities, and ultimately, the public administration. The objectives were to delineate, after a doctrinal examination, the specific scenarios that, in practice, may constitute risk factors for frontline professionals or individuals in organizational and managerial roles. The study examined legal elements from major databases, including judgments from civil and criminal cassation courts, lower court decisions, local precedents, and constitutional court judgments along with their corresponding legal principles. Additionally, a review of literature was conducted, encompassing existing regulations, scholarly notes, bibliographies, commentaries, and even news articles. These resources facilitated the development of a legal, medical-legal, and doctrinal reasoning in order to evaluate the appropriateness of existing regulations in relation to the COVID pandemic and, broadly speaking, the characteristics of a healthcare emergency in general. The importance of guidelines was emphasized, both in practical settings and in judicial proceedings, to foster a more coherent understanding of often complex circumstances. It highlighted the need to evaluate intrinsic elements within the pandemic itself, such as limited scientific knowledge and scarce resources, when interpreting actions. The study explored questions such as the availability of alternative permissible actions, the predictability and preventability of events, and the actual means and resources at hand. Consequently, it became crucial not to overlook collateral elements related to the epidemiological emergency. The emergency itself should not be a determinant of negligent conduct, but rather should be contextualized with respect to the individual, reference parameters, and not so much by the resulting harmful event but by deviations from the aforementioned parameters. In the absence of shared protocols, it is even more appropriate to immerse oneself, with the assistance of technical expertise, in the specific circumstances of each case, hoping for the endorsement of the doctrine regarding what are considered "technically challenging problems," as referred to in Article 2236 of the Civil Code. The healthcare profession should be attributed this notion of special difficulty not only for practices that go beyond common preparation but also for ordinary practices occurring in entirely extraordinary contexts, where the exceptional nature of the circumstances sometimes renders the expected conduct unattainable. It is hoped that, in interpreting these scenarios and in matters of law, the shaping of the legal framework will not be done ex post facto but rather through pre-existing complex and unresolved issues discussed in the context of legitimacy. The COVID pandemic serves as a litmus test for the doctrine to ultimately achieve a more definitive characterization of healthcare legislation. It is foreseeable that there will be a progressive decriminalization of healthcare professionals, given that despite the tendency for the majority of proceedings to result in acquittals, they still impose burdens in terms of time, costs, and professional reputation. Therefore, limiting liability to cases of gross negligence only could be a potential post-pandemic solution, while also acknowledging the potential of existing legal tools, such as Article 2236, and always keeping in mind the protection of the fundamental principle: the patient's health.

