It is aim of this thesis to provide a reconstruction and an analysis of the linguistic politics of fascism in Alto Adige and to determine his outcomes in the whole of the assimilation project of the region, ceded to Italy at the end of the First World War. In this respect, it is offered at first a reproduction of the factual outline embracing Alto Adige between the two World Wars, scanning the line of events in three phases: the annexation and the sunset of liberal Italy (1918-1922); the "Measures for Alto Adige" and the Italianization process (1922-1933); the Italian immigration, Alto Adige in the German Italian relation and the Options (1933-1939). This chapter features the diplomatic dynamics that led to annexation and the ambiguities and irresolution of the weak liberal governments about the arrangement of the alpine region, in the diversified parliamentary debate after the war. Afterwards, it has been observed the implementation of the Italianization by the fascist regime and Ettore Tolomei's contribution to it until its substantial failure, that directed the regime's politics towards an industrialization and an Italian immigration project in Bolzano. At the end of this chapter, it has been recounted the delicate moment of the Options, that caused a deep fracture in the Alto Adige community. In the second chapter it has been observed the implementation of the regime's linguistic politics in Alto Adige, dividing three peculiar sectors: toponymy, onomastics and public signs, the use of language in public offices and the use of language at school. In this area it has been moreover suggested the distinction between local measures, that stroke on toponymy and public signs, and the local outcomes of national reforms, as the ¿podestà¿ system and Gentile reform, contemplating how these last two caused respectively the almost total epuration of the former administrative personnel and the full Italianization of public school in Alto Adige. At this stage, it has been provided a reconstruction of the vicissitude of Katakombenschule and Pfarrschule, the illegal school and the parish school, that tried, in front of the loss of non-italian institutes, to offer to the youngest an education of German language and culture; in this very situation the Alto Adige society displayed its most important act of resistance to fascism.
È obiettivo di questa tesi fornire una ricostruzione e un'analisi della politica linguistica portata avanti dal fascismo in Alto Adige e determinarne gli esiti nel complesso del progetto di assimilazione della regione, ceduta all'Italia al termine della Prima Guerra Mondiale. A tal proposito viene offerta dapprima una riproduzione del quadro fattuale che abbraccia il Sudtirolo tra le guerre, scandendo la linea degli eventi in tre fasi: l'annessione e il tramonto dell'Italia liberale (1918-1922); i "Provvedimenti per l'Alto Adige" e il processo di italianizzazione (1922-1933); l'immigrazione italiana, il Sudtirolo nei rapporti italo-tedeschi e le Opzioni (1933-1939). In questo capitolo sono state descritte le dinamiche diplomatiche che hanno portato all'annessione e le ambiguità e le indecisioni dei deboli governi liberali nella sistemazione della regione alpina, nel variegato e teso dibattito parlamentare postbellico. In seguito si è osservata l'applicazione del progetto di italianizzazione forzata da parte del regime fascista e l'apporto di Ettore Tolomei ad esso fino al suo sostanziale fallimento, che reindirizzò la politica del regime verso un progetto di industrializzazione e di immigrazione italiana a Bolzano. Al termine del capitolo si è descritto il delicato momento delle Opzioni, che provocò una profonda frattura in seno alla comunità atesina. Nel secondo capitolo si è osservata l'applicazione della politica linguistica del regime in Alto Adige distinguendo tre particolari settori: la toponomastica, l'onomastica e le scritte pubbliche, l'uso della lingua negli uffici pubblici e l'uso della lingua nelle scuole. In questo ambito si è suggerita inoltre la distinzione tra le misure di carattere locale, che colpirono la toponomastica e le scritte pubbliche, e gli esiti locali di riforme di respiro nazionale, come l'ordinamento podestarile e la riforma Gentile, considerando come queste ultime abbiano provocato rispettivamente l'epurazione pressoché totale del precedente personale amministrativo e la completa italianizzazione della scuola pubblica atesina. Infine, si è fornita una ricostruzione della vicenda della Katakombenschule e della Pfarrschule, le scuole clandestine e quelle parrocchiali, che tentarono, di fronte alla perdita degli istituti scolastici non italiani, di offrire ai più giovani l'insegnamento della lingua e della cultura tedesca; fu proprio in questa situazione che la società atesina esibì il più importante esempio di resistenza al fascismo.
Italiani per forza: la politica linguistica del fascismo in Alto Adige
ORTU, GIAN LUCA
2017/2018
Abstract
È obiettivo di questa tesi fornire una ricostruzione e un'analisi della politica linguistica portata avanti dal fascismo in Alto Adige e determinarne gli esiti nel complesso del progetto di assimilazione della regione, ceduta all'Italia al termine della Prima Guerra Mondiale. A tal proposito viene offerta dapprima una riproduzione del quadro fattuale che abbraccia il Sudtirolo tra le guerre, scandendo la linea degli eventi in tre fasi: l'annessione e il tramonto dell'Italia liberale (1918-1922); i "Provvedimenti per l'Alto Adige" e il processo di italianizzazione (1922-1933); l'immigrazione italiana, il Sudtirolo nei rapporti italo-tedeschi e le Opzioni (1933-1939). In questo capitolo sono state descritte le dinamiche diplomatiche che hanno portato all'annessione e le ambiguità e le indecisioni dei deboli governi liberali nella sistemazione della regione alpina, nel variegato e teso dibattito parlamentare postbellico. In seguito si è osservata l'applicazione del progetto di italianizzazione forzata da parte del regime fascista e l'apporto di Ettore Tolomei ad esso fino al suo sostanziale fallimento, che reindirizzò la politica del regime verso un progetto di industrializzazione e di immigrazione italiana a Bolzano. Al termine del capitolo si è descritto il delicato momento delle Opzioni, che provocò una profonda frattura in seno alla comunità atesina. Nel secondo capitolo si è osservata l'applicazione della politica linguistica del regime in Alto Adige distinguendo tre particolari settori: la toponomastica, l'onomastica e le scritte pubbliche, l'uso della lingua negli uffici pubblici e l'uso della lingua nelle scuole. In questo ambito si è suggerita inoltre la distinzione tra le misure di carattere locale, che colpirono la toponomastica e le scritte pubbliche, e gli esiti locali di riforme di respiro nazionale, come l'ordinamento podestarile e la riforma Gentile, considerando come queste ultime abbiano provocato rispettivamente l'epurazione pressoché totale del precedente personale amministrativo e la completa italianizzazione della scuola pubblica atesina. Infine, si è fornita una ricostruzione della vicenda della Katakombenschule e della Pfarrschule, le scuole clandestine e quelle parrocchiali, che tentarono, di fronte alla perdita degli istituti scolastici non italiani, di offrire ai più giovani l'insegnamento della lingua e della cultura tedesca; fu proprio in questa situazione che la società atesina esibì il più importante esempio di resistenza al fascismo.File | Dimensione | Formato | |
---|---|---|---|
780376_tesiortuitalianiperforzaaltoadige.pdf
non disponibili
Tipologia:
Altro materiale allegato
Dimensione
526.95 kB
Formato
Adobe PDF
|
526.95 kB | Adobe PDF |
I documenti in UNITESI sono protetti da copyright e tutti i diritti sono riservati, salvo diversa indicazione.
https://hdl.handle.net/20.500.14240/140108