I dati relativi all’impiego del lavoro “atipico”, in crescita in Italia, così come nel resto dell’Europa, riflettono il sempre più accentuato processo di flessibilizzazione del mercato del lavoro. L’ampio ventaglio di tipologie contrattuali per la fornitura di manodopera ha intensificato la tendenza alla frammentazione e segmentazione del mercato del lavoro, amplificando il rischio e l’incertezza legati alla precarietà lavorativa e all’indebolimento complessivo delle tutele dei lavoratori. Figlie di questo processo sono la messa in discussione della centralità del modello tradizionale di riferimento del lavoro subordinato a tempo pieno e indeterminato e il mutamento dell’assetto delle posizioni contrattuali nei rapporti di lavoro, con uno squilibrio di poteri a favore del datore di lavoro. Sono queste le tematiche che, insieme ad un breve excursus delle riforme del mercato del lavoro, vengono affrontate nel capitolo introduttivo, permettendo così di tracciare i contorni del contesto entro il quale si colloca l’analisi della disciplina normativa del lavoro intermittente (anche lavoro “a chiamata” o Job on call), approfondita a partire dal secondo capitolo. È la riforma Biagi del 2003, su istanza del Libro Bianco sul mercato del lavoro, a sancire la nascita del contratto di lavoro intermittente nel nostro ordinamento giuridico. Il processo di sviluppo della sua regolamentazione prosegue nel 2012 con gli aggiornamenti introdotti dalla riforma Fornero, per culminare, dopo una provvisoria abrogazione dell’istituto nel 2007, con il regime normativo definitivo sancito dal Jobs Act nel 2015. In seguito, l’analisi si concentra sui principali aspetti che contraddistinguono la disciplina del lavoro a chiamata, a partire dai suoi casi di ricorso e limiti nell’utilizzazione, passando per il suo trattamento economico, normativo e previdenziale, fino ad un breve approfondimento relativo alla peculiare fattispecie del lavoro intermittente tramite agenzia. Per concludere, la tesi si sofferma sulla trattazione del celebre caso Abercrombie, paradigmatico, sia per quanto riguarda l’ordinamento italiano sia per quanto riguarda quello europeo, in merito alla possibile lesione del divieto di discriminazione per età.
Il lavoro intermittente
BRIZIO, MARTA
2021/2022
Abstract
I dati relativi all’impiego del lavoro “atipico”, in crescita in Italia, così come nel resto dell’Europa, riflettono il sempre più accentuato processo di flessibilizzazione del mercato del lavoro. L’ampio ventaglio di tipologie contrattuali per la fornitura di manodopera ha intensificato la tendenza alla frammentazione e segmentazione del mercato del lavoro, amplificando il rischio e l’incertezza legati alla precarietà lavorativa e all’indebolimento complessivo delle tutele dei lavoratori. Figlie di questo processo sono la messa in discussione della centralità del modello tradizionale di riferimento del lavoro subordinato a tempo pieno e indeterminato e il mutamento dell’assetto delle posizioni contrattuali nei rapporti di lavoro, con uno squilibrio di poteri a favore del datore di lavoro. Sono queste le tematiche che, insieme ad un breve excursus delle riforme del mercato del lavoro, vengono affrontate nel capitolo introduttivo, permettendo così di tracciare i contorni del contesto entro il quale si colloca l’analisi della disciplina normativa del lavoro intermittente (anche lavoro “a chiamata” o Job on call), approfondita a partire dal secondo capitolo. È la riforma Biagi del 2003, su istanza del Libro Bianco sul mercato del lavoro, a sancire la nascita del contratto di lavoro intermittente nel nostro ordinamento giuridico. Il processo di sviluppo della sua regolamentazione prosegue nel 2012 con gli aggiornamenti introdotti dalla riforma Fornero, per culminare, dopo una provvisoria abrogazione dell’istituto nel 2007, con il regime normativo definitivo sancito dal Jobs Act nel 2015. In seguito, l’analisi si concentra sui principali aspetti che contraddistinguono la disciplina del lavoro a chiamata, a partire dai suoi casi di ricorso e limiti nell’utilizzazione, passando per il suo trattamento economico, normativo e previdenziale, fino ad un breve approfondimento relativo alla peculiare fattispecie del lavoro intermittente tramite agenzia. Per concludere, la tesi si sofferma sulla trattazione del celebre caso Abercrombie, paradigmatico, sia per quanto riguarda l’ordinamento italiano sia per quanto riguarda quello europeo, in merito alla possibile lesione del divieto di discriminazione per età.File | Dimensione | Formato | |
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https://hdl.handle.net/20.500.14240/140146