I presupposti alla base dello studio sono di tratteggiare fedelmente i possibili profili di responsabilità in capo alle figure poste ad affrontare la pandemia COVID: gli operatori sanitari, le strutture sanitarie e infine la pubblica amministrazione. Gli obiettivi sono quelli di delineare, dopo una disamina di carattere dottrinale, le specifiche fattispecie che nel concreto possono rappresentare fattori di rischio in capo al professionista in prima linea o alle figure preposte ai ruoli organizzativo-gestionali. Sono stati presi in esame gli elementi del diritto dalle principali banche dati: sentenze di cassazione civile e penale, sentenze di merito, orientamenti locali e sentenze di corte costituzionali con le relative massime. È stata associata quindi una revisione della letteratura, dalla normativa vigente alle note di dottrina, dalla bibliografia ai commentari, fino alle notizie di carattere giornalistico. Con questi mezzi è stato possibile sviluppare il ragionamento dottrinario-giuridico e medico-legale, in ottica di valutare l’appropriatezza della normativa vigente in relazione a grandi emergenze come la pandemia COVID . È stata rimarcata l’importanza delle linee guida e la loro funzione sia in sede pratica che in sede di giudizio, per favorire una più lineare comprensione di circostanze spesso di complessa interpretazione. Si è evidenziata la necessità di valutare gli elementi intrinseci nella pandemia stessa, come la limitatezza delle conoscenze scientifiche e la scarsità di mezzi, nell’interpretare le condotte: quanto erano esigibili condotte alternative lecite, quanto era prevedibile e prevenibile l’evento, quali erano gli effettivi mezzi e risorse a disposizione. Si è quindi reso fondamentale non trascurare gli elementi collaterali all’emergenza epidemiologica, la quale non deve essere di per sé una discriminante di condotte non diligenti, ma va contestualizzata nei confronti del soggetto, dei parametri di riferimento e, dunque, non tanto dall’evento dannoso conseguente ma dalla deviazione dai suddetti. In mancanza di protocolli condivisi, si rende ancora più opportuno calarsi, con l’ausilio della consulenza tecnica, nelle vesti del caso concreto, auspicando il favore della dottrina verso quelli che vengono considerati “problemi tecnici di speciale difficoltà”, cui l’art. 2236 c.c. Va attribuita alla professione sanitaria questa accezione di speciale difficoltà non solo per pratiche che eccedono la comune preparazione, ma anche nei confronti di pratiche ordinarie inserite in contesti del tutto extraordinari e per le quali proprio i caratteri eccezionali delle circostanze, talvolta, rendono inesigibili le condotte doverose. Si auspica che, come nell'equilibrio tra discrezionalità e parametri di riferimento, in sede di diritto non si proceda al plasmarsi della materia ex post, ma a questioni complesse e irrisolte ci si possa esprimere preventivamente in sede di legittimità. Il COVID rappresenterebbe un banco di prova della dottrina con cui si possa giungere alla quanto più definitiva caratterizzazione della normativa in ambito sanitario. È prevedibile in questo senso una progressiva depenalizzazione del sanitario, in ragione del fatto che, nonostante la tendenza per la maggior parte assolutoria dei procedimenti, essi rappresentano un onere di tempi, costi e reputazione per il professionista. Ragion per cui, la limitazione della responsabilità ai soli casi di colpa grave potrebbe essere una soluzione anche post-pandemica, non sottovalutando le potenzialità di strumenti già in dote al diritto, come l’art.2236, e non dimenticando in ogni caso la tutela del principio fondamentale, la salute del paziente.

Profili di responsabilità sanitaria nell'emergenza COVID-19: attualità/prospettive

CONTIERO, LUDOVICO
2022/2023

Abstract

I presupposti alla base dello studio sono di tratteggiare fedelmente i possibili profili di responsabilità in capo alle figure poste ad affrontare la pandemia COVID: gli operatori sanitari, le strutture sanitarie e infine la pubblica amministrazione. Gli obiettivi sono quelli di delineare, dopo una disamina di carattere dottrinale, le specifiche fattispecie che nel concreto possono rappresentare fattori di rischio in capo al professionista in prima linea o alle figure preposte ai ruoli organizzativo-gestionali. Sono stati presi in esame gli elementi del diritto dalle principali banche dati: sentenze di cassazione civile e penale, sentenze di merito, orientamenti locali e sentenze di corte costituzionali con le relative massime. È stata associata quindi una revisione della letteratura, dalla normativa vigente alle note di dottrina, dalla bibliografia ai commentari, fino alle notizie di carattere giornalistico. Con questi mezzi è stato possibile sviluppare il ragionamento dottrinario-giuridico e medico-legale, in ottica di valutare l’appropriatezza della normativa vigente in relazione a grandi emergenze come la pandemia COVID . È stata rimarcata l’importanza delle linee guida e la loro funzione sia in sede pratica che in sede di giudizio, per favorire una più lineare comprensione di circostanze spesso di complessa interpretazione. Si è evidenziata la necessità di valutare gli elementi intrinseci nella pandemia stessa, come la limitatezza delle conoscenze scientifiche e la scarsità di mezzi, nell’interpretare le condotte: quanto erano esigibili condotte alternative lecite, quanto era prevedibile e prevenibile l’evento, quali erano gli effettivi mezzi e risorse a disposizione. Si è quindi reso fondamentale non trascurare gli elementi collaterali all’emergenza epidemiologica, la quale non deve essere di per sé una discriminante di condotte non diligenti, ma va contestualizzata nei confronti del soggetto, dei parametri di riferimento e, dunque, non tanto dall’evento dannoso conseguente ma dalla deviazione dai suddetti. In mancanza di protocolli condivisi, si rende ancora più opportuno calarsi, con l’ausilio della consulenza tecnica, nelle vesti del caso concreto, auspicando il favore della dottrina verso quelli che vengono considerati “problemi tecnici di speciale difficoltà”, cui l’art. 2236 c.c. Va attribuita alla professione sanitaria questa accezione di speciale difficoltà non solo per pratiche che eccedono la comune preparazione, ma anche nei confronti di pratiche ordinarie inserite in contesti del tutto extraordinari e per le quali proprio i caratteri eccezionali delle circostanze, talvolta, rendono inesigibili le condotte doverose. Si auspica che, come nell'equilibrio tra discrezionalità e parametri di riferimento, in sede di diritto non si proceda al plasmarsi della materia ex post, ma a questioni complesse e irrisolte ci si possa esprimere preventivamente in sede di legittimità. Il COVID rappresenterebbe un banco di prova della dottrina con cui si possa giungere alla quanto più definitiva caratterizzazione della normativa in ambito sanitario. È prevedibile in questo senso una progressiva depenalizzazione del sanitario, in ragione del fatto che, nonostante la tendenza per la maggior parte assolutoria dei procedimenti, essi rappresentano un onere di tempi, costi e reputazione per il professionista. Ragion per cui, la limitazione della responsabilità ai soli casi di colpa grave potrebbe essere una soluzione anche post-pandemica, non sottovalutando le potenzialità di strumenti già in dote al diritto, come l’art.2236, e non dimenticando in ogni caso la tutela del principio fondamentale, la salute del paziente.
Healthcare liability during COVID-19 emergency: current trend/ future prospects
The underlying assumptions of this study are to faithfully outline the possible profiles of responsibility for the entities involved in dealing with the COVID pandemic: healthcare workers, healthcare facilities, and ultimately, the public administration. The objectives were to delineate, after a doctrinal examination, the specific scenarios that, in practice, may constitute risk factors for frontline professionals or individuals in organizational and managerial roles. The study examined legal elements from major databases, including judgments from civil and criminal cassation courts, lower court decisions, local precedents, and constitutional court judgments along with their corresponding legal principles. Additionally, a review of literature was conducted, encompassing existing regulations, scholarly notes, bibliographies, commentaries, and even news articles. These resources facilitated the development of a legal, medical-legal, and doctrinal reasoning in order to evaluate the appropriateness of existing regulations in relation to the COVID pandemic and, broadly speaking, the characteristics of a healthcare emergency in general. The importance of guidelines was emphasized, both in practical settings and in judicial proceedings, to foster a more coherent understanding of often complex circumstances. It highlighted the need to evaluate intrinsic elements within the pandemic itself, such as limited scientific knowledge and scarce resources, when interpreting actions. The study explored questions such as the availability of alternative permissible actions, the predictability and preventability of events, and the actual means and resources at hand. Consequently, it became crucial not to overlook collateral elements related to the epidemiological emergency. The emergency itself should not be a determinant of negligent conduct, but rather should be contextualized with respect to the individual, reference parameters, and not so much by the resulting harmful event but by deviations from the aforementioned parameters. In the absence of shared protocols, it is even more appropriate to immerse oneself, with the assistance of technical expertise, in the specific circumstances of each case, hoping for the endorsement of the doctrine regarding what are considered "technically challenging problems," as referred to in Article 2236 of the Civil Code. The healthcare profession should be attributed this notion of special difficulty not only for practices that go beyond common preparation but also for ordinary practices occurring in entirely extraordinary contexts, where the exceptional nature of the circumstances sometimes renders the expected conduct unattainable. It is hoped that, in interpreting these scenarios and in matters of law, the shaping of the legal framework will not be done ex post facto but rather through pre-existing complex and unresolved issues discussed in the context of legitimacy. The COVID pandemic serves as a litmus test for the doctrine to ultimately achieve a more definitive characterization of healthcare legislation. It is foreseeable that there will be a progressive decriminalization of healthcare professionals, given that despite the tendency for the majority of proceedings to result in acquittals, they still impose burdens in terms of time, costs, and professional reputation. Therefore, limiting liability to cases of gross negligence only could be a potential post-pandemic solution, while also acknowledging the potential of existing legal tools, such as Article 2236, and always keeping in mind the protection of the fundamental principle: the patient's health.
ROSSI, ROBERTO
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